TTIP VERSUS CEEA di Antonio Terrenzio
Creato il 03 giugno 2014 da Conflittiestrategie
Putin, Lukaschenko e Nazarbayev in passerella, dopo l’accordo siglato ad Astana, per dar vita all’Unione del mercato Eurasiatico, una area comune di scambio economico, con liberta’ di circolazione di merci e persone al loro interno, un’area che comprenderebbe 170 milioni di individui, con prospettive di allargamento ad altre Repubbliche Caucasiche (Kirgikistan, Adzerbaijan ,Armenia) fino ad una probabile inclusione della Siria. Tale accordo viene considerato come una sorta di comunità Anti/Ue, soprattutto a causa della crisi Ucraina, ancora lontana da una soluzione di pace. L’Unione Eurasiatica fa il paio, a pochi giorni di distanza, con lo storico accordo energetico con la Cnpc cinese, che vede Gazprom impegnarsi per forniture trentennali di 38 miliardi di metri cubi l’anno di gas, a partire dal 2018, dal valore stimano per 400 miliardi di dollari. Ma oltre alle forniture di gas, l’accordo comprenderebbe anche affari nella tecnologia, nell’aerospazio e nell’imponente sviluppo di una rete ferroviaria, battezzata ‘via della seta ferroviaria’. Un contratto che a parte le cifre astronomiche, sembra segnare un netto cambio di orientamento geopolitico della Russia, la quale stanca dei tentennamenti Europei e dei suoi condizionamenti atlantici, decide di voltare lo sguardo dell’aquila bifronte verso Oriente. Lo Zar Putin, con un paio di mosse a sorpresa, risponde così ai tentativi dell’Occidente euro/atlantista di isolare economicamente e strategicamente il suo Paese, e di trovare così, uno sbocco alternativo al Gas Siberiano verso il mercato cinese, divenuto quest’anno, il primo mercato mondiale. Nixon riuscì a stipulare un accordo con Mao ze Dong di ‘distensione’ per isolare la Russia, oggi Obama assiste alla rivincita della Russia, che così vede neutralizzate le minacce di sanzioni economiche. Questi due accordi, non possono non trovare una ragion d’essere nel cambio di governo di Kiev, che segna uno spartiacque profondo tra Ue e Russia, e vede la crisi Ucraina illuminarsi di tutt’altra luce, per il TTIP , la Nato economica, che dovrebbe portare ad unione doganale tra Ue e Usa, cementando i rapporti di dominanza atlantista, così da neutralizzare qualsiasi teorico tentativo di affrancamento Europeo, in prospettiva multipolare, qualora le élite politiche di Bruxelles, ne avessero mai avuta reale prospettiva. La Crisi Ucraina, ha avuto come si è detto, un ruolo di demarcazione degli scenari geopolitici, con una Russia stanca di essere condizionata dai doppi giochi degli oligarchi ucraini ed i suoi governi traballanti e fragili. Quello di Putin, è un cambio di gioco oppure una ritirata momentanea dalla politica di influenza sul continente Europeo? Difficile stabilirlo, di certo l’ambiguità della Germania e della Merkel in particolare, che alla fine ha svelato le carte sui sogni di autonomia politica tedesca, hanno spinto lo Zar a lasciare gli ucraini ed il Continente al loro destino e a guardare con maggior decisione ad Oriente. D’altro canto, il TTIP, salderebbe i rapporti di dominanza e di forza statunitensi, confermantisi, come nelle previsioni di Gianfranco La Grassa, tutt’altro che potenza in declino irreversibile, ancora capace di rigenerare il proprio primato geopolitico, grazie soprattutto alla supremazia militare. L’unione doganale, checche’ ne pensino tutti gli irriducibili nemici dell’unipolarismo a stelle e strisce, proietterebbe gli Usa in una posizione più che mai di primato economico, assicurandosi l’integrazione di un mercato con 500 milioni di abitanti .
Rispetto a questa netta divisione tra Usa/Ue – Russia Cina, che sembra essere solo agli albori, rimangono degli interrogativi e delle variabili, di non poco conto, che meritano di essere esaminate, ai fini di un chiarimento degli attuali scenari geopolitici.:
1)Questione Euro. La tenuta della moneta unica, è un nodo cruciale per capire sia gli equilibri economici, sia politici dell’Unione. Se infatti la moneta unica, dovesse collassare, per via degli evidenti disagi e squilibri socio/economici che essa ha causato, si potrebbero aprire degli scenari imprevedibili per tutto il continente.
2)Questione energetica: Se come abbiamo detto, il cambio di orientamento dell’Orso russo, sembra decisivo, verso il mercato Cinese, non si può affatto sottovalutare la dipendenza dell’Europa, da un terzo del gas russo, e a confermarlo, ci sono i progetti delle pipeline North e South stream tutt’oggi in fase di ultimazione. In più la futuristica rivoluzione dello shale gas, non sembra costituire a parere degli esperti, una credibile alternativa, viste le procedure del fracking (processo di estrazione), raffinazione e stoccaggio, che vedono costi ambientali, economici e infrastrutturali troppo elevati, tali da dissuadere i pur proni governanti europei. La Russia quindi, parrebbe conservare un vantaggio economico ed infrastrutturale su questo importante tassello, almeno per i prossimi anni.
3)L’emergere di partiti euroscettici e nazionalisti: le elezioni Europee, hanno visto l’affermarsi in quasi tutto il continente di partiti euroscettici, primi su tutti: il Front National di Marine Le Pen in Francia, e l‘Ukip di Nigel Farage in Inghilterra. L’aspetto positivo di tali movimenti, riguarda non solo l’ostilità verso le politiche di impoverimento e di austerity della Commissione europea, bensì anche il loro posizionamento riguardo alla Russia, come futuro partner politico, culturale e strategico per il continente Europeo. Per di più’, i due leader, hanno espresso solidarietà alla Russia riguardo all’Ucraina, addossando la responsabilità di tale crisi all’incapacità politica e diplomatica dell’Ue, inabile ai gestire la situazione nel migliore dei modi, sostenendo il diritto di Putin a difendere i cittadini di etnia russa del sud-est ucraino.
Tali punti rivestono un’importanza cruciale, per lo sviluppo dei futuri scenari geopolitici con particolare attenzione al ruolo che avranno i partiti nazionalisti e ‘populisti’, nella rottura di quel dominio Capitalista statunitense, che deve essere assolutamente abbattuto per ripristinare la liberta’ dei popoli e delle nazioni Europee. Se i partiti euoroscettici, riusciranno nell’impresa di risolvere le divergenze ideologiche e trovare un terreno di intesa comune per ristrutturare l’UE, riscrivendo i trattati e mettendo al centro la sovranita’ dei popoli, potremmo assistere ad un rivolgimento dell’attuale stato di sudditanza. Siamo solo all’inizio, ma la direzione percorsa sembra giusta, se i signori della finanza internazionale, delle lobby e dei media, hanno indicato nell’appena trascorso meeting in Danimarca, del Bieldeberg Group, la Russia e l’emersione dei movimenti nazionalisti, come pericolo per la democrazia e l’ordine neo-liberale. Contrariamente all’Italia, dove l”Euroatlantismo, sembra vincere ancora, dando questa volta a Renzi, il compito di garantire l’opera di depredezione e di svendita del patrimonio pubblico e di ampi comparti della nostra industria stretigica. Dovremo attendere il fallimento del bamboccione, per sperare nell’emersione di qualche movimento identitario e sovranista, anche qui da noi, che non si limiti solanto alla denunia della Casta e delle diarie, ma che sappia proporre un programma di rinascita nazionale ed europea, sull’esempio dei movimenti nazionalisti, usciti vincenti, lo scorso 25 maggio. Un movimento, per dirla con Alain De Benoist, che non si chiuda in un nazionalismo egoistico e velleitario, (utopico e fallimentare nell’epoca dei grandi blocchi continentali) ma che si batta per, Una feederazione di Stati democratici, di contro a questa’ Eruopa antidemocratica, del dominio della Tecno/finanza: Non quindi le Nazioni contro l’Europa, bensi’ un’Europa contro Bruexelles.
Concludendo con una riflessione finale sulla Russia ed i rapporti col Vecchio continente, non possiamo che registrare, alle luce degli accordi su menzionati, un evidente allotanameto reciproco, e constatare come i nostri governanti, non abbiano la minima intenzione di aprirsi ai nuovi scenari multipolari, ma di essere servilmente ancorati all’Unipolarismo Usa. Solo il tempo e l’evoluzione dei punti critici da noi evidenziati, potranno fornire una risposta ai nostri interrogativi. Per ora, tutti coloro, che sognano un’Impero Eurosiatico, da Lisbona a Vladivostok, sulle orme di Jean Tiriarth, riprese dallo stesso Vladirmir Putin, subiscono un’ennesima delusione. Spettera’ a chi crede ancora in tale progetto, far si che un giorno esso riprenda vita.
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