«A ship in port is safe; but that is not what ships are built for. Sail out to sea and do new things». Grace HopperAnche la vita, infatti.
Per questo stamani mi sono deciso a partire, a mollare gli ormeggi. Non tirava nemmeno vento, faceva caldo e il sole faceva trasudare la terra umida. Ma nonostante tutto invogliasse a tenere la vita in porto, oggi mi sono detto no, devo partire, devo lasciare la vita libera di andare dove vuole. L'equipaggio per ora mi dà retta, finché non arriva la tempesta sarò certo un buon capitano. Dopo non saprei, non posso prevedere, al limite mi legherò come Ulisse all'albero maestro o come Truman Burbank nella finta tempesta demiurgica nei dintorni di Seahaven Island. Controllo tutto, dormo anche poco, il vento soffia a poppa e ci mancherebbe altro. Ogni tanto un marinaio mi chiede se sono sicuro di trovare nuove Indie. Gli rispondo di stare calmo, di tagliarsi le unghie, di credermi, e di considerare che io esisto più di Dio, anche se Dio non sono e meno male, sarei in imbarazzo se lo fossi, con tutte le risposte che l'Altissimo ha da dare, soprattutto a noi infedeli. Insomma si naviga, che altro si deve fare in fondo, oramai siamo partiti. Le nuove cose (le chiamerei se mi permettete “esperienze”) sono insite alla navigazione, basta non prendere lo scorbuto, basta non inchinarsi vicino agli scogli per dimostrare chissà che. Nessuna moldava a bordo, barra dritta, avanti piano, tenetevi forte a me, chiudete gli occhi, troveremo presto un'isola.