L'ex capo di stato maggiore
generale turco Isik Kosaner
Le affermazioni sono state registrate di nascosto nel corso di conversazioni che Kosaner ha avuto negli ultimi mesi, in occasione di sue visite a varie unità militari. Le registrazioni audio sono comparse su internet la scorsa settimana pochi giorni dopo l'attentato del 17 agosto, che ha provocato la morte di dodici soldati per mano del Pkk, l'organizzazione guerrigliera che si batte per l'indipendenza del Kurdistan. E tre settimane dopo le improvvise dimissioni di Kosaner e dei vertici militari in polemica con il governo di Recep Tayyip Erdogan. Dopo una settimana di silenzio l'ex numero uno delle forze armate turche ha confermato le rivelazioni con un comunicato stampa.
“Confermo tutto quello che ho detto; la voce nelle registrazioni è la mia, ma è triste vedere come le mie parole siano state alterate quando rivolte al pubblico”. Così si legge nella nota in cui Kosaner spiega di aver voluto chiarire la sua posizione per evitare che alcune sue parole possano danneggiare la memoria dei soldati caduti e che si tratta di “un'autocritica per avvisare i suoi uomini e motivarli”. Al di là delle spiegazioni, anche chi non è esperto delle dinamiche interne alle forze armate turche e dei loro rapporti con il potere politico, non fa fatica a capire che si tratta dell'ennesima prova delle tensioni che attraversano anche il potente esercito turco, uno dei più numerosi della Nato, attore politico (ed economico) di primo piano, capace di intervenire pesantemente nella vita del Paese, come testimoniano i quattro colpi di stato in meno di trent'anni.
Leggi qui il comunicato di Kosaner pubblicato da Hurriyet Daily News
Le parole di Kosaner rimandano, inevitabilmente, al braccio di ferro in corso da anni tra il governo islamico-moderato e i militari, con questi ultimi capaci, fino ad un certo punto, di costituire un'opposizione anche più forte di quella parlamentare, ma che negli ultimi tempi hanno subito una serie di sconfitte. L'ultima poche settimane fa: alla fine di luglio, i comandanti delle forze armate si erano dimessi in blocco per protestare contro le mancate promozioni degli ufficiali finiti in carcere nei mesi scorsi perché sospettati di aver preso parte nel 2003 all'operazione “Balyoz”, il presunto tentativo di golpe, oggetto di una controversa indagine. Una prova di forza in vista della riunione del Consiglio supremo militare che, a inizio agosto, doveva procedere alla nomina dei nuovi vertici. Ma il Consiglio si è concluso con una soluzione di compromesso, che ha visto i militari per la prima volta fare un passo indietro rispetto al governo, cosa che ha spinto diversi osservatori a parlare di inizio di una “seconda repubblica” in Turchia.
Seconda repubblica o no, è evidente che è iniziato un nuovo corso nei rapporti tra militari e politica, come dimostra anche il fatto che le congratulazioni per l'anniversario della vittoria nella guerra d'indipendenza del 1922, su proposta del nuovo capo delle forze armate Necdet Ozel, verranno rivolte al presidente della repubblica Abdullah Gul e non, com'è sempre avvenuto fin'ora, allo stesso capo di stato maggiore. Le parole di Kosaner segnalano che tra i militari c'è malcontento, forse anche sfiducia, che le forze armate non sono più un blocco monolitico (o che almeno ormai non riescono più a mostrarsi come tali) e che le grandi trasformazioni sociali e politiche che la Turchia vive da un decennio (con l'arrivo al potere del governo islamico-moderato di Recep Tayyip Erdogan) non hanno lasciato indenne nemmeno il baluardo dello Stato laico fondato da Mustafa Kemal Ataturk. [RS]
Le registrazioni delle affermazioni di Kosaner le potete ascoltare qui