Volevo parlavi di weekend modaioli. Di pettegolezzi arrivati alle orecchie grazie alla bora. Di ultime settimane di lavoro che pensavo sarebbero state un anticipo delle vacanze e invece mecojoni. Volevo coinvolgervi nell’opportunità di rifarmi lo shatush prima dell’estate e assomigliare sempre più a quell’ibrido tra Belen, Bianca Balti e Anna Tatangelo. Volevo informarvi che dicono che un esponente della moda, uno di quelli molto in vidys, uno dei tanti che arriva mano nella mano con la moglie, forse preferirebbe arrivarci con Ricky Martin. Dicono. Volevo raccontarvi di incredibili successi professionali accompagnati dalla voglia di mollare tutto e aprire una vineria a Montepulciano.
Ma Stefano e Domenico non hanno voluto. They said no, no, no. Hanno deciso di voler calcare a tutti i costi la scena, di fare le cose in grande, di dare vita a scene madre che Mario Merola levati proprio. Di protestare al ritmo di “Royal Baby, chi?”. Pienamente consapevoli che ci serviva quel qualcosa in più per svoltare questi ultimi penosi, noiosi e sudati strascichi di luglio. Hanno tirato in mezzo persino il Comune, nel nome di un assessore mai sentito prima, hanno persino scomodato Pisapia che per una volta nella vita se l’è sentita di prendere una posizione. “E adesso scusatevi”, pare abbia detto Giuliano all’apice del presomalismo. Pare abbia anche detto che “allora potevano anche chiudere per le guerre, le stragi e le ingiustizie”. Giuliano ha chiaramente perso un po’ la bussola, io allora gli vado dietro aggiungendo che potevano chiudere anche per la cellulite, per la nuova fidanzata del mio ex e perché non fanno più le cicche alla cannella.
Essì, comunque, scusatevi. Ma io dico: cari D&G, come vi permettete di farmi fare shopping da Zara, ripeto: da Zara, invece che nella vostra boutique? Come avete potuto espormi in questo modo alla tristezza inconsolabile di una saracinesca abbassata a due passi dal vecchietto con appeso al collo “Non sono comunista”? Lo scenario del Quadrilatero senza i vostri negozi ve lo dico io che cos’è: è desolante. È degno di una performance in stile sorrentiniano, di capate tirate al muro a ripetizione. Di veli neri, pomodoro pachino e, soprattutto, polpi arenati come nelle vostre migliori pubblicità. Di madonne sicule improbabili quanto una Bellucci qualsiasi.
E con me, a protestare, decine di migliaia, ma che dico, milioni, di shoppingari inconsolabili. All’ombra del Quadrilatero ho incontrato frotte di compratori indignati, casalinghe milionarie che lamentavano “Se questo è shopping”, uomini col pelo di fuori e il crocifisso che sull’uscio della clèr abbassata scandivano “Non è un Paese per gente onesta”. Ricordo mio nonno quando, al termine di una dura giornata di lavoro, non vedeva l’ora di “tirà giò la clèr”. Ora sento di aver compreso a fondo il significato di questa frase.
Dolce e Gabbana, seppur consci del dolore dato ai milanesi, continuano ad incrociare le braccia, come nel peggior biennio rosso, e si dicono “chiusi per indignazione”. Loro sì, che ci sanno fare con la lotta. Loro sì, che sono vicini ai problemi della gente. E allora anche io mi sono data da fare. Invece che da Zara son corsa al mercato di Papiniano dove, grazie al cielo, ho comprato un gilerino simile a quello che avevo visto qualche giorno fa in corso Venezia. E poi, ho riflettuto sulle esternazioni di Stefano; la situazione gli deve essere chiaramente sfuggita un po’ di mano, o almeno così pensavo quando ho letto frasi dal calibro di “Eh, ti piacerebbe prenderlo…” rivolte dallo stilista a uno dei suoi detrattori. E allora, ecco leggere sul twittè della Soncini, la domanda che mi ripetevo anche io da giorni:
se fossi uno stilista, prima di prendere qualunque decisione potenzialmente ridicola mi chiederei «what would Miuccia do?»
— lasoncini (@lasoncini) July 19, 2013
E sì, Miuccia, dove sei in questo mare di cafonate?
[Le puntate precedenti di Tua mamma veste Prada]
[Chiara Ferraglia su Twitter]
[Mandaci in NOMINESCION!]