Il TTIP, trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, è nato nel giugno del 2013 da un accordo tra il presidente americano, Barak Obama, e l’allora presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, con il quale è stato dato inizio all’iter burocratico che proprio quest’anno potrebbe consolidarsi nella firma del trattato. L’obiettivo ufficiale del TTIP è quello di agevolare gli scambi commerciali tra Usa e Unione Europea e di incrementare il libero scambio in tutto il mondo, col risultato collaterale di rischiare di stravolgere ogni tutela del consumatore.
Uno dei punti cardine è la grande distribuzione alimentare, sulla quale al momento i 28 Paesi europei hanno regole molto più ferree degli alleati statunitensi: in Europa, ad esempio, è illegale somministrare ormoni al bestiame ad uso alimentare. Fin’ora perciò la carne americana era esclusa dal mercato europeo. Con l’entrata in vigore del TTIP, invece che imporre vincoli più forti agli Stati Uniti, nel caso volessero vendere i loro prodotti all’interno del mercato europeo, si cambiano le leggi in Europa, così che si possa vendere liberamente qualcosa che fino a ieri era considerata illegale. Per avere un idea del valore economico del TTIP basti pensare al fatto che agisce liberalizzando un terzo di tutti gli scambi globali, quelli tra Usa e UE.
Il TTIP propone, inoltre, la liberalizzazione del settore dei servizi, con particolare riferimento a quelli pubblici come sanità, istruzione, istituti di assistenza ad anziani e malati, trasporti e, perché no, anche l’acqua potabile, in pieno modello USA. Il tutto nell’ottica dell’armonizzazione, ovvero dell’adattamento delle regole europee poste a tutela dell’ambiente e del consumatore a quelle americane e, per contro, si prevede anche il cambiamento delle regole finanziare Usa sulla falsa riga di quelle dell’Unione Europea, la cui storia attuale dimostra come non siano esattamente funzionali al buon andamento dell’economia europea
L’ultimo tassello che sarà armonizzato riguarda i diritti sindacali europei, che pongono eccessive tutele per i lavoratori, imbrigliando il settore produttivo e rendendoli meno competitivi rispetto ai lavoratori a stelle e strisce. Una gara al ribasso che avrà come unico vincitore il mercato globale e come vinti tutti noi.