Com’è noto le trattative sul Trattato transatlantico sono segrete e costituiscono perciò stesso una smentita e una violazione di quella democrazia che da una parte all’altra dell’Atlantico viene celebrata come il fondamento su cui si legittima ogni guerra o missione di pace. Come diceva Bobbio in una felice definizione, la democrazia è “il governo del potere pubblico in pubblico” e dunque non convive bene con i segreti e le omissioni che finiscono per soffocarla.
Però i lobbisti e gli oligarchi che stanno discutendo sul Trattato non ci lasciano del tutto a digiuno di notizie: anzi quelle destinate a prendere per il naso le opinioni pubbliche non mancano mai nel menù e vengono anzi raccomandate per la più ampia diffusione. Per esempio qualche giorno fa si è aperta a New York la nona fase di trattative, accompagnata da manifestazioni di protesta in tutto il mondo e persino da una preoccupata lettera del partito democratico ( americano, non fatevi illusioni su quelli nostrani) e per controbattere agli umori sempre meno favorevoli viene fatto sapere con trionfale faccia tosta che il Trattato transatlantico farà aumentare addirittura di 100 miliardi dollari il Pil complessivo dei Paesi Ue e degli Usa.
Naturalmente non è stata fornita alcuna spiegazione o ragione del perché ciò debba avvenire a seguito della eliminazione di barriere doganali già bassissime, ma questo non è molto importante perché le persone sono state educate negli ultimi decenni ad aspettarsi asserzioni e non spiegazioni, anzi a ritenere apprezzabili le prime e inutili le seconde. Ciò che importa è che rimanga inchiodata nella mente quella cifra di 100 miliardi che brilla come un fondo di bottiglia spacciato per diamante alla fine del tunnel: il potere è ormai così sicuro di poter aver facilmente ragione dei figli di dei minori come uguaglianza, progresso sociale, solidarietà, welfare, lavoro e dignità da potersi permettere di dire la verità ottenendo lo stesso effetto della bugia.
A questo siamo arrivati. E basta fare un po’ di conti per rendercene conto: 100 miliardi di dollari sono grosso modo il 13% del pil Italiano, sono lo 0,49% del pil dei Paesi Ue e lo 0, 22% del Pil complessivo Usa + Ue. Un’inezia, una quantità così piccola da non determinare alcun cambiamento pratico e da rientrare nel margine di errore statistico per cui non è nemmeno dimostrabile. In pratica da New York ci stanno dicendo, facendosi beffe di noi, che il Trattato serve a poco o nulla in vista della famosa crescita. Ma ovviamente è necessario al nuovo ordine mondiale multinazionale, guidato dai grandi gruppi attraverso Washington già titanizzata* (vedi nota) da decenni
Non mi soffermo nemmeno sul fatto che quella cifra di 100 miliardi è pericolosamente vicina ai circa 92 -95 miliardi che costituiscono il surplus commerciale europeo nei confronti degli Usa (e qui altro che gatta, ci cova una tigre) per cui è molto probabile che anche l’insignificante aumento complessivo sia solo a favore dell’altro lato dell’oceano. La cosa più impressionante è la capacità di creare una sorta di pirandellismo informativo in cui lo stesso dato che dimostra la malafede e l’eterogenesi dei fini, serve da puntello e giustificazione per confondere ed agitare brillocchi davanti ai cittadini. E’ la nuova frontiera dell’inganno.
*Nota. Titanizzare assieme ai suoi derivati è colpevolmente assente dai dizionari italiani peraltro solerti come fedeli colf nel registrare e sdoganare qualsiasi anglicismo. Questo nonostante il verbo e l’aggettivo siano di uso comune per definire l’utilizzo ormai massiccio del titanio in leghe, decorazioni, rinforzi, inserti o quant’altro. L’uso che ne suggerisco deriva però dal gergo della fantascienza in questo caso preso da uno dei più celebri romanzi del genere tradotto in italiano con : “Il terrore della sesta luna” (si tratta di una luna di Saturno, ovvero Titano) e felicemente più misterioso del meccanico “burattinaio” originale. Le forme aliene descritte nel romanzo di Heinlein si impadroniscono delle persone dominandone il sistema nervoso, senza che però all’esterno appaia alcun cambiamento o si possano vedere i fili che muovono i loro comportamenti, né arguire il fine degli stessi. Lo trovo un lemma perfetto per definire la mutazione profonda di istituzioni e dinamiche politiche senza però che la forma esteriore muti più di tanto.