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Tutta un’altra musica – Nick Hornby

Creato il 10 agosto 2012 da Maxscorda @MaxScorda

10 agosto 2012 Lascia un commento

Tutta un'altra musica
Il mondo si divide in due categorie: quelli che hanno inciso compilations su audiocassette e quelli che le hanno ricevute. Chi non le ha mai incise ne’ ascoltate non conta. In entrambi i casi Hornby e’ stato il piu’ lucido antropologo di entrambe le categorie rendendo di fatto "Alta fedelta’" il trattato piu’ convincente sui casi clinici chiamati "amanti della musica".
Personalmente mi sento legato a filo doppio con un libro che cosi’ bene descrive la mia patologia e che oltretutto arrivo’ nella mia vita nell’eta’ esatta del protagonista e nelle sue medesime condizioni psico-fisico-attitudinali, ovvero quella meta’ dei propri anni 30 dopo una separazione importante.
Viene da se’ che da li’ a breve avrei considerato il testo come il diario scritto da un telepate in lettura nella mia testa. E nella testa di migliaia d’altri.
Hornby torna a parlare di musica, attivita’ reiterata nel tempo certo ma questa volta fa le cose in grande infilando nel racconto l’ascoltatore appassionato, la sua compagna rassegnata e l’artista scomparso misteriosamente dalle scene da venti anni, il tutto mescolato alla noia rassegnata della coppia e la voglia di normalita’ dell’artista bollito da tempo ma la scoperta di nuove versioni di vecchi brani, cambiera’ la vita dei tre protagonisti.
Hornby e’ al suo solito brillantemente caustico, un segugio infallibile nello scovare le idiosincrasie dell’appassionato di musica, il suo accartocciarsi attorno al nulla, nella tipica illusione di innamorarsi dell’amore. Hornby pero’ conosce bene anche coloro che stanno vicino a queste persone, la pazienza che riservano a qualcosa che assomiglia ad un piccolo handicap ma il grande passo egli lo compie entrando nella testa di chi sparato nello showbiz, ad un certo punto se n’e’ uscito senza grandi rimpianti se non in una vita da tanti desiderata ma nel concreto sprecata. Leggere Hornby e’ un po’ leggersi dentro e ridere con lui e’ ridere delle proprie manie trovando da un lato comprensione, dall’altro un paletto necessario a frenare riti e follie di chi di musica sa anche perire. Del resto e’ tutto un gioco, tutta illusione, il grande inganno della musica che si perpetua ogni giorno nei nostri cuori che non di meno adorano farsi ingannare, immergersi nel magma emotivo di un assolo di chitarra o in una lirica strappalacrime ed ecco quindi che come le tre scimmiette, Hornby mette in mostra chi ci casca, chi no e chi c’e’ cascato ma ne e’ uscito, somma perfetta dall’equilibrio irraggiungibile.
Come spesso accade nei suoi libri, non si sfugge ad un retrogusto amaro dal sapore gelido della sua terra uggiosa dallo sfondo immobile e talvolta desolante come per ribadire che nel mondo reale la felicita’ assoluta non esiste ma la sconfitta si, vita sbilenca ed imperfetta con la quale prima o poi si deve fare i conti e del resto e’ questa presa di coscienza che avvicina tanto i suoi personaggi al lettore.
Alla fine resta tra le mani un gran bel libro, non e’ "Alta fedelta’" ma del resto non ne vuole essere epigono solo perche’ parla di musica. Finale che se fosse un film aprirebbe ad una parte due e ancora una bella occasione di rileggere un grande autore e con lui ritrovare un po’ di quelle manie che ci condannano eppure ci caratterizzano ad avere cuore e passione.


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