di Filippo Urbinati
Negli stessi anni in Turchia, sotto la spinta dell’allora Presidente Turgut Özal, andava prendendo forma quella che è stata definita la politica panturchista, ovvero la volontà di creare sinergie ed estendere la propria sfera di influenza sulle Repubbliche turcomanne del Caucaso meridionale e dell’Asia Centrale.
Da questa convergenza è nata una solida relazione che, seppur con alcuni alti e bassi, ha attraversato tutti gli anni Novanta e il primo turbolento decennio degli anni Duemila. Pilastri di questo rapporto sono stati, e continuano ad essere, la comunanza etnica, che si esplica anche attraverso una notevole somiglianza linguistica, e l’interscambio energetico. Il secondo pilastro, in particolare, ha acquisito una rilevanza crescente per la Turchia sia a causa dell’incredibile crescita economica degli anni Duemila, che ha incrementato esponenzialmente il fabbisogno energetico di Ankara, sia per il mai sopito desiderio di diventare un hub energetico in grado di collegare le riserve del Caspio e del Medio Oriente con i ricchi mercati europei. Se al petrolio si deve la costruzione di un tale rapporto solido – si veda la costruzione dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) –, le prospettive legate al settore del gas azero sembrano aver modificato gli interessi strategici turchi, come dimostrato dalla realizzazione del gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum (BTE).
Questo Research Paper si propone dunque di indagare sulle relazioni tra Turchia ed Azerbaijan. Dopo una breve descrizione della situazione interna in Azerbaijan, si affronteranno gli aspetti politico-diplomatici e gli effetti del nodo irrisolto del Nagorno Karabakh sulla questione energetica per poi concludere analizzando le prospettive che riguardano non solo le relazioni bilaterali ma anche i più generali equilibri regionali.
Scarica gratuitamente il Research Paper N°28/dicembre 2014: ”Turchia e Azerbaijan: una relazione all’ombra delle pipelines“
Photo credits: World Bulletin
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