Magazine Cultura
Caro Babbo Natale.
Lo so che ti ho già mandato la mia letterina per il regalo, ma ora ti scrivo perché voglio raccontarti una cosa.
Oggi la maestra ci ha dato un compito in classe.
Dovevamo parlare del nostro compagno di banco.
Io mi stufo a fare questo compito, ogni anno ce lo fa fare e non so mai cosa scrivere.
Che poi è difficile parlare del mio compagno di banco.
Lui si chiama Francesco e ha il dono.
Non lo so spiegare bene ma così mi ha detto mio nonno e io gli credo perché non mi dice mai le bugie e mi sgrida se le dico io.
Me lo ha detto un giorno in cui mi ha sentito dire che secondo me è strano.
Da allora ho osservato per bene Francesco.
Se ne sta tutto solo, sorride sempre e gli luccicano gli occhi.
Lui ha gli occhi azzurri e dei denti bianchi bianchi. Anche io voglio i denti bianchi come i suoi e me li lavo tutte le sere prima di andare a letto.
Quello che mi dispiace è che non ha il papà.
Anzi, una volta ho sentito mamma e nonna parlare e dicevano che è strano che senza il papà Francesco riceve sempre tanti regali costosi, anche perché la mamma fa le pulizie in un palazzo e non se li può permettere. Nonna dice che la mamma di Francesco è sempre stata una donnaccia e quelli sono i regali dei suoi amichetti.
Che io non ho capito, se sei una donnaccia perché ti fanno i regali?
Io i regali li ho solo se faccio il bravo.
Una cosa che mi piace di Francesco è lo zaino.
Io voglio vedere cosa c’è dentro.
Se tu gli chiedi una cosa, lui la tira fuori da lì, anche se sembra vuoto.
Ti serve un quaderno? Lui ne ha uno nuovo e bellissimo e te lo regala.
Hai perso la busta nuova di figurine? Lui ne ha sempre una in più e te la regala.
L’altro giorno Monica piangeva perché aveva perso il portachiavi a forma di orsacchiotto che aveva attaccato all’astuccio.
Francesco lo ha tirato fuori dallo zaino e ha detto che lo aveva trovato per terra.
Monica però dice che il suo era rovinato mentre quello che le ha dato Francesco era nuovo nuovo, ma uguale a quello perso.
Un giorno, alla ricreazione, dei compagni di classe hanno tagliato la coda ad una lucertola con una monetina e poi l’hanno ammazzata.
Quando se ne sono andati Francesco si è avvicinato alla lucertola, si è abbassato e l’ha toccata.
Lo so che nessuno mi crede, ma ha avvicinato la coda al corpo e quella si è attaccata e la lucertola se ne è andata tranquilla.
Io ho avuto paura e dopo scuola sono andato da mio nonno e gli ho detto tutto.
Lui mi ha raccontato che circa otto anni fa, quando io e Francesco non eravamo ancora nati, nel nostro paesello si era scatenata una bufera di neve violentissima proprio la vigilia di Natale.
Faceva tanto freddo e nessuno usciva, tutte le luci di natale che erano per strada si erano fulminate e tutti erano preoccupati.
Nonno era uscito dopo la cena della vigilia anche se nevicava forte, perché ogni anno giocava a carte con gli amici e non voleva mancare.
Mentre camminava vicino casa della madre di Francesco ha visto un uomo entrare di nascosto nel giardino e allora è entrato pure lui pensando che era un ladro.
Io non sarei entrato ma mio nonno è forte e lui non ha paura.
Nonno mi ha detto che stava per fermarlo quando quello si è girato.
Mentre mi raccontava gli veniva da piangere.
Mi ha detto che l’uomo che si è girato tutto infreddolito nella neve eri tu.
Gli è bastato guardarti negli occhi per capirlo e non riusciva a muoversi e a parlare.
Tu gli hai posato una mano sulla spalla e hai sorriso.
Gli hai detto che sapevi cosa stava pensando, che in quella casa non c’era nessun bambino, solo una donna. Poi gli hai detto che il fuoco del camino è freddo se sei solo, anche se porti un sacco pieno di regali.
Poi lo hai accarezzato e gli hai detto che si è sempre meritato i suoi doni, gli hai sorriso e ti sei incamminato verso la casa.
Nonno dice che è bello avere freddo se si è in due ma io mica l’ho capita questa cosa.
Quasi un anno dopo è nato Francesco e mio nonno dice che ha il dono e che tu sei il suo papà
Lo so che sono piccolo e certe cose da grandi non le capisco, ma volevo solo dirti una cosa: io ci credo.
Luca.
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