Magazine Cinema
Tsuya no yoru (つやのよる,Before The Vigil). Regia: Yukisada Isao. Soggetto: dal romanzo di Inoue Areno. Sceneggiatura: Itō Chihiro, Yukisada Isao. Fotografia: Fukumoto Jun. Musica: Yokoyama Ken.Interpreti: Abe Hiroshi, Koizumi Kyōko, Nonami Maho, Fubuki Jun, Maki Yōko, Kutsuna Shiori, Ōtake Shinobu, Kishitani Gōro, Okuda Eiji. Durata: 138 minuti. Uscita in Giappone: 26 gennaio 2013.
Link: Sito ufficiale – Derek Elley (Film Business Asia)
Punteggio ★★1/2
Sulla piccola isola vulcanica di Ōshima, Matsuo (Abe Hiroshi) corre avanti e indietro in bicicletta tra la casa e l’ospedale dove è ricoverata in fin di vita la moglie Tsuya. Nonostante Tsuya abbia sempre avuto storie con altri uomini anche da sposata, Matsuo resta genuinamente innamorato di lei ed è stravolto dall’idea di perderla. Nel suo disperato dibattersi, inizia a telefonare agli uomini che Tsuya ha amato prima di lui per informarli che lei sta per morire e chiedere loro se vogliono venire a vederla per l’ultima volta. Più che questi uomini, le telefonate di Matsuo toccano però la sensibilità e le certezze delle donne che stanno intorno a loro, quasi sempre ignare del passato dei loro mariti o amanti. La narrazione viene così a snodarsi attraverso una serie di ritratti di donne e delle loro relazioni sentimentali che, tra passato e presente, sembrano condividere il tratto comune dell’inganno e della sofferenza.
Yukisada Isao si era fatto conoscere nel 2001 con GO, vigoroso e sensibile ritratto del disagio giovanile e degli immigrati coreani in Giappone, riscuotendo un notevole successo anche all’estero. Successivamente, ha fatto una dozzina di film, fra cui blockbuster strappalacrime, ma senza particolari qualità. Nel 2009 ha firmato Kondo wa aisaka (A Good Husband), una discreta commedia da camera e nel 2010, Parade, una situation comedy giovanilistica con qualche tratto originale, presentata a vari festival internazionali e vincitrice del premio Fipresci al Festival di Berlino. Ora, dopo tre anni di silenzio, arriva Before the Vigil, annunciato come il suo ritorno al grande cinema che unisce pubblico e critica. In effetti, l’impianto del film, tratto da un romanzo di Inoue Areno, è solido e articolato, il cast è composto quasi tutto da all stars e le riprese sono curate, azzeccate e in certi casi suggestive. L’effetto complessivo è però, come dire, leggermente alla somma delle singole parti. Sarà perché le varie storie in fin dei conti poco hanno a che fare con Tsuya stessa, sarà perché gli uomini ritratti sono di fatto indifferenti alla vicenda, fatto è che manca quel collante che avrebbe potuto fare di Tsuya no yoru un grande film.
Resta un onesto e talvolta incisivo ritratto di “solitudini in coppia”, laddove la moglie o la compagna scopre di non conoscere a sufficienza l’uomo con cui vive. Dallo scrittore di successo che violentò Tsuya da ragazza, all’ex marito evanescente cultore della tradizione e passando per il giovane gestore di un locale “concupito” da Tsuya, gli uomini del film sono presentati come figure passive quando non colpevoli. Le donne, a loro volta, nel loro disperato dibattersi – esemplare, in questo è il personaggio interpretato da Ōtake Shinobu, moglie di Matsuo, da lui abbandonata per Tsuya – dipingono nel loro insieme un’umanità dolente, dove ci sono sì colpevoli e vittime ma più in generale gli uni e le altre sono legati da un malessere comune.
Abe Hiroshi è bravo a fornire la sua prestazione, comune a molti altri suoi film, di uomo divorato da un’ansia, che non vede e non sente altro, anche se non va molto oltre questa condizione. Kutsuna Shiori è irresistibile nel suo ruolo di adolescente abbondonata dal padre che decide di farsi sedurre da un professore.
Insomma, Yukisada è tornato, speriamo faccia ancora di meglio. [Franco Picollo]
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