Magazine Diario personale

Tu fatti i cazzi tuoi.

Creato il 26 agosto 2014 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

Hai sei anni e decidono che questo fatto che ti strappi i capelli e hai gli esaurimenti nervosi non va bene e ti spediscono dallo psicologo.

 

È un cinquantenne molto antipatico che non ha affatto voglia di stare ad ascoltare i lamenti di una bambina di sei anni perché di cosa si potrà mai lamentare una bambina di sei anni? Sta sulla Terra da uno sputo di tempo e capirai ha i genitori separati, sai che novità, ma la bambina inizia a raccontargli cose che lui non sa perché le ha lette sul giornale che il papà ha lasciato in bagno, e quando la mamma va a prenderla gli dice che le maestre a scuola hanno detto che secondo loro la bambina ha un q.i molto più alto dei suoi compagni ma glielo dice sotto voce, così la bambina si sistema l’apparecchio ai denti e gli occhiali tondi cercando di origliare ma non ci riesce, forse gli sta dicendo che sono pazza, pensa, magari diventerò un’attrice perché gli attori sono tutti pazzi. Durante gli altri incontri la bambina inizia a raccontare allo psicologo che a volte si domanda come è possibile che lei sia al mondo, che spesso inizia a vedere tutto in bianco e nero e nella testa inizia una cantilena che recita “io non posso esistere”, non capisce più dove sta e si sente come in un limbo. Allora lui poi la prende in simpatia e ogni volta le fa trovare la cioccolata fondente sulla sedia, le fa fare quello strano test che alla bambina non piace, quello delle macchie, e poi disegna tutte cose astratte sul foglio e le dice “adesso trova qualcosa qui dentro”, lei una volta ci trova i nipotini di Paperino e lui le dice che la terapia è finita, che non ne ha più bisogno. “Sarai una grande psicologa”, le dice. Ma lei da grande vuole aprire un’edicola. Di anni poi ne hai improvvisamente 22 e mentre guidi la macchina ti devi fermare nella piazzola dell’autostrada perché ti manca il respiro. Dicono che si chiamino attacchi di panico e lo sai bene, ricominciano le voci che ti dicono che non sei normale e sai anche quello, ma chi lo è, ormai? Dall’analista ci vanno tutti e tu puoi ammettere di andarci da quando facevi la prima elementare senza essere più quella stramba, anzi adesso sei quella che ma WOW che vita assurda che hai avuto. Ma secondo te hai avuto semplicemente una vita bellissima. Arrivi al punto in cui di anni ne hai 25 e sei ancora viva, in parte molto sola ma comunque ancora viva, e glielo vuoi dire alle persone che oh, che cazzo, tutto si risolve, che al cornicione ci hai pensato ma poi hai preferito mangiarti una pizza, ma è tuo dovere farti i cazzi tuoi e tenertelo per te perché non interessa a nessuno, così ti dicono, perché se lo dici sei quella che deve rimediare due lacrime, mai che si possa avere la buona fede di pensare che magari, ma proprio magari, a qualcuno fa bene sapere come si superano certe cose, come si combattono le voci nella propria testa, in questo periodo in cui lo Xanax lo comprate tutti al Carrefour con una facilità che mi disarma, e non capite che non c’è niente di cui vantarsi, perché quella bambina di sei anni per anni ha tenuto nascosto di andare dallo psicologo perché nessuno avrebbe capito, e quando l’ha ammesso i “tu sei pazza” che sono arrivati sono stati così tanti da convincerla di esserlo per davvero. Va solo bene stare due ore a discutere su Beyoncé , ma è una femminista o no? E hai letto di quelle che “le femministe non ci servono” e che gliene frega a loro se gli uomini guadagnano molto più di noi solo perché hanno un pene, poi Breaking Bad ha stravinto agli Emmys, hai visto? Ma la sesta stagione? E l’uso smodato della parola troll, i gossip, quello si scopa dueditanelcuore oh. Però se vuoi raccontare di quella volta in cui hai visto i piatti volare e avevi solo sette anni e tutte le tue amiche avevano la famiglia della Mulino Bianco e vuoi dire a tutti quanti che fa un sacco schifo ma poi i piatti col super attack si riparano quindi figuriamoci se non si ripara l’anima no, sei solo egocentrica perché mica sei così importante, non lo sanno che quei quattro stronzi magari lo leggono davvero e se mai succederà anche a loro sapranno come affrontarlo, ma tu non sei Freud quindi i saggi lasciali scrivere a chi lo sa fare e fatti i cazzi tuoi, ma sono cazzi miei perché le cose succedono a me e sì allora scrivili in terza persona. Un conto è un libro che vabbè deve vendere delle copie allora parlare di quante spade ti piazzavi in un braccio può andare bene, un film poi certo che va bene altrimenti di che si dovrebbe parlare? Mica si può sempre stare a guardare i robottoni e gli spara tutto, e l’hai sentita quella canzone che parla di quella volta che il marito l’ha quasi ammazzata a forza di pugni ma lei è sopravvissuta, quanto è bella? Che coraggio a raccontarlo. Ma se hai un blog no, se lo dici su Twitter no, non è coraggio ma è voglia di apparire, non lo dire che il padre non ce l’hai perché te l’hanno ammazzato in un posto di guerra o te l’ha ammazzato un tumore, ci sono cose che devono restare solo tue. E io che pensavo di poter essere io a scegliere cosa deve restare mio e cosa può essere raccontato, perché io una foto con una flebo ficcata nel braccio non l’ho caricata mai ma quando ne ho viste in giro non ho nemmeno lontanamente pensato a commentare “dai su vuoi solo farti dire le cose carine e vuoi le carezzine virtuali”, perché c’è una linea neanche troppo sottile che divide il pubblico dal privato e infatti voi come si chiama quello che mi voglio scopare non lo sapete perché non l’ho scritto mai, ma mio padre si chiamava Gianni e lo dico. Quella linea spesso la supero io e la superano in tanti ma se siamo noi a decidere quando, come e perché farlo a te, maledetto commentatore che devi per forza venirmi a dire che sono ridicola, non te ne deve fregare niente perché grazie al cielo siamo su internet quindi puoi scegliere di chiudere una pagina senza continuare a leggere. Gli status in cui dici che qualcuno ti fa incazzare sono generalisti perché hey devi fare nomi e cognomi e codici fiscali, quello sì perché bisogna alimentare la macchina dell’odio, la gente vuole vedere i litigi, quello però non è un raccontare il privato, no. Lo è solo quello che vi pare. Ma perché non ne dovrei parlare io dei fatti miei in un luogo che, oltretutto, è mio? Perché una persona non può raccontare su internet quello che tranquillamente racconterebbe dal vivo? Perché devi farti i cazzi tuoi. Ma io così non ci capisco più niente.


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