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Da Danemblog @danemblog
Oggi sul sito di Tempi - settimanale molto vicino a Comunione e Liberazione - c'è un articolo redazionale su una lettera inviata dalla scrittrice e autrice di testi per l'infanzia Roberta Grazzani al quotidiano Avvenire.
Nella lettera - a cui l'articolo di Tempi fa più o meno un endorsement - la Grazzani si dice preoccupata perché  "il momento è grave e pericoloso, specialmente per le giovani generazioni, per le quali vedo profilarsi un pericolo: quello dello stravolgimento delle basi etiche". Il motivo? Un libro per bambini  - come quelli che scrive lei - dal titolo "Piccola storia di una famiglia: qual è il segreto di papà", edito da Lo Stampatello, casa editrice specializzata in libri per l'infanzia, a firma di Francesca Pardi e Desideria Guicciardini.
Nel testo citato da Grazzani - e già ripreso e criticato da Tempi al momento della pubblicazione - il problema è che il papà separato, si ri-innamora. Come se non bastasse per stravolgere tutto lo stravolgibile dello scibile di Grazzani, l'amore sboccia verso un altro uomo. La trama è riassunta dalla scrittrice così:
Il papà di Giulia e Carlo fa il misterioso. I genitori si sono separati: mamma ha un nuovo compagno, papà una nuova casa. Ma in lui c’è qualcosa di strano: forse è una spia internazionale o un rapinatore? Che sollievo per i bambini quando il mistero viene svelato: papà è solo innamorato. La persona a cui vuole bene è simpatica, ama la pasta, ha una bella moto (con la sirena) e si chiama Luca. Papà è gay.
E poi, è interessante anche il resto:
Nessuna tragedia, quindi nessun dolore per i due bambini che vedono uno sconosciuto accanto alla mamma e un compagno nuovo accanto a papà. La famiglia si è disgregata, ma Giulia e Carlo sono contenti, tirano un sospiro di sollievo, perché “papà è innamorato” e vive con un uomo. Mi chiedo – conclude – che cosa può passare nella mente e nel cuore di un bambino di quattro anni che si sente leggere dalla mamma una simile storia. Quale convinzione si radicherà in lui? Si convincerà che i ruoli sono intercambiabili, che le differenze sessuali non esistono. È questo il pericolo che vedo profilarsi.
Salto all'occhio il sottile - nemmeno troppo - paragone tra il papà che "non è un rapinatore", e invece è "gay", che sembra veramente della più bassa, bassissima, tradizione da osteria: quella del "meglio un figlio ... (aggiungere un qualcosa), che frocio". Ma tralasciando questo aspetto, vediamone qualcun altro.
Prima cosa, partendo dalla fine: l'intercambiabilità dei ruoli, non è una questione di "esclusiva competenza" degli omosessuali. Lo dico e lo rivendico da etero - sufficientemente convinto. Nella mia vita ordinaria, banale, semplice, intercambio continuamente la mia figura, con quella della mamma: nel senso che spesso mi trovo a fare cose che di solito, nello stereotipo gretto e retrogressivo, incrostato e poco libero, evidentemente proprio a Grazzani, invece dovrebbe fare "la donna". Cucino, cambio pannolini, lavo bavaglini, imbocco e spesso abbraccio, faccio vocine e gioco con Tea - che per i meno attenti è mi figlia. Dall'altra parte, mia moglie qualche volta svita armadietti, porta fuori la spazzatura, cambia lampadine, fa la voce grossa. Tea soffre di questo? Non credo. Noi siamo insoddisfatti? No, assolutamente. Siamo una coppia con dei problemi di identità? Nemmeno, la componente femminile e maschile - quelle canoniche, quelle standardizzate, quelle che ci dicono necessarie - restano: solo che certe volte sono incarnate, impersonate, da me, papà, altre dalla mamma e viceversa - non è questione di "Genitore 1" e "Genitore 2", è questione di "genitori" uno e due insieme e certe volte anche tre. L'amore che si dà ad un figlio non ha sesso - e non credo sia discutibile, questo. In casa nostra, non c'è un padre che rientra a casa e accende il televisore già in mutande sul divano, saluta la figlia senza nemmeno un bacio, aspettando la cena affamato, mentre la donna sgobba con il grembiule tra panni da stendere e cacche da pulire. A casa nostra ci sono due persone che molto più che su altro, credono nell'amore. Noi siamo intercambiabili, come i terzini di fascia delle squadre vincenti. Genitori totali. Noi viviamo nel 2013.
Altro aspetto. Grazzani dice che il bambino si convincerà che "le differenze sessuali non esistono". Quale sarebbe il problema? Meglio un omofobo, squallido, filisteo? Vorrei - spero di riuscirci - crescere Tea in modo che sulla "sessualità" non abbia nessun genere di opinione. Come sul colore del cielo e dell'erba: cose naturali, che esistono, punto e basta. Nessuno si è mai creato opinioni sul colore dell'acqua, o no? (Una volta mi chiesero che cosa ne pensavo dell'omosessualità. Risposi: "niente". Credo sia stata una delle cose più intelligenti che sia uscita dalla mia bocca).
Infine quel "la famiglia si è disgregata". Aspetto importante: di sicuro un divorzio, una separazione, è un evento traumatico. Tuttavia, come l'erba e il cielo, esiste. Il fatto che un bambino possa abituarsi che il bene a lui non mancherà comunque, anche dalla nuova compagna o compagno del papà e della mamma, e che quelle separazioni non intaccheranno i rapporti con quelle persone che gli hanno dato la vita, a mio umilissimo avviso è soltanto un qualcosa di positivo. Credo che il nostro compito - nostro di esseri umani - sia quello di evitare la sofferenza, di aiutarci l'un l'altro con un occhio ai più deboli (i bambini, appunto, ma non solo): sussidiarietà, solidarietà, umanità, chiamatela come volete, per me è anche questo. Creare gli strumenti culturali, la consapevolezza interiore, per affrontare la vita. La famiglia è allo stesso tempo un luogo e uno strumento, porta e cacciavite, per questa consapevolezza: qualsiasi genere di famiglia. Per questo cose banali come armonia e serenità, complicità e giudizio, correttezza e apertura, limiti e conoscenza, devono impregnarne l'aria.
Il punto dell'amore, poi è talmente ridicolo che nemmeno meriterebbe. Nelle parole di Grazzani sembra come se - argomento già più volte cavalcato - l'amore sia un qualcosa di possibile soltanto all'interno di determinate circostanze. Come se la serenità che il papà trasmette a quei bambini del racconto, perché innamorato, sia qualcosa di insano, di ingiusto, di effimero, di sbagliato. Come se fosse così, perché il papà ama un Luca e non una Lucia.
Non c'è sciocchezza più grossa, inutile dirlo. Come d'altronde non varrebbe la pena parlare di certe cose, se non fossero ancora così diffuse.
Spero solo che questo mio post contribuisca a far vendere qualche copia in più al testo - per il resto sono sfiduciato. Aspettando i figli di Tea: loro magari, se siamo bravi noi, saranno disinquinati da tutto questa stupidità.


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