Qualunque evento sportivo visto alla televisione è una specie di film. Gli attori sono gli atleti, la scenografia è lo stadio colorato dal pubblico, la colonna sonora o – se preferite – il doppiaggio, è la voce del telecronista. Essere telecronista è una responsabilità; come la musica in un film, la voce deve esaltare situazioni e stati d’animo, trascinare ed emozionare; deve accompagnare le immagini, senza però oscurare i veri protagonisti dello spettacolo. Ma una telecronaca ha il potere di rendere immortale una storia sportiva e di essere ricordata al pari di questa. Basti pensare alle medaglie olimpiche dei fratelli Abbagnale raccontate dalla voce strozzata e quasi commossa di Giampiero Galeazzi; a vent’anni di sfide tennistiche descritte dalle conversazioni di Rino Tommasi e Gianni Clerici; o ancora, al gol di Grosso in semifinale contro la Germania, scolpito nella storia dal grido di Fabio Caressa, che era un po’ quello di tutti noi.
Allo stesso modo un appassionato di tuffi non può ricordare i podi di Tania Cagnotto senza risentire nella mente la voce inconfondibile di Stefano Bizzotto, accompagnato dall’inseparabile commento tecnico di Oscar Bertone. “Con Oscar abbiamo vissuto decine di gare” spiega il telecronista RAI, “è un compagno di viaggio eccezionale. Ha la competenza di chi ha praticato e allenato questo sport per anni, ma allo stesso tempo è riuscito a fare un salto di qualità giornalistico, assimilando alla perfezione i tempi televisivi; è una seconda voce completa”.
Non è facile raccontare una gara di tuffi; pochi attimi di gesto tecnico da osservare in silenzio, tantissime informazioni da trasmettere nei secondi successivi all’entrata in acqua e lunghi tempi “morti” da riempire. “Quando ho cominciato sapevo poco di questa disciplina” ricorda Bizzotto, “le mie conoscenze in materia si limitavano a qualche capofitto dal trampolino tre metri negli anni dell’infanzia e al tifo per Klaus Dibiasi, nato nel mio stesso rione di Bolzano. Ma fin dal primo giorno ho trovato un ambiente splendido, pieno di persone sempre disposte a darmi una mano”. L’inizio fu quasi casuale: “dopo i Mondiali di nuoto del 1994 il telecronista di allora andò in pensione e il capoallenatore mi telefonò per chiedermi quale fosse il mio rapporto con i tuffi; quando gli dissi che da bambino seguivo le gare di Klaus Dibiasi mi “nominò” immediatamente. È stato un bellissimo percorso, costellato di soddisfazioni professionali e umane”.
Moltissimi naturalmente i ricordi sportivi, tra Olimpiadi, Mondiali, Europei e Campionati Italiani nazionali vissuti con cuffie e microfono; i migliori inevitabilmente legati a Tania Cagnotto. “La sua prima medaglia iridata, a Montréal nel 2005, arrivò quasi a sorpresa e quindi fu una gioia doppia. La gara venne sospesa per un diluvio, la tribuna era scoperta quindi i fogli degli appunti diventarono inutilizzabili, poi la finale riprese e Tania concluse una prova praticamente perfetta. Indimenticabili anche i Mondiali di Roma del 2009, con 10 mila persone allo Stadio del Nuoto del Foro Italico. E come non ricordare Londra 2012, con i due quarti posti per pochi decimi di punto; veniva da piangere a tutti. Infine l’argento di Barcellona della passata stagione, un’altra medaglia eccezionale per cancellare le delusioni olimpiche”.
In questi giorni Stefano Bizzotto è a Torino per seguire i Campionati Italiani Assoluti indoor. “La Monumentale è un impianto ideale e le tribune sono sempre piene di gente, entusiasmo e passione. La Federazione fa bene a portare i tuffi in questa città, in cui tra l’altro è nato Giorgio Cagnotto”. L’edizione 2014 ha riunito i migliori specialisti azzurri: “non manca nessuno perché questo è un test importante per la nuova stagione e può assegnare il pass per gli Europei di Berlino” conclude, “e come ogni manifestazione ha dimostrato che i tuffi sono uno sport bello da praticare, commentare e vivere. Mi piace soprattutto il rapporto diretto che si instaura con gli atleti, privo delle restrizioni che si incontrano negli sport più popolari; è un aspetto davvero impagabile”.