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Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour

Creato il 18 novembre 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="212" alt="Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour >> LoSpazioBianco" class="size-medium wp-image-39675 alignright" />Questo volume nasce a seguito di una visita in Palestina da parte di Maximilien Le Roy nel 2008, in occasione di un workshop organizzato in un campo profughi di Aida, in Cisgiordania. L'autore ha appena 22 anni. Lì incontra il coetaneo Mahmoud Abu Srour e i due diventano amici, nonostante li separino cultura e lingua. Da questa amicizia, un anno più tardi, nasce "Saltare il muro".

Scritto e disegnato dall'autore francese, protagonista è lo stesso Mahmoud, con la sua passione per il disegno e le belle donne, e soprattutto con la sua vita nella gabbia a cielo aperto dei campi profughi palestinesi.
La vita di un ragazzo come tanti, con passioni, desideri, speranze e la noia di ogni giorno, ma condizionata dalla presenza ingombrante, anche sotto forma di dolorosi ricordi, del muro che Israele ha eretto per dividere le proprie colonie dai territori palestinesi.
Il ritorno di Audry, una ragazza francese con la quale in passato ha avuto un flirt, è l'occasione per riattraversare quel muro e per vedere riaffiorare i propri ricordi dell'occupazione israeliana, la propria visione del conflitto e soprattutto del rapporto con l'occidente, con i media, con la politica. È difficile trovare argomenti da ribattere ai pensieri, o meglio alle argomentazioni che Mahmoud pone direttamente al lettore. Mahmoud è un ragazzo che ha perso molto, che vive sulla sua pelle il destino toccatogli per esser nato in Palestina, che sa distinguere tra diritto e fondamentalismo, e che vive tutte le contraddizioni della situazione con lucidità ma anche con rabbia e un senso di impotenza. Per lui, questa opera è un modo per uscire dai suoi confini, parlare a persone lontane da lui.

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Creare dei ponti con l'esterno, con tutti i mezzi possibili, resta il solo modo per sensibilizzare l'opinione internazionale, così che possa a sua volta mobilitarsi per far pressione sui poteri nazionali.

Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="233" width="231" alt="Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-39679" />Le Roy riesce nel non semplice compito di farsi da parte, di apparire come semplice narratore, come se la sua mano e la sua matita fossero prestate a Mahmoud perché egli possa esprimersi. Il suo segno è sottile, con linee malferme che rendono tutto un poco etereo, effetto sottolineato dal tono su tono di gran parte delle tavole, splendidamente interrotto da spazi bianchi (un corpo femminile, delle lenzuola candide) e vignette dove la tinta marrone si fa da parte (sono i ricordi, ancora più eterei e distanti), oppure dalle esplosioni di colore pastello dei disegni sul taccuino di Mahmoud.
Un buon fumetto, un'opera diretta nel raggiungere i propri obiettivi, sceneggiata con efficacia tale da far sembrare semplici anche scelte visive e narrative tutt’altro che banali, grazie all'abilità di Le Roy nel costruire le tavole e nel donare espressività ai protagonisti.

Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="264" width="260" alt="Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-39682" />Chiuso il volume, però, mi è rimata addosso un’impressione viscida e appiccicosa, al di là del messaggio, dei contenuti e della tecnica, ed è una sensazione per certi versi traumatica. Lo scontro tra Israele e Palestina mi è apparso ormai aver raggiunto lo status di vero e proprio genere, quasi ormai classico. E questo mi suona tremendo, raggelante, perché mi da l'idea precisa di un qualcosa che vien dato per scontato, che c'era, c'è e ci sarà. Come un sentimento, come un qualcosa di immutabile ed eterno. E questo rischia ai miei occhi di rendere sempre meno efficace parlare della condizione palestinese, relegata a notizia da pagine interne, relegata a già sentito, già visto, già trattato. Il proliferare di romanzi e fumetti, raggiunto un certo limite, inizia a farmi l'effetto opposto, ad astrarre gli argomenti trattati, a farmi leggere tutto come se si trattasse di qualcosa di già avvenuto, scritto nella storia anche se si parla dell'oggi e, soprattutto, del domani. Qualcosa per il quale, piuttosto che comprendere o pensare a una soluzione, fare il tifo come allo stadio.

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Tutto questo a me fa paura, paura di anestetizzarmi completamente di fronte al dolore reale, alla morte, di anestetizzarmi per sovraesposizione all'ingiustizia. Una sensazione da contrastare con tutte le mie forze, un pericolo che mi chiedo se sono il solo a percepire. O se non sia solo un'altra estensione del muro. Anzi, del "muro".

Ma questo muro non si regge da solo, ragione per cui bisognerebbe affibbiargli un paio di virgolette. "Muro", ecco,così è più corretto.

Questo cosa significa per me? Che non leggerò più fumetti o romanzi che trattano questo tema? Che ritengo sia inutile scrivere ancora sull'argomento?

Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="251" width="250" alt="Tutte le possibili forme del muro secondo Maximilien Le Roy e Mahmoud Abu Srour >> LoSpazioBianco" class="size-full wp-image-39683 alignleft" />Assolutamente no. Ma di certo credo che servano opere sempre migliori, più incisive, più strutturate e meditate. Che gli autori, gli artisti abbiano la responsabilità, tremenda e pesante, di prestare maggiore attenzione a come trattare l'argomento.
Saltare il muro è pregevole per le soluzioni grafiche di Le Roy e le sincere e al contempo lucide parole di Mahmoud, ma non molto aggiunge a quanto già letto o sentito. Certo meglio, più efficace e sentito del recente (per i lettori italiani) "Capire Israele in 60 giorni" di Sarah Glidden, un fumetto certo personale ma affrettato, superficiale, per certi versi superfluo e incentrato più sull'autrice che sul problema. Non un difetto di per sé, ma personalmente trovo che parlare in questo modo della situazione palestinese finisca per sembrare un esercizio onanistico, e come tale improduttivo, sterile.

Certo, da nessuna opera bisogna aspettarsi delle Risposte con la R maiuscola, ma almeno è lecito auspicare che vi siano le giuste domande, osservazioni nuove o da un punto di vista diverso, o, se non altro, che siano opere profondamente sentite e attentamente ponderate.

Abbiamo parlato di:
Saltare il muro
Maximilien Le Roy
Traduzione di Giliola Viglietti, Francesca Magistro
001 Edizioni, 2011
104 pagine, brossurato, colori - 14,00€
ISBN: 978-88-96573-34-1

Riferimenti:
Maximilein Le Roy, il blog: maxleroy.blogspot.com

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