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Trovatevi una collinetta

Creato il 02 novembre 2012 da Riecho
Perchè una puntura di zanzara non fa male mentre quella di un'ape sì?

Perchè la zanzara è un parassita e per poter vivere succhiando il sangue altrui deve fare in modo che l'organismo attaccato non se ne accorga. La bollicina pruriginosa, testimonianza di una 'beccata' di mezza estate, non è causata dalla puntura ma dall'anestetico che la zanzara inietta per evitare che ci accorgiamo di lei e completare tranquillamente il suo pasto. E' quell'anestetico che produce la reazione allergica.
L'ape invece vive del suo lavoro e il pungiglione serve solo in casi estremi per difendere l'alveare da un attacco. Tutti sanno che per un'ape pungere significa morire, infatti i suoi organi interni rimangono attaccati al pungiglione e strappati via quando la bestiola vola via dopo l'attacco. Sopravviverà per poche ore e la morte deve essere terribile.
Poi abbiamo un altro tipo di animali che pungono, come gli scorpioni ad esempio o diversi tipi di ragni più o meno velenosi. Per loro pungere significa uccidere e procurarsi il cibo mangiando la preda. Infatti non sono da considerare parassiti ma cacciatori a tutti gli effetti.
Nella sua meraviglia la natura adatta le armi di ciascuna specie alle modalità di sopravvivenza propria e delle sue prede e lo fa con estremo riguardo al bilanciamento delle forze in campo in modo che, a parità di condizioni climatiche e al netto di interventi umani, nessuna specie abbia armi tanto letali da annientare le prede e impedirne la riproduzione. La natura sarà anche cieca ma non è certo stupida.

Invece l'uomo ha creato un sistema stupido e assassino e lo ha fatto ben prima dell'invenzione delle armi nucleari o batteriologiche, ha inventato lo stato e il burocrate di stato. Questa specie è un parassita a tutti gli effetti perchè campa delle risorse prelevate ai produttori di ricchezza netta ma prospera in un sistema di protezione, il sistema statale appunto, che gli consente di succhiare il suo pasto senza aver bisogno di iniettare anestetico come un parassita naturale e senza rischiare la morte per una puntura come l'ape oppure senza doversi inventare sofisticate strategie di caccia come ragni, scorpioni e predatori naturali.
E' di evidenza cristallina che un sistema del genere ha un equilibrio intrinsecamente instabile. Sta in piedi finchè i parassiti assassini non avranno finito di sterminare gli ospiti. E che lo faranno, non vi è dubbio alcuno. La dimostrazione sta non solo nell'analisi storica dei regimi dichiaratamente a favore dei parassiti di stato come le dittature di destra e di sinistra e della fine che hanno fatto, ma lo vediamo dall'evoluzione della 'quantità di stato' in quei regimi che ci hanno insegnato essere democratici, capitalisti, di libero mercato e difensori delle libertà individuali.
TROVATEVI UNA COLLINETTA
Ovunque la quantità di stato è progressivamente aumentata nei decenni fino ad arrivare a livelli ormai intollerabili dal punto di vista dell'equilibrio del sistema. Se si escludono piccolissime realtà che brillano come pepite in mezzo a tonnellate di inutile roccia, qualunque nazione del mondo si è costruita leviatani sempre più famelici e bisognosi di nuove prede per autosostenersi. I livelli di imposizione fiscale sono in costante aumento da anni. I debiti pubblici contratti per alimentare sempre più parassiti sono diventati così enormi e irredimibili da essere ridicoli. Spesso, come in Italia, le due cose sono schizzate in alto contemporaneamente. Il sistema ha cercato e sta cercando di sostituire la ricchezza prodotta dal lavoro delle 'prede' con tonnellate e tonnellate di banconote stampate dalle banche centrali. Ma chiunque può (e dovrebbe) capire che carta e lavoro non sono esattamente la stessa cosa.
Ecco qual è il tempo, secondo me, in cui ci è toccato vivere. Se fossi uno storico del ventisettesimo secolo penso che sarebbe il mio periodo preferito da studiare. Intanto cerco di difendermi come posso dai parassiti assassini guadagnando metri su qualche collinetta in attesa dello tsunami che presto arriverà.
Mauro Gargaglione contributor 

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