Tubificio Arvedi e l’eternit: un legame indissolubile. E’ partita una denuncia a onna onlus. La grandinata del 2003 sbriciolò la sostanza cancerogena: ancora nessuna bonifica

Creato il 23 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Il tubificio Arvedi per circa un terzo della sua estensione è ricoperta da eternit. Su 150mila metri quadrati, circa 50mila sono in eternit, il materiale tristemente celebre perché contiene amianto, la sostanza che può provocare il cancro al polmone se viene respirata.

Ivano Bonoldi, un ex dipendente, già rappresentante sindacale per la Fiom, ha segnalato la presenza della straordinaria estensione della copertura in eternit a Onna Onlus, che si occupa di stimolare le istituzioni a intervenire per togliere i pericoli dell’amianto tramite le bonifiche previste dalla legge. L’ex operaio ha inviato un’email al presidente dell’associazione, l’avvocato Ezio Bonanni, con allegate foto dell’industria cremonese.

In Lombardia c’è ancora molto amianto, tantissimo eternit. Il problema è evidente a tutti. In provincia ci sono state, tragicamente, già delle vittime per tumore causato da amianto. Nel 2009 il sindaco di Romanengo Marco Cavalli ha parlato del caso a Repubblica, edizione di Milano (cliccare qui per leggere l’articolo).

La Regione si è posta l’obiettivo di bonificare rapidamente: le discariche realizzate però non sono soluzione molto efficiente, come ha dimostrato il caso di Brescia, dove un sacco si è rotto creando la possibilità di dispersione di cemento amianto nell’aria.

Il caso di Cappella Cantone è noto: l’inchiesta non è finita.

L’eternit ricopre buona parte del tubificio Arvedi: perché nessuna bonifica? (foto tratta da Google Maps)

Fra tanti guai, l’acciaieria cremonese ne ha uno in più. La grandinata che colpì Cremona nel 2003 distrusse parte dell’eternit, che cadde all’interno dello stabilimento. Le pulizie della pericolosa sostanza, racconta Ivano Bonoldi, furono compiute con… una semplice scopa da lui stesso, che non era a conoscenza in quel momento del rischio che stava correndo, fortunatamente senza conseguenze. Così l’eternit, spezzato, sbriciolato, si è disperso nell’aria, dentro l’acciaieria. Furono rifatte coperture, ma non bonifiche. Perché?

L’ex rappresentante sindacale della Fiom si sta battendo perché l’acciaieria venga bonificata. L’Asl dovrebbe provvedere a controlli, mentre anche Arpa effettua sopralluoghi in azienda, segnalando che cosa non va. Ma l’eternit è stato segnalato? Se sì, perché è ancora lì?

L’eternit dell’acciaieria non ha trovato alcuna soluzione, per quanto sia visibile a tutti, a chiunque passi per via Acquaviva 3, o anche dia uno sguardo alla stessa industria di Arvedi su Google Maps.

Questo blog non combatte alcuna guerra contro le industrie come tali. Si chiede semmai una politica autonoma dai grandi capitali, un ambiente migliore, condizioni di lavoro più civili. Le industrie possono anche lavorare diversamente senza seminare pericoli per aumentare il profitto. Non esiste “libertà di inquinare” da nessuna parte. E l’inquinamento “entro le soglie di legge” resta “inquinamento legale”, sempre pericoloso. E dire che Arvedi, importante socio di Siemens Vai, ha avuto un riconoscimento per l’impegno ambientale.


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