In Marocco esiste un settore dove l’orientamento prodotto prevale nella maniera più eclatante e tenace; quello del turismo. L’industria turistica è percepita tradizionalmente come la chiave del successo economico del paese e rappresenta una parte importante del PIL, miliardi di DH di fatturato, centinaia di migliaia di dipendenti diretti e indiretti. Tutto questo è oggettivo, ma bisogna sapere cosa si vuole e sciogliere il nodo del problema “turismo”. Apprendiamo che nel 2010 oltre 9 milioni di turisti hanno visitato il paese, generando una cifra d’affari vicina ai 5 miliardi di euro. Bene o male? In primis, perchè queste cifre siano credibili e permettano di misurare realmente la qualità della politica adottata, bisognerà escludere i MRE (marocchini residenti all’estero). Il piccolo arcipelago delle Canarie ha registrato nello stesso anno gli stessi arrivi del Marocco (8,6 milioni di visitatori) e il doppio in termini di fatturazione (8,95 miliardi di euro). Infine, queste cifre non possono mascherare il punto nevralgico del tasso di ritorno effettivo. Questo tasso è all’incirca del 6% mentre è del 30% in Turchia. Questo fa si che ci si chiede : perchè il paese ha cosi’ difficoltà a far ritornare i suoi visitatori? Perchè non si fa nulla per capovolgere questa situazione? Il problema non è di ieri. È nato grazie alla proposta di un anziano direttore dell’ONMT (Ufficio Nazionale Marocchino del Turismo): “Dobbiamo metterci d’accordo sul prodotto che noi vogliamo”. “Noi”, quindi l’ONMT, il ministero che tutela il turismo e l’insieme dei professionisti del settore. Di colpo, l’attenzione venne focalizzata sulla pubblicità e sulle azioni di promozione; porta a porta dagli agenti di viaggio europei, inviti ad Agadir o Marrakech dove gli si chiede di “trasferire un numero crescente di viaggiatori”. L’investimento pubblicitario e soprattutto la vendita al ribasso sono messi in primo piano come gli unici mezzi per far progredire la destinazione sui mercati stranieri. L’assurdità del ragionamento salta agli occhi con evidenza; da oltre 40 anni, i responsabili del settore non fanno altro che improvvisare, pilotando a vista. Nessuna azione per valorizzare il prodotto che esiste allo stato grezzo, trovando un pakaging attraente. Il rimedio non consiste nel creare un sito internet per invogliare i vacanzieri stranieri ad acquistare il loro soggiorno e non è sufficiente che lo Stato sovvenzioni la messa a livello del parco hôtelier e il rinnovo degli stabilimenti degradati. Esiste un vero malinteso: i mestieri del turismo non si limitano solo all’ardore zelante del personale hôtelier, a qualche escursione o spettacolo naïf. Immaginiamo il Marocco offrire delle bermuda quando la richiesta del mercato è quella di pantaloni. Non è questo che fanno oggi gli operatori del settore? Quale tipo di turismo devono sviluppare: di massa o di alto livello? Quale tipologia di accoglienza bisogna privilegiare: hôtel di lusso oppure semplici 3 stelle, riad, maison d’hôtes, relais, rurali? Non si tratta di sapere quello che si vuole fare ma quello che si deve fare. Da molto tempo le grandi tendenze sono conosciute: esotismo, attività fisiche, confort, ma anche sicurezza e pulizia (strade e luoghi pubblici), senso dell’organizzazione, guide, commercio. L’essenziale è di sapere rispondere, di creare l’ambiente propizio. I turisti non sono più quelli di un tempo. Mutazioni importanti hanno avuto luogo sul versante del concept vacanziero e del piacere, dalla scelta della destinazione e alla valutazione dei vantaggi e delle formule di pagamento, ecc… L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) ha predetto che il turismo del XXI° secolo sarà “povero in tempo e ricco in valuta”, che le vacanze saranno più brevi e limitate a qualche giorno. Questa tendenza dovrà favorire il viaggio a tema e le crociere (con visite in diversi siti con una sola escursione di corat durata). I vacanzieri esprimono sempre più bisogni di vitalità e di diversità: desiderano vivere avvenimenti fuori dal comune, qualche sorso di adrenalina. Nuove aspettative sono espresse, come le camminate in montagna, l’esplorazione, sport a contatto con la natura (parapendio, volo libero, ecc..). Queste constatazioni raggiungono le conclusione dell’Omt che prevarrà l’ecoturismo, il turismo d’avventura, il turismo culturale e le crociere domineranno il mercato mondiale dei viaggiatori negli anni a venire. Il turismo culturale è una nicchia succulenta. Le medine di Fès, di Marrakech e di Tétouan, la piazza Jemma el Fna, il sito archeologico di Volubis, la città storica di Meknès (sotto protezione UNESCO), costituiscono un argomento turistico forte e impattante. Aggiungiamo poi le mederse, i diversi moussem annuali, la processione dei ceri di Salè, la musica andalusa, le Fantasie, l’arte dei tappeti, le ceramiche e innumerevoli altre curiosità. Il patrimonio storico marocchino, particolarmente denso, non chiede altro che essere rigenerato e messo in valore intelligentemente. Una cosa è certa: le catene alberghiere relizzano i prodotti che conoscono, che sanno far funzionare e che si integrano immediatamente nelle loro visioni. Gli “ingredienti” locali sono strumentalizzati: incantatori di serpenti, saltibanchi, piccole orchestine, guide e artigiani sono recrutati dai gerenti degli hôtels. Le popolazioni diventano feticci, mandate loro stesse “a fare mercato” (vedi il moussem di Imilchil, le danze berbere, Jemaa el Fna). I restauri di facciata (chiamati architettura locale!), gli ingressi “esotici”, i negozi di souvenirs, i venditori vestiti con i costumi tradizionali….queste le principali componenti di queste ricette. Cosa rimane della qualità delle prestazioni? Poco. Il parente povero del prodotto è l’animazione. Certo, ogni tanto si sente parlare (vivaiddio!) del Festival di Musica Sacra, quello delle Arti Culinarie, quello della Fantasia, delle Sinfonie del Deserto, ecc.. L’animazione quotidiana pone molte domande: al di la del perimetro dell’Hôtel o del villaggio vacanze, è crudelmente in difetto. Bagni di sole e passaggiate sono lontane dall’essere sufficienti, il turista si annoia a non fare nulla. La replica di un professionista fa riflettere: “E’ molto bello far dormire i turisti in ambienti confortevoli ma dormono otto ore e vivono il resto della giornata”. La DEAT (Direzione delle imprese e attività turistiche) ha l’incarico di classificare gli hôtels. Le missioni di ispezioni che realizzano i rapporti presentati non sono mai realmente presi in considerazione. Non esistono sanzioni radicali a certi stabilimenti, mal gestiti, continuano a funzionare con la vecchia classificazione (un caso durato a lungo fu quello dell’Hôtel Imilchil a Marrakech). L’atmosfera di disorganizzazione è da sola un motivo serio di defezione: perchè le prenotazioni sono approssimative, perchè durante un escursione le guide arrivano tardi al mattino, perchè i mezzi di trasporto sono al limite della decenza e gli autisti inguardabili? La mancanza di onestà negli affari (guide, bazaristi, ristoratori, venditori) accentua l’indignazione. I commercianti vogliono vendere la loro paccottiglia con tutti i mezzi disponibili; poco importa se i turisti siano soddisfatti o meno e poco importa che capiscano più tardi che sono stati truffati; quello che conta sono i soldi estorti. Dispute con gli autisti di taxi (che mai fanno funzionare il tassametro) sono molto frequenti e lontano dall’essere anodine. Avete optato per il turismo? Iniziate allora ad imporre ovunque un tariffario. Perchè rassegnarsi a lasciare i turisti alla mercé dei commercianti indelicati e incoscienti? A tutto questo bisogna aggiungere la negligenza e il degrado inequivocabile degli edifici storici. Perchè i monumenti sono affogati nell’oscurità quando cade la sera? Perchè alcuni siti sono in stato deploverole e quasi deserti ; a Meknès, la maestosa Bab Mansour merita tutta quella spazzatura nauseabonda che la circonda? Oppure a Bab Doukkala, Marrakech, sempre colma di rifiuti ovunque. A Tangeri, la Kasbah, principale attrazione storica, è circondata permanentemente da calcinacci di costruzioni. Le strade e anche le principali arterie non sfuggono al disastro, esempio lampante certe strade e derbs della medina di Marrakech, sommerse dai rifiuti in diverse ore del giorno. Senza parlare poi dello stato in cui si trovano tanti bagni pubblici e quelli delle strutture private, oppure dell’inquinamento o della pericolosità di camminare nei souks con motorini che sfrecciano a tutta velocità. Le carenze, gli abusi, l’inciviltà e tanto altro ancora costituiscono un problema enorme. Turisti che decidono di sconsigliare una destinazione, non è questo un fatto allarmante? Ovunque, il tasso di ritorno è l’indicatore che più rivela lo stato di salute del settore. Se questo tasso è prossimo allo zero significa che tutto è prossimo allo zero: l’equipaggiamento turistico, la qualità dei servizi, l’animazione, la sicurezza, la relazione con i commercianti, lo stato dei marciapiedi e delle strade, la civiltà. I turisti, scontenti, lasciano il paese con l’idea che mai ci ritorneranno!. E non si riservano di parlarne nella loro cerchia sociale: in materia di marketing niente è più pericoloso del tam tam negativo che vale molto di più di splendide pubblicità patinate ma poco veritiere.
Credits: TelQuel – Thami Bouhmouch – ONMT -
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