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Quando il cinema è a corto di idee e continua a contorcersi su se stesso con sequel, remake e sceneggiature di poco conto, arriva la televisione a sforare capolavori ed è interessante notare come attori famosissimi e affermati, non abbiano paura di mettersi in gioco anche sul piccolo schermo, da molti considerato la serie B dell'intrattenimento. I due protagonisti in questione sono Woody Harrelson, famoso tra le altre cose per il film Assassini Nati di Oliver Stone e per Larry Flint dove per poco non vinceva l'Oscar, ma anche per il più recente Hunger Games dove ha un ruolo marginale ma inteso e poi c'è Matthew McConaughey, che fino a ieri girava commedie romantiche e si faceva fotografare sulle spiagge della California con i bermuda floreali, i capelli biondi e un petto grande come il parcheggio di un supermercato e che invece adesso gli è presa a fare solo ruoli drammatici dove quasi non lo riconosci, ché ha perso tipo quaranta chili e ha il viso scavato e non è neanche più biondo e dio solo sa quanto piacciono queste trasformazioni agli americani, che subito hanno lucidato una statuina d'oro e glie l'hanno consegnata per il suo ruolo in Dallas Buyers Club.
True Detective è quindi interpretato da due superstar hollywoodiane e con i suoi 8 episodi in un certo senso riscrive le regole delle serie tv: in primo luogo perché ogni stagione inizia e si conclude come fosse un'opera a sé (ma questo lo avevamo già visto nel noiosissimo American Horror Story, che ogni volta racconta una storia differente e sempre più inutile) e un po' perché più che raccontare una vicenda vera e propria, descrive i caratteri dei due personaggi. Intendiamoci, la storia principale è quella del serial killer e delle sue pulsioni pedofile e loro sono i detective chiamati a risolvere il caso, ma mentre le indagini vanno avanti, ti accorgi che scoprire chi è l'assassino ha perso d'importanza, perché stai assistendo ad una storia ben più grande. Non so se il paragone sia azzardato, ma True Detective mi ricorda quel capolavoro di Twin Peaks, dove l'assassinio di Laura Palmer lentamente scivola sullo sfondo e si mettono a fuoco le vicende dell'intera cittadina.
I primi tre episodi di True Detective scorrono un po' lenti e descrittivi, ma è con il quarto episodio che avviane la svolta definitiva e si aggiudica da parte mia il titolo di capolavoro; con i sei minuti di piano sequenza che lasciano lo spettatore incollato al televisore come se stessi giocando ad un videogioco e fossi tu a decidere il destino dei due personaggi e improvvisamente la storia viene smontata e rimontata, creando il primo grande colpo di scena ed è lì che ti accorgi che quei personaggi non sono né buoni, né cattivi, ma semplicemente il frutto della società in cui vivono e delle storie con le quali sono entrati in contatto.
True Detective è un racconto intenso e appassionante, fatto di silenzi, psicologia, paesaggi mozzafiato e sequenze claustrofobiche; è un telefilm che in alcuni momenti vorresti durasse tanto quanto Beautiful e invece sai già che dopo otto avvincenti puntate si chiuderà per sempre. Matthew McConaughey, Woody Harrelson e tutti gli altri attori hanno fatto un lavoro eccezionale, ma anche il trucco, le musiche, la regia... è tutto curato nei minimi dettagli come fosse un film per il grande cinema e questo fa di True Detective un piccolo capolavoro per la televisione e mi ci gioco una palla che sarà Matthew McConaughey ad alzare in aria il Grammy (nel caso perdessi la scommessa, mi confermate che si vive bene anche con una palla sola?). Dopo il successo di critica e pubblico la HBO ha annunciato la seconda stagione con Colin Farrel e Vince Vaughncon come protagonisti e una nuova storia tutta da scoprire. Mantenere lo stesso livello, sarà sicuramente una grandissima sfida.
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