Magazine Diario personale

Tu o Lei?

Da Arthur

Stamane sono andato dal mio solito distributore di benzina per fare il pieno e dopo averlo fatto, il ragazzo che mi ha servito, che tra l’altro non avevo mai visto, mi saluta dicendomi: “ Ciao! ”

Oh mannaggia mi son detto (con un sorriso), ci conosciamo?

Personalmente ho difficoltà a dare del “tu” a persone che non conosco, così come ho difficoltà a dare del “tu” per esempio ai miei collaboratori, anche se li conosco da diversi anni. Non è una questione di ruoli o di voler mantenere a tutti i costi le distanze, ma mi viene spontaneo farlo, è carattere o forse è l’educazione che ho ricevuto.

Oggi invece, soprattutto con le nuove generazioni, non esistono più barriere in questo senso, tutti siamo uguali a tutti, grandi e piccoli, professori e alunni, in tutte le professioni e in tutti i ruoli, che se da un lato è anche giusto umanamente parlando, come uomini, come individui, dall’altro la troppa “confidenza” crea degli equivoci, con conseguenze non sempre salutari soprattutto nei rapporti di lavoro.

Ho insegnato alcuni anni in una scuola professionale e agli alunni davo del “lei”, sovvertendo l’abitudine consolidata dei professori nei rapporti con gli alunni, era un modo per dimostrare rispetto nei loro confronti e, in effetti, al di là di certe inevitabili controversie caratteriali, è andato sempre tutto per il verso giusto, ci rispettavamo a vicenda, senza mai oltrepassare il limite del lecito.

Giusto o sbagliato che sia, secondo me il rispetto passa anche per queste piccole cose, non solo ovviamente, e allora se incontro per strada o al supermercato un signore anziano lo saluto dicendogli: “Buongiorno, come sta? “ :-)



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