Il governo ha reagito alle inchieste che hanno coinvolto personalità e imprenditori vicini al premier (tra cui, secondo alcuni organi di stampa, ci sarebbe anche il figlio Bilal Erdogan) rimuovendo dall'incarico centinaia di dirigenti e di funzionari della polizia, fra cui i responsabili delle inchieste anti-corruzione, e trasferendo due magistrati titolari di due filoni dell'inchiesta. Erdogan ha inoltre presentato un disegno di legge in parlamento per porre il Consiglio supremo dei giudici e dei procuratori (il Csm turco) sotto l'autorità del ministro della giustizia. Una mossa definita incostituzionale dall'opposizione e che è finita anche nel mirino di Bruxelles. Dopo il primo incontro a Strasburgo, fra il commissario europeo all'Allargamento, Stefan Fuele, e il nuovo ministro degli Affari europei e capo negoziatore con l'UE, Mevlut Cavusoglu, la Commissione europea ha, infatti, annunciato che esaminerà la bozza del progetto e che comunicherà la sua opinione alle autorità di Ankara prima di un qualsiasi voto parlamentare.
Fuele ha anche precisato di attendersi che la Turchia “prenda tutte le misure necessarie per assicurare che le recenti accuse di corruzione siano affrontate senza discriminazioni o preferenze, in maniera trasparente e imparziale” e che “qualsiasi cambiamento del sistema giudiziario non deve mettere in discussione l'impegno della Turchia” a rispettare ai criteri richiesti dall'UE. Per altro, il premier turco, atteso a Bruxelles martedì 21 gennaio per un incontro con il presidente della Commissione, Jose' Manuel Barroso, si è detto disponibile a “congelare” il progetto di riforma se l'opposizione approverà una modifica della Costituzione che vada nello stesso senso. Kemal Kilicdaroglu, leader del CHP, il Partito repubblicano popolare fondato dal padre della Turchia moderna, Kemal Ataturk, e principale forza dell'opposizione, ha risposto che se ne può parlare a patto che sia garantito il principio di separazione dei poteri e preannunciato un ricorso alla Corte costituzionale. Intanto lo scontro parlamentare sul provvedimento è degenerato in una rissa con insulti, schiaffi, lanci di bottigliette d'acqua e perfino di un tablet.
A favore di una modifica costituzionale, si è espresso anche il presidente della repubblica, Abdullah Gul, compagno di partito di Erdogan. Ma più che un assist, quella di Gul sembra l'ennesima, felpata presa di distanza dal premier in vista delle presidenziali di agosto, alle quali l'attuale capo dello stato potrebbe candidarsi contro Erdogan che punta da tempo alla presidenza della repubblica. Stando a quanto scritto da Zaman (quotidiano che, per inciso, fa parte della galassia riconducibile all'organizzazione di Fetullah Gulen) non è escluso che il presidente possa rifiutarsi di controfirmare la legge sui giudici se sarà approvata. In effetti, come fanno notare alcuni analisti, Gul, rispettato dall'opposizione e non ostile a Gulen, potrebbe essere proprio il principale beneficiario dello scandalo che sta facendo tremare il quadro politico turco. Prima delle presidenziali di agosto ci sarà a marzo il test cruciale delle elezioni locali. A meno che Erdogan non decida di forzare la mano e provocare elezioni parlamentari anticipate, alle quali comunque non potrebbe candidarsi per un terzo mandato da premier. Comunque vada le prossime settimane non ci lasceranno senza notizie dalla Turchia.