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truthiness

Creato il 03 novembre 2012 da Giorgiofontana

truthinessTruthiness

Il termine ‘truthiness‘ è stato coniato da Stephen Colbert nel 2005.

“We’re not talking about truth, we’re talking about something that seems like truth—the truth we want to exist.”

La nascita di questo neologismo, cosa usuale nella comunicazione anglosassone molto più duttile e aperta all’invenzione di quella che non è la lingua italiana, ha una matrice sarcastica e affonda le radici nella comunicazione dell’era Bush post 11 Settembre.
Il suo significato ci riporta alla comunicazione di pancia, la rivolta dell’intestino, la fase emozionale e limbica.
La comuniczione ‘truthiness’ nega quel passaggio che dall’interpretazione limbica finisce la sua dinamica nella costruzione consapevole e razionalizzata.
Truth i nescients, la verità che si nega, che resta inconscia, o meglio l’inconscio che assurge a verità, la realtà negata o non vista.
Quello che costruisce, produce, vende l’informazione contemporanea.
Nulla di più di titoli, commenti, slogan, costruzioni sintattiche emozionali premasticate, pregiudiziali, basati più su quello che il pubblico vuole sentirsi dire che non invece quello che dovrebbe venire a sapere.

L’esatto opposto di truthfulness, che significa ricerca della verità.

Nell’Urban Dictionary si trova questa definizione:  The quality of stating concepts one wishes or believes to be true, rather than the facts.

La rete è un enorme vortice che, molto spesso, dal livello più oscuro sino al livello più alto produce truthiness.
Più pensiamo che la Rete sia autorevole e meno difese usiamo a livello conscio; quella normale diffidenza verso il nuovo, lo sconosciuto, difese non emotive ma attuate al livello cerebrale dei meccanismi di sopravvivenza, sono state bypassate perchè la fiducia acwquisita ha già addestrato la nostra disattenzione, programmando un ‘ si stampi’ ed il messaggio OK.

Dovremmo restare umani invece che pensare differente, pensare diffidente e decodificare sempre.
L’emotività è un potente facilitatore delle relazioni e col suo tramite prendiamo decisioni importanti.
Decidiamo chi votare, quale casa acquistare, il nome dei figli, chi seguire per tutta la vita e perchè non siamo più innamorati.
La politica delle leadership, l’amore per il brand, il Lovemarks.
Sottoscriveresta razionalmente questa frase ?
L’idealismo dell’amore è il nuovo realismo del business. Solamente costruendo rispetto e ispirando amore, il business può far progredire il mondo“. E’ una frase del libro Lovemarks Il futuro oltre i brands di Kevin Roberts. Potreste traslarlo per un politico italiano o americano, per la squadra di cui fate il tifo.

Ci si aspetta da noi che si pensi con il cuore, ma spesso pensiamo quello che una serie razionale di ‘accidenti’  impone scientificamente al nostro cervello limbico. C’è molta poca poesia in tutto questo.

Che cosa certifica l’autenticità di cui la comunicazione limbica si nutre? Dovrebbe essere la maggiore disponibilità di informazioni e di dati, sui prodotti che si devono amare , sui politici che dovremmo scegliere, sulle persone che dovremmo incontrare domani.
Quando ci sentiamo avvolti dal sacro fuoco della passione dovremmo avere il coraggio di  fare il piccolo inventario delle notizie di cui siamo in possesso e delle fonti da cui provengono ciascuna.


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