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Tutta l’Italia è Pandino, il sindaco non doveva dimettersi (di Giampiero Carotti)

Creato il 08 febbraio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Felice di pubblicare una lettera a titolo personale di Giampiero Carotti, che scrive a titolo personale sulle dimissioni del sindaco di Pandino. Che nonostante tutto (“nonostante tutto”, espressione così luterana, ma qui usata politicamente) doveva restare.

Soresina, 7 febbraio 2014

Le dimissioni del sindaco Dolini sono un segnale molto forte e particolarmente significativo della situazione politico-istituzionale e delle condizioni in cui si trovano ormai a vivere (per ora e se si può chiamare vivere) i nostri comuni. Ciò che il sindaco denuncia nella sua per molti versi apprezzabile lettera di addio è una tragica realtà: i comuni sono strangolati economicamente e sempre più privati di poteri reali, quelli attraverso cui possono decidere davvero come governare i propri territori.
Però una persona nel momento in cui viene eletta a sindaco cambia di “status” e diventa rappresentante dell’intera cittadinanza. Questo ha sicuramente come conseguenza l’assunzione di una fondamentale responsabilità economico-finanziaria (ed è encomiabile la volontà del sindaco Dolini di voler lasciare i conti in ordine rimettendo il mandato) ma anche di altre responsabilità, che risiedono nella capacità di sentirsi parte di un corpo, di un “pezzo” dello Stato con una fisionomia, una storia e una funzione. Questo nostro mondo d’oggi, forgiato sulla forza del denaro e sulla visibilità personale, certo prova a chiudere ogni nostra azione (specie politica) in una piccola bolla: dunque bene ha fatto il sindaco Dolini a interessare i parlamentari del territorio e a partecipare alle manifestazioni dell’ANCI, ma una volta constatato (come dice) l’inutilità di questi atti e cosciente dell’attacco pesante che i vari governi stanno portando ormai da vari lustri agli enti locali non bisogna cedere. Bisogna raddoppiare gli sforzi e cambiare strategia. Abbandonare la partita è gesto nobile e umanamente comprensibilissimo ma è anche un brutto esempio da dare; ed è un regalo agli avversari. Se i parlamentari e l’ANCI non ottengono risultati si passa a forme di lotta più incisive. Se c’è unità e coscienza di gruppo, se cioè i sindaci hanno finalmente maturato la coscienza di essere TUTTI sotto attacco al di là degli schieramenti politici, la partita è già praticamente vinta. Se no, si lotta insieme agli altri colleghi che condividono questa coscienza: anche al di fuori dell’ANCI, se quella associazione non è d’accordo.
Al di là di quello che deciderà di fare il sindaco di Pandino, spero insomma sia chiaro a tutti i suoi colleghi che in ballo ci sono il patrimonio e l’autonomia politica di ogni comune d’Italia, che in fin dei conti è la capacità concreta di garantire i diritti dei cittadini.
Sempre più in Italia le lotte concrete vengono intraprese da soggetti auto-organizzati, che riscoprono la necessità e la bellezza di lottare (verbo guarda caso demonizzato da molti anni) insieme ai loro simili. O i sindaci (ri)scoprono il senso profondo della lotta insieme a quello della responsabilità o i loro amministrati saranno ancora più soli a combattere. E la sfiducia nelle istituzioni aumenterà ulteriormente.

giampiero carotti

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