Dopo le polemiche scatenate dall’articolo del 9 marzo su la Repubblica Soprintendenze: beni culturali in sabbie mobili di veti e burocrazia, Giovanni Valentini ha pubblicato ieri una replica, che non ci ha convinto. Soprattutto perché la rilettura del suo primo testo apre interrogativi che non vengono chiariti.
Le scuderie di Augusto emerse durante lo scavo per un parcheggio in Via Giulia che rischiano di essere coperte dai box
I precedenti: L’articolo di Valentini (1) ha suscitato appassionate reazioni di associazioni, intellettuali e “addetti ai lavori”. Su Patrimonio SOS è stato pubblicato un appello (2), Andrea Carandini, presidente del FAI , ha scritto una lettera al quotidiano (3), cinquanta funzionari e tecnici del Mibact hanno risposto al giornalista (sul sito PatrimonioSOS, insieme a vari interventi (4), il dibattito si è esteso ad altre testate (Vito Romagnoli sull’Unità (5). Il 12 marzo, su la Repubblica, la replica del giornalista: “Quelli che difendono le Soprintendenze” (6)
Roma, 13 marzo 2014. Ci sono alcuni tormentoni ricorrenti nel repertorio di stereotipi che politici e giornalisti dividono con l’uomo “comune”, come quello della “campana di vetro”, evocata quando si fanno contrapposizioni tra la vita (o la vivibilità) e l’ottusa conservazione di qualcosa che quella vita o quella vivibilità impedisce. “Non possiamo mettere la città sotto una campana di vetro”. Sottinteso: non possiamo sacrificare la vita dei cittadini per proteggere e preservare molti di quei ruderi che impediscono la realizzazione di parcheggi sotterranei, sottopassi, palazzi, sopraelevazioni e vari tipi di attività economiche e commerciali che renderebbero Roma un paradiso terrestre.
Ma l’espressione “maledizione dei coccetti”, che apre l’articolo di Valentini, va ben oltre: ridurre il patrimonio archeologico a un diminutivo/dispregiativo è una metonimia che neanche l’affarismo più cinico avrebbe il coraggio di sbandierare. E definire “maledizione” quella che a tutti gli effetti è l’unica “benedizione” rimasta – non per merito nostro – al nostro Paese, perché “ferma spesso” lavori “grandi e piccoli”, “pubblici e privati”, risponde a una precisa visione di “sviluppo” della città da far accapponare la pelle, non solo degli archeologi, ma anche dei cittadini che hanno a cuore gli interessi collettivi.
Interessante poi la citazione di Valentini dell’affermazione del neo Presidente del Consiglio Renzi “Le soprintendenze sono un potere monocratico che non risponde a nessuno, ma passa sopra a chi è eletto dai cittadini». E azzeccato il parallelismo, sottolineato dai promotori dell’appello, con “chi attaccava i magistrati anch’essi non eletti da nessuno”. Ma possiamo andare oltre. Da anni assistiamo allo spettacolo di una politica che da un lato seppellisce la giustizia sotto una montagna di norme “allunga processi” (basta vedere il funzionamento della prescrizione, caso più unico che raro nei paesi “civili”) provocandone la progressiva paralisi per la drammatica carenza di risorse e di personale, e dall’altro invoca riforme della magistratura in nome della eccessiva durata dei procedimenti.
Il giardino di Palazzo Spada dove sarà costruita una rampa carrabile di accesso al parcheggio
Accusare i funzionari delle Soprintendenze di non avere una gestione “aperta e moderna del nostro patrimonio” quando non vengono elargiti fondi necessari neanche per conservare e restaurare beni unici al mondo, desta l’inquietudine del “dove si vuole andare a parare”. Sarebbe poi interessante sapere da Valentini quale sarebbe il modo giusto per gestire i Beni culturali senza ”incatenare il Paese”. Affittando luoghi storici e musei per party privati, a quanto pare. Possiamo aggiungere: creare un parcheggio interrato per 20 auto di magistrati e funzionari del Consiglio di Stato nel cortile di un edificio storico come Palazzo Spada? O Costruire un parcheggio e chissà cos’altro sopra le scuderie di Augusto in Via Giulia? Una volta alcune testate di eccellenza – tra cui Repubblica – facevano inchieste per denunciare il degrado dei siti archeologici o i rischi a cui erano esposti i beni culturali. Oggi si chiede ai lettori mandare “segnalazioni” per compilare “l’inventario smisurato” del patrimonio culturale che la burocrazia delle Soprintendenze “imbriglia”. Che tristezza…
Matteo Renzi
PS: Valentini si indigna perchè i promotori dell’appello rilevano “l’esplicito e ripetuto rimando al corso del nuovo premier e il devoto omaggio alla sua “vision” in campo culturale”, che “ripropongono l’abusata immagine dell’italico assalto al carro del vincitore di turno”. Ma è proprio Valentini a “dirla con Renzi”, dedicando al neopremier più di un quarto del suo articolo (per l’esattezza 1313 parole delle 4627 totali) per descrivere le sue vicissitudini come “vittima” del “sistema delle Soprintendenze”, che ha rilanciato come “cavallo di battaglia” quella contro la cultura in mano “a una struttura ottocentesca”. Più che un salto sul carro del vincitore sembra un vero “monumento equestre” al nuovo leader.
AMBM
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(1) Soprintendenze: beni culturali in sabbie mobili di veti e burocrazia – Giovanni Valentini Repubblica del 9 marzo 2014Articolo Valentini Soprintendenze Repubblica del 9 marzo 2014. “Tutti i no delle soprintendenze che ostacolano i tesori d’Italia”: “A Roma si chiama “la maledizione dei coccetti”: per dire i reperti archeologici che riemergono a ogni scavo nella Caput mundi, come avviene da sempre per la metropolitana, fermando spesso lavori grandi e piccoli, pubblici e privati”. Scarica l’articoloArticolo Valentini Soprintendenze Repubblica del 9 marzo 2014
Qualche giorno fa, le associazioni che sottoscrivono questo appello hanno ripetuto una nuova dura denuncia contro l’ennesimo sfregio al nostro patrimonio culturale. In quelle righe si ribadiva anche la sollecitazione agli organi di tutela, troppo spesso accomodanti, a mantenere alta la guardia.
Per questo siamo rimasti stupefatti nel leggere ieri, su “Repubblica”, in prima pagina, un titolo come “I no delle Soprintendenze che rovinano i tesori d’Italia” e all’interno, nell’articolo, l’intera antologia degli stereotipi più logori, disinformati e disinformanti contro gli organi di tutela: un inverosimile attacco alle ragioni stesse della tutela del patrimonio.
Esercitando la “paralisi della conservazione”, la “burocrazia” delle Soprintendenze sarebbe quindi, secondo l’articolista, responsabile di “congelare la modernizzazione e paralizzare l’aspetto urbanistico delle città.” Insomma, “per dirla con Matteo Renzi, incatenare il Belpaese”. Adesso abbiamo capito meglio il senso di questo siluro a sorpresa. Più volte il presidente del Consiglio ha attaccato soprintendenti “che nessuno ha eletto” come chi attaccava i magistrati anch’essi non eletti da nessuno.
L’esplicito e ripetuto rimando al corso del nuovo premier e il devoto omaggio alla sua “vision” in campo culturale, ci ripropongono l’abusata immagine dell’italico assalto al carro del vincitore di turno. Peccato che la vittima designata, il rottamato, in questo caso, non sia tanto l’apparato dirigenziale del Ministero per i Beni Culturali, colpevole caso mai del contrario, ovvero di aver assecondato, in questi ultimi anni, tante richieste al ribasso di parte politica, quanto piuttosto il nostro stesso patrimonio archeologico, storico-artistico, paesaggistico. Pompei, Volterra, le mura aureliane crollano perché, mancando tecnici e fondi, non c’è sufficiente tutela, non perché ve ne sia troppa.
Se prevarrà questa nuova poderosa pulsione definitiva alla deregulation, l’accesso alla bellezza sarà sempre più circoscritto a pochi privilegiati, che ne possiedono in via esclusiva le chiavi. Gran parte del patrimonio sarà trasformata e stravolta in tante Disneyland per turismo globale, mentre l’altra, la meno “redditizia”, rovinerà su sé stessa nel giro di pochi anni, sepolta dal cemento e dai rifiuti.
L’11 novembre 1786, a commento di una passeggiata romana, Goethe scriveva: “Questi uomini lavoravano per l’eternità; tutto essi hanno preveduto tranne la demenza dei devastatori, cui tutto ha dovuto cedere.”
Se questo è il nuovo che avanza, il retrogusto sa d’antico. Anzi di vecchiume reazionario.
Roma, 10 marzo 2014
Vezio De Lucia, presidente Associazione R. Bianchi Bandinelli
Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza
Alberto Asor Rosa, presidente Rete dei Comitati per la difesa del territorio
Maria Pia Guermandi, Consigliere Nazionale Italia Nostra
Edoardo Salzano, Direttore eddyburg.it
Anna Marina Foschi, presidente Italia Nostra Emilia-Romagna,
Carlo Alberto Pinelli, presidente Mountain’s Wilderness
Desideria Pasolini dall’Onda, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Paolo Leon, Mario Torelli, Marco Tullio Giordana, Donata Levi, PatrimonioSos, Adriano La Regina, Andrea Emiliani, Corrado Stajano, Gianandrea Piccioli, Pier Luigi Cervellati, Paolo Fabbri, Paolo Berdini, Antonio Pinelli, Sauro Turroni, Luciana Prati, Giovanna Borgese, Francesca Valli, Nino Criscenti, Fernando Ferrigno, Giulio Castelli, Paolo Cacciari, Pier Giovanni Guzzo, Gabriele Simongini
(3) http://www.manuelaghizzoni.it/2014/03/10/salviamo-i-soprintendenti-di-andrea-carandini/
13-03-2014
Ancora firme per l’appello contro l’articolo di Valentini su Repubblica (in continuo aggiornamento)
12-03-2014
Sull’articolo di Valentini: intervento di Bruno Zanardi
12-03-2014
Una replica a Giovanni Valentini dai funzionari tecnici del Mibact
12-03-2014
RASSEGNA STAMPA: aggiornata al giorno 12/3/2014
11-03-2014
Continuano ad arrivare adesioni alla protesta contro l’articolo di Valentini su Repubblica
10-03-2014
Risposta della presidente di Assotecnici all’articolo di Valentini su Repubblica
10-03-2014
Un’altra risposta all’articolo di Valentini su La Repubblica. Più tecnici e più mezzi per la tutela, e non meno tutela
09-03-2014
Intervento di Giuliano Volpe a proposito di ‘I no delle Soprintendenze che rovinano i tesori d’Italia’
(5) scarica l’articolo2014.03.12 l’Unità – QUELLA POLEMICA CONTRO LE SOPRINTENDENZE 2014.03.12 l’Unità – QUELLA POLEMICA CONTRO LE SOPRINTENDENZE