Trucchi d'autore 6: Bepi Vigna

Creato il 07 settembre 2010 da Stepianii

Bepi Vigna non ha bisogno di presentazioni. Nato nel 1957 è autore di fumetti, regista - ha diretto due cortometraggi - e scrittore di romanzi:L'estate dei dischi volanti, La pietra antica, Niccolai in Mondovisione, Si è fatto tardi

Dopo avere scritto storie di Martin Myster e Dylan Dog, nel 1991 ha creato, insieme agli amici Michele Medda e Antonio Serra, il personaggio di Nathan Never.

Quando lavori di preferenza?

La mattina. Inizio presto (di solito intorno alle sette) e vado avanti fino all’ora di pranzo.

Descrivi il tuo studio...

In un angolo un tavolo da computer circondato da scaffali con libri e dvd, due televisori, uno stereo; di lato una finestra e davanti un tavolo sempre invaso da scartoffie, con sopra lo scanner; Ci sono anche un divano a due posti, una poltrona, un tappeto e un secretaire on il telefono e il modem. Sotto il tavolo (temporaneamente impilati) un numero imprecisato di DVD che attendono di finire nella casa al mare.

... E il tavolo su cui lavori. In base a che cosa l'hai scelto?

Il computer è su un tavolo di metallo che trovo molto comodo per scrivere. L’ho scelto in base alla compattezza e alla duttilità (ha ripiani che puoi spostare e posizionare come vuoi).

Quando hai iniziato a fare questo lavoro usavi la macchina da scrivere? E se sì, com'è stato il passaggio al computer?

Faccio questo lavoro da 25 ani, quindi ho iniziato con una vecchia Olivetti di mio padre. Il primo computer era uno di quelli dove dovevi infilare il disco che caricava il sistema operativo. Il monitor era una scatola metallica pesantissima su cui le scritte apparivano verdi. Il passaggio al computer è stato vissuto con molto entusiasmo, perché, anche considerando la lentezza dei computer di allora, sveltiva di gran lunga il lavoro ed evitava di sprecare tantissima carta.

Mentre scrivi fai delle pause?

Non ne programmo mai. Spesso interrompo la scrittura per consultare dei libri, o anche per vedere spezzoni di film.

Ascolti musica o tieni la TV accesa?

Ascolto musica, ma non sempre. A volte, per calarmi meglio in una scena, cerco una colonna sonora adatta. LA Tv non l’accendo mai quando lavoro. Posso sentire la radio, qualche volta.

Che cosa tieni sempre a portata di mano sulla scrivania?

Un piccolo coltellino, che uso come tagliacarte e cacciavite, e il telecomando per avviare il lettore DVD (se ho necessità di dare un’occhiata a qualche scena di un film).

Hai un'abbigliamento particolare per scrivere?

Di solito sto comodo, “da casa”.

Usi carta per prendere appunti?

Sì. Nel tavolo di fianco al computer ho sempre risme di carta, pos-it, portapenne stracolmi e i miei quadernetti di appunti.

Che tipo di penne usi?

Da qualche tempo la mia preferita, è la Pilot Ho-tecpoint V7 Rt. E’ morbida e ha una punta grossa.

Hai degli sfizi particolari collegati alla scrittura?

No. Quando ho un’idea che mi sembra giusta inizio a scrivere e cado come in trance, perdo un po’ la cognizione del tempo. Nessuno sfizio, nessun tic, nessun rituale scaramantico quando inizio una sceneggiatura. L’unica cosa, forse, è che quando rileggo a voce alta i dialoghi di una scena, faccio le voci dei personaggi.

Disciplina o ispirazione?

Disciplina. Non credo nella ispirazione, ma nella traspirazione (le sudate che si fanno quando si produce).

Si può scrivere usando solo la tecnica?

Sì, ma è noioso. Per me scrivere è passione, piacere, cimento.

Da dove nascono le idee migliori?

Le idee nascono per i motivi più disparati, è difficile dire da dove vengono, ma credo che quasi tutto quello che sogniamo e ci appassiona affondi le sue radici nella nostra infanzia. Più facile individuare i luoghi in cui le idee affiorano. In tanti anni ho verificato che sotto la doccia vengono ottime idee. Sono invece quasi sempre scarse quelle intuizioni notturne che si hanno nei momenti di dormiveglia: ci appaiono brillanti e geniali, ma già di primo mattino evidenziano le loro pecche.

Sei mai stato "bloccato" dalla pagina bianca?

No. Secondo me questa storia della pagina bianca è una leggenda. Chi fa professionalmente questo lavoro di solito ha il problema inverso: ha troppe cose da scrivere e deve fare una scelta, sacrificandone alcune.

Libri o film per ispirarti?

Entrambi e per questo, ho la casa che trabocca di libri e DVD e continuo ad andare al cinema spessissimo (diciamo almeno tre volte alla settimana). Ma a ispirarti è anche la vita di tutti i giorni e quello che succede nel mondo.

Descrivi il tuo metodo di sceneggiatura.

Mi faccio una scaletta, ma non la rispetto sempre. A volte inizi a scrivere e ti accorgi che la storia e i personaggi ti portano in direzioni diverse da quelle che avevi programmato. Cerco di calarmi il più possibile nella storia, leggendo libri che hanno un argomento attinente a quello che scrivo. A volte lavoro a due storie contemporaneamente. Se non ho molta voglia di dedicarmi a una, passo all’altra.

Quante pagine di sceneggiatura scrivi in un giorno?

Non c’è un numero. A volte poche, a volte molte, dipende anche dalla storia. Diciamo che oscillo tra le sei e le quindici (in rarissimi casi).

Le tue pagine sono molto dettagliate o tendi a lasciare libertà al disegnatore?

Dipende. Se il disegnatore è alle prime armi, sono molto dettagliato nelle descrizioni e lo sommergo di documentazione. Faccio così anche con i disegnatori con cui lavoro la prima volta. Con quelli con cui ho un rapporto collaudato (penso a Bonazzi e Toffanetti per Nathan Never) vado più svelto, perché so che ci capiamo al volo.

Ti va di inviarmi una foto del tuo studio - fatta rigorosamente con il cellulare - da mettere in apertura di questa intervista?

Perché No? Ma non badare al disordine. Devo già sopportare i rimbrotti della donna delle pulizie e di mia moglie.


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