Posted 26 novembre 2012 in Slider, Sudest, Turchia with 0 Comments
di Emanuele Cassano
Come già trattato da East Journal, recentemente il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan ha approfittato della sua visita ufficiale in Germania per rivolgere un ultimatum all’Unione Europea contro le infinite trattative legate all’ingresso della Turchia. Erdoğan ha fissato il 2023 come data ultima del possibile ingresso della Turchia nell’Unione, facendo capire che il paese non ha più voglia di essere preso in giro, e pretendendo una svolta nei negoziati.
Turchia – UE, una storia lunga 25 anni
Sembra essere una telenovela senza fine quella che vede come protagoniste Ankara e Bruxelles: già dagli anni sessanta la Turchia manifestò il proprio interesse nel fare parte della CECA (l’antenata dell’UE), interesse diventato sempre più forte in seguito ai primi allargamenti dell’Unione. L’Europa diventò quindi un obiettivo per il paese: il 14 aprile 1987 la Turchia presentò la domanda di adesione all’Unione Europea, ma dovette aspettare però ben dodici anni prima di ottenere lo status di candidato (12 dicembre 1999). Dovranno passare altri cinque anni prima che il Consiglio dell’Unione Europea concordi di dare inizio ai negoziati per l’ingresso della Turchia nell’UE, i quali vengono avviati a partire dal 3 ottobre 2005. Tali negoziati sono però condizionati da una serie di richieste alle quali Ankara deve adempire, come il riconoscimento turco della Repubblica di Cipro e la conseguente smilitarizzazione della parte settentrionale dell’isola, oltre all’obbligo di promuovere riforme nel campo del diritto e delle libertà civili.
Ostacoli insormontabili?
Secondo Amnesty International la Turchia ha compiuto pochi progressi per migliorare la tutela dei diritti umani negli ultimi anni. Preoccupa soprattutto la situazione delle minoranze principali, come i curdi, i quali rimangono fortemente discriminati dal governo di Ankara, vivendo in difficili condizioni sociali e vedendo calpestati i propri diritti. La libertà di stampa e di opinione sono altri grandi problemi che caratterizzano il paese, così come il problema dei rifugiati, non sufficientemente tutelati. Un ulteriore problema che sembrava ormai superato è apparso ultimamente all’orizzonte: la pena di morte, abolita dalla Turchia nel 2004 proprio per far fronte alle richieste di Bruxelles ma rievocata recentemente da Erdoğan, il quale avrebbe pensato di ripristinare la pena capitale abolita da un suo stesso governo (l’ultima delle minacce che il primo ministro turco ha indirizzato all’UE).
C’è poi il caso di Cipro, complicata vicenda che divide fortemente le due parti, riguardo alla quale non si riesce a trovare un accordo che metta d’accordo entrambi i litiganti. L’isola è divisa in due zone: una parte settentrionale occupata militarmente dai turchi dal 1974 e riconosciuta da Ankara, e una parte meridionale, di lingua greca, facente parte dell’UE dal 2004 e in seguito anche della zona euro. Nella sua recente visita in Germania Erdoğan ha voluto affrontare l’argomento, affermando che la Turchia riconosce la parte settentrionale di Cipro come uno stato, mentre altri possono non farlo, ricordando inoltre che anche la stessa Merkel, in passato, ammise che l’entrata della parte meridionale di Cipro nell’Unione Europea fu uno sbaglio. Per colpa di questa vicenda la Turchia ha minacciato più volte di interrompere le proprie relazioni con Bruxelles, soprattutto in occasione della nomina di Cipro come presidente di turno dell’Unione. L’Europa però non vuole abbandonare la propria posizione, e si ha l’impressione che l’isola sia destinata a rimanere ancora a lungo teatro di scontri politici tra le due parti.
Mamma li turchi
Al di là delle motivazioni ufficiali per le quali l’Unione Europea temporeggia nell’accogliere la richiesta turca, ci sono poi altre ragioni non troppo velate per le quali il paese non è molto benvoluto all’interno dell’Unione. In caso di un’eventuale adesione di Ankara nell’UE, la Turchia, con i suoi 79,4 milioni di abitanti, sarebbe il secondo Stato più popoloso dell’Unione, seconda solo alla Germania (83,3); ottenendo di conseguenza un elevato numero di rappresentanti nel parlamento europeo, facendo acquisire al paese un grande peso a Bruxelles. Un altro motivo per cui l’Europa sembra essere diffidente nei confronti di possibile ingresso turco nell’UE è la religione: l’Europa cristiana non vede di buon occhio la possibile entrata di Ankara nell’Unione, poiché in caso d’ingresso di quest’ultima quasi 80 milioni di musulmani diventerebbero cittadini europei, i quali sommatisi ai 53 milioni già presenti in Europa (tra i quali 16 milioni nell’UE) andrebbero a minare fortemente la supremazia del cristianesimo nel Vecchio Continente, cosa che l’Occidente vorrebbe evitare.