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Tulpa – Perdizioni Mortali

Da Omonero

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ITALIA – 2013

cast: Claudia Gerini – Nuot Arquint – Michela Cascon – Michele Placido – Ivan Franek
regia: Federico Zampaglione
soggetto: Dardano Sacchetti
sceneggiatura: Giacomo Gensini – Federico Zampaglione
musica: “The Alvarius” – Federico Zampaglione – Andrea Moscianese
durata: 84 min.
cecchigori


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Lisa (Claudia Gerini) è una donna in carriera che ha sacrificato affetti, legami e quant’altro per dare la scalata al successo professionale. E’ determinata, lucida e decisa…e con un segreto.
Infatti, per stemperare la tensione e gratificare il suo corpo (non si vive di solo lavoro) Luisa frequenta un esclusivo club privé gestito dall’enigmatico Kiran (Nuot Arquint), pseudo guru sottopeso che prova per lei una particolare attrazione.
Tutto fila per il meglio, tra un’ammucchiata ed un’altra, finché Luisa non scopre, casualmente, che tutti i frequentatori del club che hanno goduto delle sue carnali attenzioni vanno incontro ad un crudele destino; brutalmente assassinati da una mano misteriosa.
immagine_tulpa-perdizioni-mortali_39674Contemporaneamente, nell’azienda in cui lavora, qualcuno comincia ad indagare sulla doppia vita della donna allo scopo di screditarne la validità professionale e farla defenestrare.
Preoccupata e con qualche rimorso di coscienza sulle spalle, Lisa cerca di rintracciare Stefan (Ivan Franek), ultimo “compagno di giochi” nelle sue perversioni nella speranza di risparmiare almeno a lui l’orribile fine toccata agli altri.
E cosa c’entra con tutto questo Tulpa? Oltre ad essere il nome del locale (a detta di tutti, anche se nel film non risulta da nessuna parte), sembra si tratti di un parademone della religione induista/tibetana, generato dall’inconscio umano e che, se privo di controllo da parte del suo “creatore”, diviene un alacre massacratore, crudele ed assetato di sangue….e non preoccupatevi, non ho fatto nessun tardivo spoiler, perché la cosa che non ha nessuna connessione con la storia del film, ma tant’è….
tulpaOnestamente, dopo l’esperienze del grotesque “Nero Bifamiliare” (che di grottesco aveva soprattutto una patetica sceneggiatura) ed il soporifero ed ultradiluito “Shadow” che rivaleggiava con il più tristanzuolo ed insignificante dei “Masters of Horror” l’idea di foraggiare con i soldi del biglietto la coppia cinematografica più antipatica d’Italia non mi andava granché quindi, all’epoca dell’uscita cinematografica di Tulpa, feci chapeau e mi defilai elegantemente con la scusa di una missione segreta oltre le linee nemiche. Col senno di poi posso affermare che non feci bene, ma benissimo, considerato che, visionato in DVD questo “thriller all’italiana” si è rivelato l’ennesima finestra sul mondo per gratificare l’esibizionismo egotico  di un supponente e sopravvalutato Zampaglione (l’uomo che ad un dopofestival voleva insegnare a fare musica a Frankie HI-NRG) e dare l’opportunità alla bambolina Gerini per mostrarsi nella nuova versione 2.0 (dopo ennesimi ritocchi a colpi di bisturi e farciture al silicone).
Nonostante gli sforzi oltre non vedo (e non vado). Rubare una sequenza a  Mario Bava, un’inquadratura a Lucio Fulci, un piano ripresa ad Aldo Lado, un gioco di luci a Umberto Lenzi non è citare ed omaggiare un certo modo di fare cinema, ma andare biecamente a “pescare sul sicuro”. In Tulpa non esiste struttura narrativa ed il tutto si dipana in una serie di siparietti autoconclusivi dove le vittime di turno si limitano a palpare e slinguazzare la Gerini per poi finire ammazzati; non esiste il minimo tentativo di far “socializzare” i personaggi con lo spettatore preferendo dedicare attenzione al gioco di ombre e colori (che fa tanto Dario Argento) piuttosto che dare un minimo spessore a questo o quel manichino che zompetta sulla scena. Il risultato è una storia senza storia, dove l’assassino di turno neanche si spreca a dare uno spiegone finale al pubblico per dare un senso ai suoi efferati omicidi e dove, forse per giustificare il titolo del film, s’incastra a forza (spintonando alla grande tra le maglie del soggetto) la faccenda del parademone tibetano.
Sul finale meglio stendere un velo pietoso….Mandrake avrebbe di sicuro fatto meglio!
Sarei proprio curioso di leggere il soggetto originale di Sacchetti (che ha lavorato con quasi tutti i registi di “genere” italiani) per capire quanto sia stato devastante l’intervento di Gensini e Zampaglione in fase di sceneggiatura.
Alla fine dei giochi Tulpa si è rivelato l’ennesimo Tiro Mancino di quel geniaccio di Zampaglione ai danni del pubblico pagante.
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Archiviato in:CINEMA, DVD Tagged: paura all'Italiana, psychothriller, sangue & frattaglie, thriller

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