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Tutte le tappe dalla scomparsa di Giulio Regeni

Creato il 25 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ trascorso un mese da quando l’Italia intera non ebbe più notizie di Giulio Regeni, ricercatore friulano scomparso e poi trovato morto il 3 febbraio al Cairo, capitale dell’Egitto. Dal 25 gennaio la sua scomparsa destò più di una preoccupazione e si tramutò sfortunatamente in tragedia. Una tragedia alla quale mai avremmo voluto assistere e che merita chiarezza ed onestà. Ripercorriamone le tappe fondamentali, nell’auspicio di una verità che non sia di comodo e si spinga oltre le relazioni diplomatiche tra i due Stati.

 25 Gennaio: Nel giorno in cui di Giulio Regeni cominciano a perdersi le tracce, il tumulto al Cairo e in diverse città egiziane è notevole e consistente. Diverse furono infatti le manifestazioni per il quinto anno dalla rivoluzione che portò l’allora presidente egiziano Mubarak ad abbandonare il potere. Potere che prima di finire ai Fratelli Musulmani è concentrato nel nuovo ed attuale regime del generale Al Sisi.

31 Gennaio: Circa sei giorni dopo, i quotidiani nazionali e non, comunicano la scomparsa del giovane Giulio. Arrivano le prime mobilitazioni dalla Farnesina. Si legge in una nota: «Il Ministro degli affari esteri Paolo Gentiloni ha avuto poco fa un colloquio telefonico con il suo omologo egiziano Sameh Shoukry, al quale ha richiesto con decisione il massimo impegno per rintracciare il connazionale e per fornire ogni possibile informazione sulle sue condizioni». La Farnesina e l’Ambasciata italiana in Egitto resteranno in stretto contatto con i genitori del ricercatore.

3 Febbraio: Al Cairo è trovato un corpo in un fosso: sarà quello di Giulio Regeni. La tragedia, senza ancora fonti ufficiali, pare tristemente concretizzarsi. Nei giorni precedenti era iniziata una mobilitazione internazionale per la sua ricerca, con tanto di hashtag #whereisgiulio. Il Governo italiano chiederà «il massimo impegno alle autorità egiziane per l’accertamento della verità, anche con l’avvio immediato di un’indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani». Le circostanze risulteranno sin da subito poco chiare, considerati i chiari segni di tortura ritrovati sul corpo.

4 Febbraio: Chi era Giulio Regeni? Cosa si nasconde dietro la sua scomparsa? Esplodono le innumerevoli domande su un caso drammatico, lungi dalla strada verso la verità. I suoi rapporti col mondo dei sindacati indipendenti egiziani ed i movimenti operai, nonché i contatti con l’opposizione egiziana, inducono subito alle ipotesi di un delitto politico. Giulio aveva forse scoperto qualcosa di scomodo per il governo egiziano? Arrivano i primi possibili depistaggi: si parla di morte criminale, non collegata al terrorismo. La polizia all’inizio parlerà addirittura di tragico incidente statale. Crescono le incongruenze. Si pensa che l’Egitto voglia risolvere la vicenda con una verità di comodo. Le versioni contraddittorie ricordano le innumerevoli scomparse in “stile Regeni” da cinque anni a questa parte.

5 Febbraio: Le versioni egiziane non reggono e si diffondono ipotesi di un delitto politico, lontane da tragici incidenti o fenomeni di criminalità locale. I segni di tortura sul corpo risultano infatti evidenti così come la necessità di liberarsi velocemente del corpo.

6 Febbraio: All’ Italia, considerati i noti rapporti diplomatici e di interesse economico con l’Egitto, non resta che decidere cosa fare. Andare fino in fondo o accontentarsi di una verità comoda, lontana da ipotesi politiche o terroristiche. Giulio esce di casa la sera del 25 gennaio dalla sua casa nel quartiere di Dokki per prendere la metro. Dovrebbe incontrare un amico ma non darà più sue notizie. Qualcosa non va: il telefono di Giulio squilla prima a vuoto, poi risulterà staccato. Giulio non è uno studente qualunque, così come il 25 gennaio non è una data qualunque. Per l’autopsia, intanto, il giovane Regeni perde la vita per «frattura di vertebra cervicale causata da un corpo al collo». Si ritrovano anche lesioni ed abrasioni, nonché segni di un violento pestaggio.

8 Febbraio: Il giallo si infittisce e pare indirizzato verso la tesi del delitto politico. Si comincia a pensare che le torture siano dovute alla convinzione che Giulio potesse essere una spia. Il ministro degli Interni egiziano Magdy Abdel Ghaffar smentisce le ipotesi di un coinvolgimento delle forze dell’ordine del Cairo nella vicenda: «Non è mai stato arrestato», è il succo delle dichiarazioni.

9 Febbraio: Arrivano notizie circa l’ultima telefonata di Giulio. Secondo il capo degli inquirenti egiziani l’ultima persona a sentire Giulio è un suo amico italiano, Gennaro Gervasio. Ma sul cellulare di Giulio, ancora nessun ritrovamento. In Italia, Felice Casson, segretario del Copasir chiede rispetto: il dubbio non è se Giulio sia stato arrestato o meno, perché per «torturare non è necessario arrestare».

11 Febbraio: Il New York Times scrive sulla morte di Regeni. Si legge: «Sotto il regime di Al-Sisi, gli egiziani sono stati rinchiusi in carcere in migliaia. Torture e sparizioni sono comuni. Professori universitari, attivisti per i diritti umani e giornalisti sono presi di mira in modo particolare». Ed ancora: «La verità è che è giunto il momento per gli alleati dell’Egitto, Stati Uniti compresi, di far capire una volta per tutte ad Al-Sisi che gli abusi e i maltrattamenti che egli ha incoraggiato non saranno più tollerati».

11 Febbraio: In attesa del funerale di Giulio, arrivano notizie di una persecuzione all’interno di una assemblea di un sindacato indipendente cui partecipa. E’ quanto riferiscono tre colleghi ricercatori universitari al Pm Colaiocco. Giulio sarebbe stato fotografato e si sarebbe sentito in pericolo, anche a seguito di un suo articolo pubblicato il 14 dicembre su Nena news sotto pseudonimo.

12 Febbraio: Si tengono a Fiumicello (Udine) i funerali di Giulio Regeni.

13 Febbraio: Alcuni testimoni riferiscono che Giulio sarebbe stato fermato da due agenti di polizia, che lo avrebbero portato via dopo averlo perquisito. Un altro testimone sostiene inoltre che il tutto sarebbe stato ripreso da videocamere di sorveglianza. Video peraltro mai richiesti sino a quel momento dalle autorità egiziane.

15 Febbraio: Una autopsia ed un testimone presentatosi spontaneamente all’ambasciata. Poi poco o niente. Il tempo scorre,  con una verità  ancora lontana dalla sua reale essenza, nonostante gli sforzi congiunti della Procura di Roma circa le attività di Giulio in Egitto.

16 Febbraio: Giulio Regeni era una spia? La notizia torna a prendere quota, dopo primi dubbi, a seguito di una nuova novità: il ricercatore avrebbe lavorato per una società inglese di intelligence, la Oxford Analytica. La famiglia smentirà categoricamente.

18 Febbraio: Fonti filogovernative egiziane rivelano che Giulio Regeni sarebbe stato ucciso dai Fratelli Musulmani, attraverso appositi agenti segreti, per imbarazzare il governo egiziano. Il Procuratore di Giza smentirà immediatamente la tesi del giornale filogovernativo (AlYoum7).

22 Febbraio: Il Ministro dell’Interno egiziano riferisce di «sforzi senza interruzione e cooperazione con una squadra d’azione della polizia italiana». Tre giorni prima il presidente egiziano Al-Sisi avrebbe invece chiesto al Parlamento pene più severe verso le forze dell’ordine responsabili di maltrattamenti.

24 Febbraio: L’ultima (ennesima) tesi egiziana sul delitto Regeni: morte per vendetta personale. Si legge dal comunicato diffuso dal ministero dell’Interno: «Le informazioni raccolte non escludono alcuna pista, compresa quella criminale o vendetta personale». Secca la replica del Ministro Gentiloni: «Non ci accontenteremo di piste improbabili, come quelle evocate oggi dal Cairo».

Un mese di indagini, ipotesi, congetture, presunte collaborazioni e probabili depistaggi. Un mese senza Giulio Regeni. In attesa di una doverosa verità, invocata dalle istituzioni e dall’opinione pubblica internazionale.

Tags:Abd al-Fattah al-Sisi,egitto,Felice Casson,Giulio Regeni,Hosni Mubarak,Italia,Magdy Abdel Ghaffar,New York Times,Paolo Gentiloni

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