Il calcio europeo, limitatamente ai 734 club di prima divisione, ha movimentato nel 2009/2010 un fatturato di 12,78 miliardi di Euro
La maggior parte delle problematiche sono note da tempo e, spesso insite nel modello di business così come attualmente concepito:
- ricorrenti perdite di esercizio;
- forte dipendenza dai diritti audiovisivi;
- peso del costo del lavoro sul fatturato;
- scarsa diversificazione dei ricavi;
- l’indebitamento.
I dati aggregati UEFA parlano di circa 4 miliardi di Euro di perdite nell’arco del quadriennio 2007/2010, nonostante il fatturato sia cresciuto di 2,75 miliardi di Euro, grazie soprattutto all’aumento dei diritti audiovisivi, che da soli hanno rappresentato il 42% dell’incremento (1,6 miliardi di Euro).
Come abbiamo già sentito in occasione della crisi finanziaria che ha investito il mondo bancario (con il famoso slogan “too big to fail“, ovverosia “troppo grosse per fallire“):
“(…) le squadre di calcio, di prima divisione in particolare, sono un patrimonio popolare, e il calcio è semplicemente troppo popolare per fallire. Per questo l’azienda-calcio europea si sostiene soprattutto grazie ai continui finanziamenti di magnati e banche che, pur di rincorrere il prestigio del successo sportivo, accettano ritorni molto inferiori a quelli richiesti ad ogni altra azienda (e il gap è particolarmente pronunciato nel caso italiano)”
Questo l’argomento del TBreport n.2 che potete scaricare qui.