Twitter ha annunciato di aver querelato la Turchia in seguito alla multa di circa 50.000 dollari che il governo di Ankara aveva emesso nei confronti del social network statunitense, accusato di non aver rimosso contenuti che il ministero delle Telecomunicazioni turco ha definito di “propaganda terroristica”.
Il ministro Binali Yildirim ha dichiarato quindi che, preso atto del mancato pagamento da parte dell’azienda, il governo turco valuterà gli opportuni provvedimenti, non specificando quali ma garantendo che, per ora, non è contemplata l’ipotesi dell’oscuramento del sito.
Continua quindi la battaglia di Ankara contro i social network ed i mezzi di informazione che il governo non riesce a tenere sotto controllo: mentre i giornalisti in patria possono essere imprigionati ed i giornali minacciati, la stampa estera è invece incontrollabile, già in passato sono infatti stati censurati video pubblicati su YouTube o su altri siti web stranieri, nei quali erano presenti contenuti satirici su Maometto o su uomini politici turchi.
Ha un che di paradossale il fatto che l’esecutivo del presidente Erdogan si indigni invece per della presunta “propaganda” in sostegno della jihad, mentre il suo governo, come provato da video e documenti diffusi dal Cremlino[1], sostiene clandestinamente il vicino Stato Islamico con rifornimenti di armi ed acquistando il petrolio contrabbandato dall’Isis.
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Turchia. Ankara accusa Twitter, ‘propaganda jihad’; mentre Erdogan commercia con l’Isis
Creato il 08 gennaio 2016 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniI suoi ultimi articoli
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