Dal nostro inviato a Gand Lorenzo Lamperti - Dopo essere stato spedito in Scozia in mezzo a un manipolo di ubriaconi con le guance rosse, questa settimana mi era stato promessa una destinazione più gradita e sportivamente avanzata. Già mi vedevo a Old Trafford, al Camp Nou. “Va bene anche il Parco dei Principi”, pensavo tra me e me. Ricevo la mail con oggetto: “ACCREDITO CAMPIONATO STRANIERO” dall’illuminato direttore venerdì notte mentre sto trangugiando una fiaschetta di Bourbon guardando la replica di Brescia-Padova anticipo di serie B. Tutto fremente, clicco sopra con talmente tanto vigore che mi si stoppa internet e si spegne il pc. Quando dopo 25 minuti riesco a riavviare il tutto scopro l’amara realtà: inviato in Belgio per Gand-Malines.
Cioè, questo è stato proprio un affronto. Io, già costretto a sei lunghi mesi di esilio a Bruxelles qualche anno fa ora devo tornare in un Paese che come conquista culturale più avanzata ha le moules à la creme? Ligio al dovere, mi reco comunque a Lampugnano per la trasferta. Sì, perché quello spilorcio del direttore non mi fa neanche andare in aereo ma con il pullman Eurolines. Dopo 17 ore e mezza arrivo a Gand, ridente cittadina dove il 15 luglio ci sono 58 gradi sotto zero.
Arrivato allo stadio, sono continuamente indotto in errore dalle informazioni contenuti nei comunicati stampa o sul tabellone dove si legge Gent-Machelen. Ma che cos’è Machelen? Così, convinto di essermi recato nel posto sbagliato esco e vado a cercare qualcosa di mangiare. Finisco la mia domenica con una bella colica (già, perché a parte le cozze che cosa vuoi mangiare in Belgio?). Per la cronaca, la partita giusta è finita 0 a 2 per il Malines contro il Machelen., O forse era il Gand contro il Gent, boh. Dove si sia giocata non l’ho ancora capito.
Dal nostro inviato a Borussia Dortmund Alessandro Oliva – Visto che già da tempo ho pronosticato che il Borussia Dortmund vincerà quest’anno la Champions League – infatti ha pescato un girone facile – vado a vedere la mia squadra tedesca preferita all’opera. Per un italiano, andare al Westfalen Stadion è sempre una festa. Ancora ricordo quella semifinale mondiale: non ero ancora giornalista, ma per fare di tutto per esserci mi feci accreditare come otorinolaringoiatra di Fabio Caressa. Il mio compito era, durante le sue telecronache, fargli degli spruzzi di Froben in gola ogni 5 minuti. Per non dare nell’occhio, ricordo che entrai in tribuna stampa vestito da Feldmaresciallo nazista. Da allora, ogni anno, mi arriva a casa la cartolina d’invito della grigliata del club filantropico ‘Max Mosley’ di Norimberga, ma questa è un’altra storia.
E poi, il Borussia ha battuto la Juve in una finale di Champions, quindi il piacere di vederlo giocare è doppio. Triplo, se considerate che in tribuna vip accanto a me siede Fransika Guttenmeier detta ‘La tigre di Obersdorf’, il che è tutto dire. Calcio d’inizio, si vede subito che il Borussia è superiore. Contro chi giocano? Ah contro il Bayern. Mi fanno notare che è il Bayer. Dopo un aspro dibattito con un altro tifoso in tribuna fatto di tesi, antitesi, sintesi, minacce, aggressioni e ferite giudicate guaribili in 15 giorni, scopro che esiste una squadra che si chiama Bayer. Nel frattempo, il Borussia è avanti 2-0. Il tifoso di prima mi fa notare che questo Borussia è più forte del Moenchengladbach. Gli chiedo se per cortesia può evitare di bestemmiare. Dopo un altro civilissimo dibattito in cui volano noccate dietro le orecchie che è un piacere, scopro che in Germania c’è un altro Borussia.
Il Dortmund, così non ci confondiamo, fa il 3° gol. Segna Lewandowski. Mi informo con quello che è ormai un mio amico se per caso esiste un altro Lewandowski. Mi informa che suo cugino di cognome fa proprio Lewandowski e che il mese scorso lo ha sorpreso a letto con la moglie, la sorella e la zia. Mi dileguo con una scusa, anche perché una volta la moglie l’ho conosciuta pure io, fingendomi per altro Lewandowski per fare bella figura.
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
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