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Tumore al seno: è allarme in tutto il mondo

Creato il 13 giugno 2013 da Michelotto
Tumore al seno: è allarme in tutto il mondo Mentre continua l' ondata di irrazionalità emotiva scatenata dalla vicenda di Angelina Jolie, con il moltiplicarsi di richieste di test genetici, dopo le mie considerazioni sull' intera questione (che si possono leggere nei miei ultimi  post, "Mastectomia preventiva? No, grazie - prima e seconda parte") e dopo la pubblicazione di una testimonianza di guarigione da un cancro al seno ritenuto incurabile, ho pensato questa volta fosse venuto il momento di scegliere come tema proprio questa patologia, anche perchè la sua diffusione, è opportuno precisarlo, è in continua crescita.
Come forse pochi sanno, infatti, in Italia attualmente sono 40mila i nuovi casi ogni anno, mentre nel 1998, quando ho iniziato ad interessarmi al Progetto DIANA, si era ancora a quota 30mila (+ 25% in appena 15 anni). Si tratta della forma tumorale in assoluto più diffusa, che colpisce una donna su otto (il carcinoma mammario esiste anche nell' uomo, ma è estremamente raro) e solo in Italia i morti  ogni anno sono  più di 11mila
Ma se questi dati già da soli fanno spavento, sono alcuni particolari a far venire i brividi. Come il fatto che sia la prima causa di morte nella fascia d' età fra 35 e 50 anni e che per chi ha meno di 40 anni le probabilità di morire sono del 52% superiori rispetto ai soggetti  più anziani. Questo tumore si presenta infatti nelle forme più complicate e maligne proprio nei soggetti più giovani, e se il rischio aumenta con l' età, l' attuale tendenza è di anticipare la sua comparsa. Negli ultimi sette anni in particolare si è assistito ad un incremento di quasi il 30% fra le donne di età inferiore a 40 anni (!!!).
Ma al di là del sensazionalismo che questi pochi dati possono suscitare, pur nella loro freddezza, vorrei che ognuno si fermasse un pò a riflettere e si rendesse conto che, non solo quello al seno, ma il cancro in genere è l' emblema del fallimento non solo della scienza  com' è comunemente intesa e gestita e di tutto il sistema medico vigente, ma dell' intera nostra società.
Il cancro, la malattia degenerativa per eccellenza, non è che l' ultimo stadio evolutivo di una condizione di cronica disarmonia con la nostra vera natura e col nostro ambiente che è andata evolvendo attraverso varie tappe (che corrispondono ad altrettanti disparati problemi di salute). Anche un banale problema di pelle, se a lungo trascurato o trattato con rimedi sintomatici, ha la possibilità di evolvere nel tempo in una neoplasia, perchè ogni volta che si presenta un sintomo, la malattia tende ad organizzarsi ad un livello più profondo, se non si provvede a rimuovere le cause sottostanti. 
Il cancro ha dunque le sue radici nel nostro modo di vivere sempre più innaturale e di pensare, perchè in realtà non c'è soluzione di continuità fra un qualsiasi problema di salute e la malattia neoplastica.
Alla luce di tutto ciò diventa evidente l' inadeguatezza dei comuni trattamenti, che considerano il cancro come un disturbo specifico dovuto ad una fatalità, un incidente di percorso che va eliminato a tutti i costi con rimedi ultraspecialistici (peraltro più che discutibili) e senza preoccuparsi di tutto ciò che è a monte e che ha fatto da terreno di coltura.
Più che di farmaci sempre più efficaci nel combattere e distruggere il nemico con meno effetti collaterali possibili, affinchè si possa invertire questa tendenza degenerativa è necessario un profondo cambiamento di coscienza che consideri il malato non come un organismo vivente che ospita al suo interno un gruppo di cellule "impazzite" da eliminare al più presto con ogni mezzo possibile, ma come un essere umano che in qualche modo si è reso responsabile, suo malgrado, della condizione che si è determinata.
Ed è proprio il linguaggio "bellico" generalmente usato in questi casi, quando si parla di guerra, di lotta al cancro, visto ovviamente come un nemico, e di cellule che "impazziscono", a tradire la mancanza di comprensione attorno a questa manifestazione che, come tutte le malattie, rappresenta nient' altro che una forma di adattamento dell' organismo nel suo insieme ad una situazione critica. Il corpo cerca, nella fattispecie, di isolare qualcosa di potenzialmente dannoso, in modo che tutte le sue principali funzioni vitali possano continuare regolarmente. Insomma, si tratta di una strategia di sopravvivenza e non di un nemico sadico e spietato che si accanisce contro di noi. Perciò gli unici "pazzi" sono quelli che si ostinano a non capire che tutte le manifestazioni naturali hanno un senso.
Questo implica che ogni qualvolta ci opponiamo all' operato della natura, interferendo con essa e ostacolando qualcosa, non facciamo che rimandare il problema e creare le condizioni per una recrudescenza.
La prossima volta conto di soffermarmi su questo specifico tumore che, lo ripeto, è il n. 1 al mondo, cercando di spiegarlo da un' ottica diversa da quella cui siamo abituati, sperando così di fornire qualche informazione utile per meglio comprenderlo,  prevenirlo e, perchè no, poterlo curare.
Michele Nardella

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