True Blood (stagione 7)
Pensieri (cannibali) sparsi dopo aver visto il series finale di True Blood, che ha posto un paletto nel cuore al telefilm vampiresco andato avanti per sette stagioni tra più bassi che alti.
"Sooka!"
"Ma io mi chiamo Sookie."
"Infatti mica ti stavo chiamando..."
A sorpresa, visto come si erano messe le cose nelle ultime pessime stagioni, non è stato il peggior finale di una serie di sempre. Non fraintendetemi. È stata uno schifo di conclusione, ma di recente Dexter e How I Met Your Mother erano riuscite a fare di peggio.
Nemmeno la settima stagione è stata così terribile. Ha fatto anch'essa schifo, però mi aspettavo ancora di peggio. Rispetto alle orripilanti quinta e sesta stagione, c'è stato un leggero miglioramento. Si è cercato di non inserire troppe linee narrative, un difetto presente in molte serie della HBO (si veda Game of Thrones) e alcuni inutili personaggi secondari sono stati per fortuna fatti fuori, mentre altri sono stati relegati sullo sfondo. Il punto più a favore della stagione è stata la ripresa della love-story migliore dell'intera serie, quella tra Hoyt e Jessica, anche perché le altre coppie dello show, ovvero Sookie insieme a chiunque, hanno fatto pena. Peccato invece per Lafayette, all’inizio uno dei personaggi più idoleschi, ammosciatosi parecchio in questa settima stagione, per finire addirittura nel dimenticatoio nell'ultimissimo episodio in cui quasi non si è visto.
Bilancio complessivo: le uniche due stagioni davvero riuscite di True Blood sono state la seconda, grazie alla presa per i fondelli dei fanatici religiosi, e la terza, grazie a un grande villain come Russell Edgington. La prima stagione invece è stata troppo introduttiva e c'ha messo parecchio a ingranare, mentre dalla quarta in poi si è assistito a un progressivo declino che ha portato alle ultime agghiaccianti seasons. Un po' poco per un telefilm andato avanti per ben sette lunghi anni.
True Blood è partito come possibile erede di Buffy l'ammazzavampiri, le cui vette non sono mai manco lontanamente state eguagliate nemmeno nel corso dei suoi momenti migliori, ed è finito per diventare una versione più adulta, ironica e porno di Twilight. Non proprio il massimo.
Anna Paquin grazie alla serie ha conquistato una grande popolarità e un marito (Stephen Moyer), ma allo stesso tempo si è sputtanata la sua promettentissima carriera. Fino a qualche anno fa era infatti una delle giovani attrici emergenti migliori di Hollywood, forte di ottime interpretazioni in film come Lezioni di piano, Quasi famosi, Scoprendo Forrester, La 25a ora e Il calamaro e la balena, mentre ora il suo volto e il suo sorriso con tanto di caratteristica spaziatura tra i denti saranno per sempre associati nell'immaginario collettivo a Sookie Stackhouse, uno dei personaggi più insopportabili nella storia del piccolo schermo insieme a Meredith Grey di Grey's Anatomy.
Se c'è un pregio che va riconosciuto a True Blood, è quello di essere sempre stata una serie poco politically correct e molto esplicita sia a livello di violenza e di sangue mostrato, arrivando in varie scene a essere persino splatter, che soprattutto sessuale. True Blood è un soft porno e, diciamolo, fondamentalmente è stato per il pubblico femminile quello che Baywatch è stato per il pubblico maschile negli anni ’90. Così come lì c’era stata una gran parata di tette siliconate al vento, qui c’è stata una gran parata di manzi: il vampiro vichingo Alexander Skarsgard, il licantropo muscolato Joe Manganiello, il playboy umano Ryan Kwanten e, per le amanti dei DILF, il vampiro stagionato Stephen Moyer. Anche il pubblico maschile comunque ha avuto di che tenere impegnati gli occhi, tra una Anna Paquin che con la bocca chiusa e le zinne di fuori la sua porca figura la fa sempre – e con porca intendo proprio porca –, le sexy Anna Camp e Ashley Hinshaw, più la splendida rossa Deborah Ann Woll, che credo sia il motivo principale per cui ho trovato il coraggio di proseguire nel vedere le ultime stagioni. Oltre alla curiosità di scoprire in quale terribile modo avrebbero fatto finire il tutto.
ATTENZIONE SPOILER Riguardo al finale, la storia tra Hoyt e Jessica è finita con un matrimonio affrettato in una maniera ridicola. Un momento Jessica dice che non è giusto che si sposino, l'attimo dopo decide di convolare a nozze quel giorno stesso. Quanto ad Eric e Pam (quest'ultima forse il personaggio migliore di tutta la serie), nell'ultimo episodio hanno avuto meno spazio di quanto avrebbero meritato. Il motivo? Concentrare tutta l'attenzione sul terrificante addio a Bill Compton, il quale ha deciso di lasciarsi morire, nonostante vi fosse una cura per il virus vampiresco di cui era malato. Non si sa bene il perché. Nessuno l’ha capito. Nemmeno gli stesso attori che hanno recitato le battute con volti increduli. Bill si sacrifica perché così Sookie può finalmente avere una vita normale? Ma per favore! E poi perché nei film e nelle serie tv americane c'è sempre qualcuno che si deve sacrificare? Davvero odiosa, questa mania di eroismo buonista.
"Quando mi hanno proposto un'ottava stagione, m'è venuta un'improvvisa voglia di morire."
ATTENZIONE SPOILER DI NUOVO!
Una serie così esplicita ed estrema, anche nell'affrontare la tematica religiosa, ha commesso alla fine il peccato peggiore in assoluto, con un finale che non solo è un happy ending. Dopo la tragicomica e per nulla toccante morte di Bill Compton, si è assistito al tripudio degli happy ending. Persino Jason Stackhouse, il più grande trombatore del piccolo schermo dopo Fonzie e Christian Troy di Nip/Tuck, si accasa. Il series finale di True Blood si è rivelato una clamorosa celebrazione del matrimonio, della famiglia, del focolare domestico, di una vita normale. Una serie partita come trasgressiva ed estrema, finita come credo manco Settimo cielo.
Che true tristezza. (voto alla serie nel complesso 6-/10 voto alla settima stagione 4,5/10 voto al series finale 4/10)