Gianfranco Manfredi è nato nel 1946. E' cantautore, scrittore - Ultimi, Vampiri, Magia rossa, Ho freddo e molti altri - sceneggiatore per il cinema e la televisione, attore e autore di fumetti.
Oltre ad avere sceneggiato episodi di Dylan Dog, Tex e Nick Raider, Gianfranco è l'inventore di Gordon Link, Magico vento e della recente - bellissima - miniserie: Volto nascosto.
Quando lavori di preferenza?
Prendo appunti in piena notte. Sceneggio a mente fresca a partire dal primo pomeriggio fino all'ora di cena. Questo quando scrivo fumetti, quando scrivo romanzi non riesco a staccare. Mi sveglio prestissimo e non so neanche quando stacco, è un'immedesimazione totale.
Descrivi il tuo studio...
Una sessantina di metri quadri, con libreria smisurata, comoda scrivania e computer fisso. Un poggia documenti per le pagine in lavorazione. Degli scaffali di riviste. Una batteria, un pianoforte, diverse chitarre, ma purtroppo non ho mai tempo per suonare e così fanno arredamento e basta. C'è anche un impianto hi-fi, ma molto di rado metto musica di fondo lavorando. Per me la musica da sfondo è meglio non metterla perchè tanto non la si ascolta. Se invece la si ascolta non si può lavorare. Lo studio ha due enormi vetrate con vista delle montagne. C'è molta luce. Non tengo il telefono fisso nello studio perchè quando lavoro preferisco non venire disturbato. A volte mi porto il cellulare, ma se sto scrivendo un passo impegnativo non rispondo.
... E il tavolo su cui lavori. In base a che cosa l'hai scelto?
L'ho ereditato da uno zio, è una scrivania di quelle di una volta, di legno massiccio, con uno spazio per i libri sul davanti (ma ci tengo gli ellepi). Un piano molto largo, coperto da una lastra di vetro, così la pulizia è più facile. Il tavolo è sempre pieno di appunti che prendo di notte, scrivendoli sul primo pezzo di carta che mi ritrovo per le mani, in genere sui bordi dei giornali, o sui bianchi delle pubblicità delle riviste. Se un appunto è ordinato, secondo me, tanto vale scriverlo direttamente sul computer. L'appunto selvaggio mi stimola di più. Mia moglie ha cominciato a raccogliere i miei indecifrabili appunti scritti sopra le pubblicità perchè dice che il risultato ha qualcosa di artistico dal punto di vista grafico. Può darsi, fosse per me, butterei via tutto una volta creato il testo definitivo.
Quando hai iniziato a fare questo lavoro usavi la macchina da scrivere? E se sì, com'è stato il passaggio al computer?
Ho usato tutti i modi possibili immaginabili di scrittura. Ho anche provato a scrivere in tutti gli orari e in tutte le condizioni (nel caos e nel silenzio, da "bevuto" e in assoluta lucidità). Per quanto mi riguarda , se la scrittura mi coinvolge, il mezzo, il modo, l'ora e la condizione, non hanno grande rilevanza. Scrivendo si è comunque "altrove" . L'aspetto meccanico e fisico della digitazione è indifferente. Il computer è più comodo per le correzioni. Quando scrivevo a macchina, se cambiavo una parola del testo, invece di sbianchettare e correggere, ribattevo l'intera pagina da capo. Non mi piace tenere in pagina i "pentimenti".
Mentre scrivi fai delle pause?
Quasi mai. Se faccio pausa è per scrivere un'altra cosa (rispondere a una lettera, controllare un forum).
Ascolti musica o tieni la TV accesa?
Già detto. Musica in genere no. Se proprio sento il bisogno di un po' di allegria per sostenermi nei momenti di stanchezza, allora metto i Beach Boys, o della dance. La TV soltanto la sera. Vedo tre film al giorno. Se durante la visione mi distraggo, non cambio canale, ma mi metto a prendere appunti per le pagine da scrivere il giorno dopo.
Che cosa tieni sempre a portata di mano sulla scrivania?
Le sigarette.
Hai un'abbigliamento particolare per scrivere?
Ecco... forse non ho mai scritto da nudo, non che mi ricordi. Del resto, non sono di quelli che girano per casa in mutande e canottiera, o in tuta da ginnastica. Vesto casual, ma mi dà fastidio lo sbraco, trovo che sia una mancanza di rispetto per se stessi e per gli altri.
Usi carta per prendere appunti?
Stampo un sacco di volte quello che scrivo perchè i refusi li vedo meglio su carta. Così mi restano un sacco di fogli di scritture provvisorie. Piego in due i fogli e uso il retro per gli appunti. Solo che mi dimentico sempre di portare questi fogli fuori dallo studio, per cui se devo prendere un appunto quando sono davanti alla TV o quando mi sveglio di notte colto da un'idea improvvisa, lo scrivo con la prima penna che trovo (Bic, pennarello, matita) e sul primo foglio o spazio libero che trovo (giornale, rivista, retro di una busta, mi capita persino di scrivere sul retro di uno scontrino se non trovo di meglio). In viaggio uso le classiche Moleskine.
Che tipo di penne usi?
Quelle che trovo, come ho detto. Ne ho a dismisura, ovunque, e le perdo di continuo. Non le porto mai in tasca. Nemmeno alle Fiere del Fumetto, per cui quando devo fare autografi è sempre un disastro.
Hai degli sfizi particolari collegati alla scrittura?
Si vedrebbero meglio dall'esterno, io non me ne rendo conto. Mi rendo conto soltanto, a fine giornata, di aver fumato troppo e mi dò del pirla.
Disciplina o ispirazione?
Non esiste l'una senza l'altra. Perché disciplinarsi se non c'è scopo espressivo? E quante ispirazioni fulminanti a mente fredda risultano dalle cacate?
Si può scrivere usando solo la tecnica?
Non capisco la domanda. La tecnica è uno strumento. Se uno si mette a piantare chiodi solo per dimostrare quant'è bravo nel piantare chiodi, finisce che ne pianta di più del necessario.
Da dove nascono le idee migliori?
Dall'inconscio.
Sei mai stato "bloccato" dalla pagina bianca?
No. Ho sempre avuto il problema contrario. Troppe idee che fanno ingorgo, per cui mi tocca impugnare l'accetta e tagliare spietatamente, ance cose che di per sè sono belle, ma quando è troppo è troppo.
Libri o film per ispirarti?
Quando scrivo di un certo tema, mi piace andare a scovare tutto quello che posso in materia, non per copiare, ma per trovare il mio modo di raccontare quella cosa, e anche per arricchirmi stilisticamente confrontando quello che ho in mente con altri punti di vista. Spesso questo lo faccio anche per aspetti di dettaglio. Se il mio protagonista si trova in una foresta, o sotto la pioggia, mi vado a leggere una quantità di scene di foresta o di pioggia. Per descrivere una foresta o un uragano devo ritrovarmici dentro, non mi basta evocare vagamente lo scenario.
Descrivi il tuo metodo di sceneggiatura.
Una volta scalettavo. Con il tempo, questo si è reso superfluo. Inizio a scrivere e vado avanti, come suonare senza partitura. C'è un istinto e una misura spontanea che si affina con il tempo, e che si sviluppa nel lavoro stesso, non prima o separatamente. La scrittura non è un fatto meramente esecutivo di un programma. E' nella scrittura che si crea. Preferisco dedicare più tempo alle correzioni che all'ideazione astratta.
Quante pagine di sceneggiatura scrivi in un giorno?
Dipende. Possono essere tre. Ma mi è capitato anche di scriverne una ventina o più. Mediamente sette pagine. Se ne scrivo di più, preso da sacro furore, poi accade sempre che il giorno dopo taglio e riduco o riscrivo. Uno sceneggiatore deve capire qual è la sua misura giusta. C'è un limite altre il quale le pagine diventano imprecise o esuberanti.
Le tue pagine sono molto dettagliate o tendi a lasciare libertà al disegnatore?
Io cerco di limitarmi al focus point. Nessuna descrizione troppo complicata, preferisco allegare foto di ambienti o di oggetti se voglio far capire come sono fatti, piuttosto che descriverli a parole, perché una descrizione a parole ciascuno la interpreta a modo suo, mentre un'immagine è più chiara e oggettiva. Quello che si deve vedere in una vignetta dev'essere descritto nel modo più chiaro e semplice possibile, sinteticamente, senza costringere il disegnatore a seguire le tue contorsioni mentali o una prosa illeggibile, piena di dettagli inutili, di suggerimenti svianti, di alternative, o di velleità non rappresentabili.
Ti va di inviarmi una foto del tuo studio - fatta rigorosamente con il cellulare - da mettere in apertura di questa intervista?
Non so se ce l'ho. Non uso il cellulare per le foto. Darò uno sguardo, se ne trovo una, te la mando.
Grazie. Nel caso sostituirò il tuo ritratto con quella.