Il corpo, la carne, le trasparenze della pelle. Per raccontare meravigliosamente di percorsi interiori. In lunghe sedute per ritrarre essenze profonde e nascoste. Sono i ritratti di Lucian Freud, in mostra alla National Portrait Gallery di Londra fino al 27 maggio.
Girl with a White Dog – 1950-51 – Tate, Londra
Ha colpito come, in un giorno qualsiasi della settimana, continuo e fitto fosse il flusso di visitatori, con le sale dedicate a Lucian Freud (Berlino, 1922 – Londra, 2011) inondate di visitatori d’ogni età. Tutti di fronte a quei volti, a quei corpi esposti – spesso di un naturalismo tragico tra Egon Schiele e Francis Bacon, di cui Freud era amico -, la pelle di una speciale luminosità di vene, con sfumature studiate a lungo, e che più volte diffondono un senso di disfacimento.
Un percorso nel tempo, tra il 1940 e l’anno della morte, per questo nipote del grande Sigmund, che insieme alla famiglia si trasferì in Inghilterra, in fuga dal nazismo: fra i ritratti vi sono i volti di parenti, amici, la madre, ma anche opere dedicate a personaggi di rilievo, come il Barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza posto all’ingresso. Lungo un corridoio, alcune foto mostrano il pittore che sta lavorando nel suo studio, mentre seduta tranquilla, la corona in testa, sta la regina d’Inghilterra.
The Brigadier – 2003-04 – coll. privata
Di particolare energia espressiva sono le grandi tele con i corpi nudi, un’animalità abbandonata, tracce di desiderio esausto, a volte anche corpi vasti, debordanti. Ma inconfondibile, potente sempre, è la poetica di Freud, il colore paragonato alla stessa carne nel comporre, definire la persona, il suo lavoro lasciato crescere pazientemente, ore e ore nel suo studio, dialogando, chiacchierando con chi va intanto svelandosi, ombre del volto, verità segrete. Un Realismo che dialoga con l’Espressionismo, ricerca di somiglianze e di essenze sotterranee, vie complesse dall’effetto potente, affascinante. Corpi nudi nel sonno And the Bridegroom, solo un lenzuolo sul letto, un paravento scuro sul fondo.
Girl in a Dark Jacket – 1947 – coll. privata
Freud amava cogliere le relazioni di chi ritraeva con lo spazio intorno: ogni sua creazione – spiega Martin Gayford – è capace di riprodurre l’individualità del soggetto e insieme la personalità dell’artista, “it was something unique seen by someone unique”. Grandi occhi aperti per i soli volti, smarriti, malinconici spaesati, in un’indefinita attesa: così ad esempio per Girl in a Dark Jacket, Hotel Bedroom o Portrait of John Minton. Indimenticabili i ritratti della madre, le espressioni, la postura, quelle mani invecchiate, nodose. Particolare cura per i tessuti: “Quando dipingo gli abiti, in verità dipingo figure nude coperte di vestiti”.
La maggior parte delle opere in mostra provengono da collezioni private: anche questo rende eccezionale l’esposizione londinese, un appuntamento importante nella città che si sta preparando a ospitare le Olimpiadi.
Valeria Ottolenghi
Londra // fino al 27 maggio 2012
Lucian Freud – Portraits
NATIONAL PORTRAIT GALLERY
St Martin’s Place
+44 0844 2485033
www.npg.org.uk
Artribune: http://www.artribune.com/
Filed under: Artribune, Pittura, visioni visive Tagged: Annotazioni sul tempo, arte, Artribune, Lucian Freud, scritture, WSF