Secondo il quotidiano Radikal, l'appello di Ocalan è nato in seguito ad una serie di incontri con i funzionari dei servizi segreti. Il giornale spiega che “una delegazione è andata a Imrali in tre occasioni” e che “un alto dirigente ha partecipato a una delle tre visite in cui è stato richiesto l'intervento di Ocalan”. Nelle carceri dove si trovano i detenuti che hanno attuato lo sciopero sono intervenute inoltre equipe di sanitari per assistere i detenuti più gravi (quasi 150 secondo quanto reso noto del ministero della Giustizia). Inoltre il governo turco ha accettato di presentare un provvedimento di legge ad hoc che consentirebbe ai detenuti di utilizzare la loro lingua madre nei processi dove sono imputati.
La conclusione, almeno per il momento, dello sciopero della fame, che stava rischiando di trasformarsi in una tragedia, ha fatto tirare il fiato al governo Erdogan: “Ringrazio i detenuti che hanno preso questa decisione, hanno fatto la cosa giusta, non hanno turbato il popolo turco, perché nessuno voleva che questi scioperi avessero come esito delle morti”, ha dichiarato il vicepremier, Bulent Arinc, secondo il quale la fine dello sciopero “ha evitato grandi dolori e sofferenze alla nazione turca”.