“Quello che colpisce, dichiara Vincenzo D’Arienzo segretario del Pd di Verona, è che in una democrazia matura come l’Italia, seppure in una fase di costante transizione, il voto negativo al governo sia stato liquidato con la nomina di un segretario nazionale (senza alcun meditato e approfondito dibattito congressuale, proprio come accade in Libia e nei paesi dittatoriali) e con l’accusa verso l’informazione libera. Questa è l’ennesima prova dell’esistenza di un mondo surreale che non ha contatti con la realtà nel quale il Governo continua ad operare come se nulla fosse accaduto”.
“E’ ulteriormente confermata, continua D’Arienzo, la portata della denuncia del segretario Bersani: Berlusconi sta impedendo all’Italia di crescere perché è solo avvitato ai suoi interessi che vengono prima di tutto. Ma il problema non è solo personale. Ad essere sconfitte sono state le politiche economiche del Governo delle destre che con i tagli lineari stanno deprimendo il Paese”.
“Il centrosinistra, conclude Vincenzo D’Arienzo, ritrovi l’unità e continui ad esercitare quel ruolo di alternativa vera di governo che gli italiani gli hanno appena riconosciuto”.
Nel terzo millennio le organizzazioni si caratterizzano per l’impegno a cercare soluzioni organizzative che coinvolgono le persone con progetti di bottom-up – dal basso verso l’alto- ed il Pdl continua il suo impegno con soluzioni superate dal tempo: leadership autoritaria, organizzazione a ragno con una testa centrale e le parti del corpo che eseguono i comandi senza partecipare alle decisioni ed entrare nel merito degli ordini ricevuti. Questo modello di organizzazione e di partito è superato e non è condiviso dai cittadini, i quali richiedono di partecipare alle decisioni e di co-creare valore per il paese.
Le primarie nelle recenti elezioni amministrative hanno sconvolto il sistema politico ed hanno portato alla vittoria le persone scelte in prima battuta con le primarie (Milano, Torino, Bologna, Cagliari, Trieste).
Questo è un insegnamento per il Pdl che non ha mai praticato la democrazia interna al partito e per i partiti del centro sinistra che devono andare oltre le primarie e garantire in periferia una vasta partecipazione dei cittadini.
Se le primarie rappresentano un fattore acquisito occorre adesso continuare su questa strada e superare in periferia una forma di partito che rimane in attesa del vento favorevole del cambiamento. Il cambiamento lo si costruisce con i cittadini con pazienza, capacità, creatività e sacrificio. Occorre scoprire la soddisfazione di lavorare per gli altri e non per se stessi.
Il Partito Democratico da parte sua ha realizzato le primarie per l’elezione del Segretario di partito e per la scelta dei candidati sindaco. Scelte che lo hanno certamente premiato ma che impongono per il bene del paese di fare di più in periferia, utilizzando i seguenti fattori: trasparenza per mettere nelle condizioni i cittadini di conoscere e partecipare, competenze per affrontare e risolvere i problemi complessi della società, creatività per sperimentare progetti di bottom-up che coinvolgano sempre di più le persone con effetti positivi nelle città.
In definitiva occorre realizzare un’organizzazione a stella marina (Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, 2007) dove la testa centrale è rappresentata da tutto il corpo con pochi controlli dall’alto (Kevin Kelly, 1999).
I cittadini elettori si sono stancati della leadership autoritaria esercitata da Berlusconi che cumula poteri e non risolve i problemi delle persone.
La situazione economica e sociale del paese è fotografata dai seguenti dati:
- Crescita: il tasso di crescita dell’Italia è basso e si attesta all’1,0% mentre a livello internazionale il Pil cresce nel 2010 del 5,0%, diminuiscono i consumi ed il rischio povertà interessa circa 15 milioni di persone;
- Lavoro: disoccupazione all’8,1%, gli occupati scendono di 71 mila unità nel mese di marzo e nel biennio 2009-2010 si sono persi mezzo milione di posti di lavoro;
- Inattivi scoraggiati al 37,9% contro una media europea del 29,0%;
- Donne: occupazione al 46,1%, tasso di disoccupazione al 9,7%, tasso di inattività al 48,9% ed il 15% delle lavoratrici a cui è nato un figlio (800mila) o sono state direttamente licenziate o sono state messe nelle condizioni di doversi dimettere;
- Conti pubblici: indebitamento netto al 4,0% e debito al 119,8% del Pil;
- Fisco: colpisce di più i redditi bassi e coloro che hanno bisogno di interventi a sostegno del reddito;
- Evasione fiscale: le risorse rappresentate dall’evasione fiscale vanno recuperate ed investite per realizzare equità e giustizia sociale e sostenere la crescita.
Ritengo che tali problemi economici e sociali possano essere risolti da un Governo diverso da quello attuale che abbia capacità e competenze e soprattutto solidarietà nei confronti di coloro che vivono sulla propria pelle i problemi del paese.
Il centro sinistra deve proseguire nella strada intrapresa aumentando gli spazi di democrazia partecipativa nei partiti e nella società per arrivare vincente al prossimo appuntamento: le elezioni politiche.