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Tutti a casa

Creato il 03 ottobre 2011 da Rightrugby
Tutti a casa Su Italia-Irlanda ha già detto tutto il Socio e in verità avevamo già detto tutto la notte prima, nell'attesa di Argentina-Georgia alle 2.00 am: gioco, punti forti e deboli, esito.
Vorrete allora scusare la auto-citazione: "Aldilà delle illusioni, siamo seri, (le probabilità di vittoria) sono talmente scarse da delineare una delle imprese di questo torneo. Siamo meno precisi al piede, con meno risorse d'attacco e una difesa nettamente peggiore (59 punti subiti contro 28 dell'Irlanda, otto mete subite contro tre); la vittoria dell'Italia è pagata più di 5:1, quella dell'Irlanda poco più del pari, l'handicap che ci danno i bookmaker è 12 punti. Speriamo non vinca il migliore, direbbe Nereo Rocco".
Nel rugby non si può far melina, in campo ogni team ottiene secondo quello che veramente ha da dare. Perché allora adesso si dovrebbe fare il processo a ragazzi e coach? E' andata come doveva andare, macchè errori macchè omissioni; chi è s'era illuso, non ha che da piangere se stesso. Nella realtà è andata lievemente peggio, 30 punti di distacco anzichè i 12 previsti.
 Il fatto resta: non è stato un crollo, tutto il contrario: sarebbe servita un'impresa che non è arrivata.
Vediamo di offrire un contributo all'analisi oggettiva dei fatti in campo.
- L'illusione della "rupture italienne" dura un minuto: partiamo bene, guadagnamo metri, calcetto di Semenzato, loro allargano sulla sinistra, parte Rory Best che viene imbragato da Ghiraldini e Geldenhuys, tenuto in piedi e sbattuto indietro in un perfetto "choke tackle" con turnover guadagnato! Resterà l'unico  nella partita, da una parte e dall'altra. Per via della mischia ordinata, su cui scopriremo immediatamente di non poter far pieno affidamento. Neppure loro potranno, ma già sapevano, difatti rinunciano al choke;  sono gli Azzurri a ritrovarsi senza una delle (poche) armi.
- La tanto vituperata "difesa attendista" regge bene nel primo tempo, pur con qualche brivido - e vorrei anche vedere! Davanti abbiamo un bel po' di Lions 2009, mica Ostruskho o Emerick, con tutto il rispetto. Loro invece fiondano O'Brien e i centri addosso ai nostri portatori di palla oltre la linea del vantaggio. Ma è arma a doppio taglio: al 18' basta un passaggetto di Orquera che se ne avvede al lato, O'Driscoll e O'Gara che eran saliti si trovano tagliati fuori, la ferita nel loro schieramento è profonda  e Masi raggiunge la linea dei 22metri. Meglio lasciar perdere, per come siamo noi. Diverso sarà nel secondo tempo, quando gli Azzurri, in particolare la terza linea a questo deputata, perderanno tutte le battaglie nel breakdown: è la causa della perdita di metri e non l'effetto.
- La rimessa laterale che tanto preoccupava, regge bene, ovviamente su nostro lancio. Ancorandoci ad essa non siamo passivi, ogni rara volta che ci affacciamo nella loro metà campo portiamo a casa il macinato: due punizioni trasformate e un palo di Mirco Bergamasco, contro tre e un palo di Ronan O'Gara. Finale di primo tempo a parte.
 - La disciplina: i nostri non sono sereni, come sempre arrivano troppo carichi, lo si vedeva dalle facce durante gli inni. I falli che gli Azzurri concedono a ogni incursione sono evitabili: cadute in provocazioni, fuorigioco in una difesa attendista (quasi un controsenso), ostruzione. Perdiamo un sacco di metri per niente. Ma tutto sommato ci sta: c'è un certo equilibrio in campo, anche le provocazioni Irish sono viste dall'arbitro Kaplan che conosce quei polli.
- Arriva il momento topico della partita: poco prima del ventesimo minuto gli Azzurri vanno in "quasi meta" due volte in fila, arrivando sulla linea con una maul e con Castrogiovanni. Dall'azione apparentemente guadagnano tre punti per il sei pari, nella realtà ne abbiam persi quattro e in più la cosa costa l'infortunio a Castrogiovanni, costretto ad uscire 10 minuti dopo. L'Italia sarà costretta dalla mezz'ora a schierare due loosehead, uno (Perugini) adattato tighthead. Inizierà la sofferenza.
- Eppure in un modo o nell'altro si regge fino alla fine del primo tempo. La partita da un punto di vista tattico è come s'era preventivato: a un 64% di dominio territoriale irlandese rispondiamo con un 57% di possesso, garantito in primis dal controllo in rimessa.
- Alla fine del tempo il secondo momento topico: uno stupido fallo di reazione di Mauro Bergamasco (e/o Perugini), spinge Kaplan a invertire la punizione guadagnata dall'ultima maul Azzurra perfetta. Era il nove pari in caso di calcio, forse qualcosina in più osando la rimessa laterale.
Il secondo tempo è disastroso, c'è una potente analogia con la gara contro l'Australia. La difesa attendista c'entra poco, il punto è che nel secondo tempo la terza linea irlandese inizia a dominare i breakdown: una accelerazione visibile, poderosa, pianificata, come una seconda spinta in mischia. A quel punto giocoforza, qualsiasi difesa attendista si ritrova inchiodata in trincea ad aspettar le bombe che le piovono in testa. Han studiato e copincollato Italia-Australia, i nostri avversari.
Dal nove pari potenziale è 12-6 al 42'; quel che è peggio, non riusciamo più ad affacciarci oltre metà campo. Al 45' O'Gara prova il drop, sbagliandolo. Un minuto dopo c'è un classico taglio dell'ala chiusa su rimessa laterale propria, il mediano serve Tommy Bowe che sonda l'improponibile a questi livelli Bocchino entrato al posto di Orquera. L'ala in verde fa in tempo a girargli intorno lanciato mentre l'apertura azzurra arranca; Canale e Garcia guardano avanti, quando di voltano e arriva Benvenuti in scramble, Bowe scarica su O'Driscoll in sostegno centrale per una meta da Terzo Mondo, tipo un paio di quelle prese dall'Australia. E' la brusca sveglia che suona la fine del sogno. Ancora una volta terminato nel mezzo del campo, ma nella realtà risuonata da qualche minuto in terza linea.
Non per caso Mauro Bergamasco vien subito rimpiazzato (è fine carriera, almeno Azzurra) ma Derbyshire non può da solo tamponare tutte le falle aperte in una barca priva di porti sicuri com'era la mischia ordinata, che si prende solo fischi contro con LoCicero messo a far girotondo da Ross. Il resto è solo pura sofferenza senza speranza.
Siamo stati nettamente outplayed da una squadra che ha fatto meglio di noi, a partire dal suo homework di preparazione della partita; hanno saputo identificare bene le falle Azzurre (difesa in mezzo al campo), han lavorato per neutralizzare i nostri punti di forza (mischia) ed esaltare i propri (terza linea) col timing giusto, senza esagerare i ritmi all'inizio come pensava Mallett. Han azzeccato in pieno il game plan e avuto quel pizzico di fortuna che aiuta i sicuri di sè e fugge lontano dagli ipertesi. L'unica cosa che forse gli era sfuggita, è stata la nostra rimessa laterale che ha tenuto in piedi il primo tempo.
Se la sono vinta con ampio merito e sfoggio di superiorità - del resto tra noi e loro c'è lo stesso scarto in termini di ranking Irb che vantiamo nei confronti degli Usa. Quanto a noi, a rompere il delicato equilibrio è bastato un solo protagonista forzato ad estraniarsi dalla lotta (Castro.), ma l'esperienza fatta di secondi tempi con squadre forti, non depone a nostro favore anche se fosse rimasto. Smettiamola quindi di fanfalucare di mancanza di spirito combattivo: l'abnegazione da sola non fa di nessuno un vincente, fa sovvenire solo Enrico Toti che poveretto lancia al nemico la sua stampella.
Tanto di cappello piuttosto agli irlandesi arrivati al Mondiale sull'onda di pronostici negativi (nostro incluso), che invece ha saputo mettere nel sacco i favoriti Australiani e surclassare senza nemmeno tanti sforzi - solo venti minuti circa di accelerata poderosa dietro e in terza linea - una nazionale come la nostra pur sempre da rispettare, che da sempre galleggia nel limbo appena sotto le prime otto.
Errori dei giocatori italiani in campo? Han dato tutto, da Mauro a Andrea passando per Martin, secondo capacità e stato di forma noto: Masi in particolare, unica variante imprevedibile nel nostro gioco d'attacco, non è certo quello ammirato dall'Europa nel Sei Nazioni.
Errori di Mallet nella preparazione della partita? Dalle mie parti si dice, chi non fa non sbaglia. Ha preso la sua scelta, rischierare quelli che avevano qualche pendenza con i Trifogli dai tempi del Flaminio.
Barbieri e Sgarbi in campo avrebbero cambiato la partita? Forse avrebbero venduto la pella più cara e più a lungo, forse avrebbero avvicinato la previsione degli esperti utilizzati dai bookmaker, che definivano in 12 punti il divario tra le due Nazionali. McLean? Come sopra, far più del Masi odierno non era francamente difficile, magari poter variare il gioco di possesso con un po' di calci tattici avrebbe costretto gli avversari a tenersi un po' più abbottonati.
I veri errori di Mallett partono da lontanissimo: l'aver perso i primi due anni prima di capire ed eseguire un progetto credibile, l'aver scartato tempo addietro il Saracens Carlos Nieto, unico rimpiazzo credibile per Castro a destra; non aver coltivato e inglobato nel progetto quel poco di aperture che eran da sbozzare anni fa (Marcato, McLean) fino a ier l'altro (Burton), avallando alla fine, perso per perso, miopi politichette accademico- federali  con le SUE convocazioni.
Tant'è, ora è finita, la Nazionale col suo coach se ne tornano a casa, tra le dodici che non ce la fanno ma anche avendo riguadagnato un posto tra le sedici che non dovranno sudarsi l'accesso ai prossimi Mondiali di Londra 2015. A testa alta ma col cuore infranto. Siam sempre lì da anni, knock knock knocking on Heaven's Doors ma privi della forze e della credibilità per farci aprire.
Se la nazionale va a casa, i vertici federali nemmen ci pensano: dopotutto non si son mai mossi di qui - un bel segnale di fede!

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