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Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca

Creato il 10 marzo 2014 da Junerossblog
Direttamente dalla scrivania di Noco
Da qualche mese dei piccoli incidenti quotidiani  mi hanno reso nervosa e non incline alla diplomazia che di solito mi contraddistingue. Non ritengo però, l’ho dichiarato più volte, che il mio giudizio su di un libro possa in nessun modo indurre chicchessia ad acquistarlo o meno. Mi piace scrivere a mente fresca ciò che penso, unicamente per me, me lo impongo, altrimenti, nel calderone dei molti libri che leggo ogni mese, le sensazioni rischiano di accavallarsi e di perdersi.
Detto questo, mi sento del tutto libera di pensare cosa voglio di ciò che leggo, visto che ogni titolo che commento l’ho acquistato, mantenendo, sono molto attenta su questo punto, toni civili e rispettosi del lavoro altrui. Naturalmente non sono una scrittrice quindi ciò che scrivo per me può risultare del tutto incomprensibile ai più.
 

Tutta colpa di New York di Cassandra RoccaNon amo la giungla delle auto-publicazioni perché, senza dilungarmi troppo,  ritengo che le case editrici, se fanno bene il loro lavoro, hanno un ruolo essenziale di filtro e revisione insostituibile. D’altra parte trovo coraggiosa la scelta  di monitorare i successi in questo campo e riproporli (opportunamente editati) con un marchio editoriale, come a voler dimostrare che si desidera dare importanza al gusto del pubblico.
 Volendo premiare, quindi, sia la coraggiosa Casa Editrice Newton Compton, sia il nome italiano esordiente di copertina, come faccio spesso, ho comprato il giorno stesso dell’uscita il libro digitale (eh sì, non nascondo che il procedimento d’acquisto on-line è comodo e veloce) : Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca.
Ho letto il libro qualche giorno dopo Natale cercando una lettura d’evasione adatta al periodo. Ed ho trovato ciò che volevo: spirito natalizio, ritmo  scandito da qualche incomprensione, un tocco d'ironia e tanto romanticismo; insomma una bella  favola natalizia scritta con uno stile semplice, fresco e scintillante, condita da dialoghi frizzanti e da un'atmosfera luccicante che fa molto Natale.
I personaggi, sebbene del tutto inseribili nei tipici schemi favolistici tradizionali sono credibili e verosimili, sia i  principali, sia i secondari: non sono indimenticabili ma sono piuttosto riusciti.
Insomma: piacevole e rilassante, romantico al punto giusto, dolce, ma non iperglicemico. E soprattutto rilassante perché semplice!
Ma una costruzione coerente e lineare, una scelta di ambientazione azzeccata per il periodo, un’elevata leggibilità non bastano certo  per me per meritare il voto riservato all’eccellenza!
Innanzitutto, voglio essere molto chiara: la scelta dell’ambientazione è del tutto anonima.
Non conosco New York, e, confesso, nemmeno così tanto Milano…
Ma sì, entrambe le location  mi  van bene come sfondo se la scena è costruita in modo accattivante e personale.
Riporto ciò che ho scritto a caldo sul mio social preferito anobii, dove, per incoraggiamento, ho assegnato 4 stelline al romanzo:

Unica nota dolente, che per me è un pallino, devo essere sincera, è questa: da un'autrice italiana io mi aspetto una location italiana... sarà un limite campanilistico, ma io lo noto subito.
Perché non Milano? Molte delle caratteristiche descritte (neve, freddo, addobbi scintillanti e regno dello shopping) ci sarebbero state senza neppure troppo sforzo.

Aggiungo, a freddo, che Io (ma forse solo io, per carità) amo l’ambientazione italiana perché riscontro che  normalmente un’autrice italiana in casa sua riesca a tirare fuori il meglio.
Vediamo se riesco a spiegarmi: un autore scrive prima di tutto con talento, tecnica, mestiere, ordine, ma anche con il cuore. E questo è un aspetto non secondario rispetto agli altri! Altrimenti il romanzo è piatto, magari perfetto stilisticamente, ma monodimensionale.
Di solito, trovandosi a dover costruire una scena in posto che ben conosce, e che ama, uno scrittore riesce a far suo l’intreccio, ad infondere quel quid, quella marcia in più  di personalità che dona sentimento ad uno scritto. In questo romanzo c’è poca anima, poco cuore, insomma poca Cassandra Rocca. E questo è un tocco di gelo che ho percepito chiaramente e che sarebbe potuto essere facilmente superato da una pannellata di soggettività in più, magari, appunto con l’aria di casa.
Secondo importantissimo punto, su cui volutamente non ho voluto calcare la mano perché questo è un romanzo d’esordio dove i margini di crescita ci possono chiaramente essere, è che non ho trovato alcuna originalità. L’autrice non si è presa nessun rischio, nessuna variante azzardata rispetto ai clichè tipici del romance contemporaneo natalizio, manca del tutto l’audacia e il risultato è che non c’è nessuna qualità distintiva rispetto  a tante altre trame già lette, niente che me lo possa far ricordare in mezzo alla massa, davvero poco mordente: non c’è nulla che buchi le pagine, il tutto è molto ordinario. C’è molta, troppa prevedibilità: sebbene questo sia molto  rassicurante è davvero poco emozionante.
Altri aspetti che ho trovato non proprio positivi riguardano la poca solidità della trama, che talvolta sembra perdersi in incomprensioni ingiustificate tra i protagonisti  che danno  l’impressione di voler allungare il brodo senza avere un’utilità effettiva nella costruzione dell’intreccio. Imputo questi difetti puramente all’inesperienza e quindi non mi dilungo troppo.


Insomma un romanzo che confermo di voler consigliare a chi cerca una scorrevole e  luminosa lettura natalizia, che scalda il cuore per la durata della lettura e lascia il sorriso sulle labbra, ma che mi aspetto sia un punto di partenza da superare in vista di romanzi più complessi e personali.
Noco


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