Quanto io ami la Turchia credo sia chiaro a tutti. E’ altrettanto palese e reale però che, nonostante ne sia profondamente innamorata, io riesca ad essere sufficientemente oggettiva per vederne i difetti.
Tanto mi piace la sua cucina, ad esempio, quanto non riesco ad esimermi dal parlare anche dei piatti che non mi piacciono come le çig köfte.
E’ giusto che se qualcuno parte dopo aver letto i miei racconti riesca ad avere un quadro completo e realistico della Turchia, specialmente perché vorrei che venisse apprezzata come merita ma senza alcun belletto inutile, non ne ha bisogno.
Certe cose capitano solo in luoghi ad alta concentrazione turistica come Istanbul ed è divertente osservare i metodi dei turchi per attirare qualche cliente in più e le reazioni degli stranieri.
Il centro città è pieno di volenterosi lustrascarpe che, armati di sgabellino, spazzola e lucido, cercano di lucidare anche plasticose infradito. E’ un lavoro come un altro ed a volte può risultare piuttosto utile.
Non è un’attività per turisti, è un servizio che i locali utilizzano comunemente così come vanno giornalmente a farsi fare la barba dal kuaföru, solo che se ne vedete uno davanti a voi mentre passeggiate per le belle vie della città a cui improvvisamente cade una spazzola avete due opzioni: proseguire per la vostra strada ignorandolo o raccogliere l’oggetto inseguendo l’uomo che vi sarà per sempre riconoscente, soprattutto dopo che vi avrà pulito le scarpe e chiesto un’offerta per il lavoro che, giurava pochi minuti prima, vi avrebbe offerto.
Nulla di male in entrambi i casi, basta però essere coscienti di quello che si fa per evitare spiacevoli discussioni.