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Tunisia /Una crisi complessa che cerca soluzioni laiche o quanto meno di compromesso

Creato il 13 febbraio 2013 da Marianna06

Tunisia

 

Nell’impegno di ricercare, ad ogni costo, eventuali e praticabili soluzioni ma nei fatti, sono implicati, in Tunisia , in queste ore, soprattutto i 58 parlamentari dell’opposizione politica.

Essi non intendono più partecipare ai lavori della Costituente senza interventi oggettivamente risolutivi della crisi reale.

Una crisi che nasce nel Paese, com’è noto, dalla contrapposizione tra il fronte secolarista  agguerrito e gli islamisti,con le loro divisioni interne, che non lo sono certo di meno

I primi, durante i funerali di Choukri Belaid , hanno fatto ben ripensare chi fosse scettico sulla resistenza ideologica della cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”.

Quella che poi fu la prima in ordine di tempo, all’epoca, nell’Africa maghrebina, seguita a ruota da Egitto e poi da Libia.

Urge, comunque, adesso per adesso, in Tunisia, recuperare stabilità interna e credibilità politica esterna.

Senza queste due condizioni politiche si rischia , più o meno com’è stato finora, l’ingovernabilità continuativa e, cosa peggiore, specie per le giovani generazioni, si prospetta la minaccia di un islam intransigente e oscurantista, che nulla o quasi nulla di buono può proporre.

Bisogna, allora, definire prioritariamente che tipo di Governo avrà, a breve , la Tunisia.

Questo urge e non deve essere più tramandato.

I 58 uomini dell’opposizione domandano perciò che nel famoso Consiglio dei saggi, presieduto da Hamadi Jebali, si analizzino con serietà i termini della crisi e si calendarizzino  gli incontri propositivi  e forieri di eventuali soluzioni.

Ennahada, come era nei suoi obiettivi egemonici, ha grossissime responsabilità in questa gestione politicaultima, dopo la cacciata di Ben Alì ,e Jebali non può più nascondersi dietro un dito, adducendo pretestuose scuse di difficili e mancati accordi all’interno del partito.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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