Ora è diventato inevitabile, con la magra figura rimediata ieri da un consiglio dei ministri che non è stato in grado di partorire nulla di concreto e l’aggressione di oggi da parte dei mercati che, se ce ne fosse stato il bisogno, hanno confermato la mancanza di fiducia verso i provvedimenti annunciati dal governo, è forse il caso di porre fine alle agonie di questo esecutivo.
In tempi passati ci si poteva appellare a scuse di tipo politico e alla scorrettezza del capo dello stato (vedi Scalfaro) oggi nemmeno quello. Il comportamento impeccabile di Giorgio Napolitano non ha lasciato dubbi circa la sua imparzialità e l’essere ligio alle regole.
Qualcuno oggi continua a polemizzare sul fatto che Napolitano e Tremonti abbiano bloccato la possibilità di varare un decreto d’urgenza contenente tutte le norme necessarie a dare fiducia ai mercati ma, discorso a parte per Tremonti, i bene informati ci rivelano che Napolitano avrebbe bloccato il decreto in quanto papocchio pieno di provvedimenti aggiunti che poco centravano con le richieste della BCE.
Tremonti nel “transatlantico Italia” in balia dei marosi è uscito dalla cabina di comando ed è andato ad accaparrarsi un posticino sicuro in una scialuppa di salvataggio, ma se la scialuppa farà in tempo a prendere il largo nonostante la colata a picco solo il tempo ce lo dirà, allo stato attuale sta facendo la figura di quello che passa davanti a donne e bambini per salvarsi prima di tutti nonostante facesse parte di coloro che erano al timone.
Le strade che si aprono in questo scenario sono due: nuovo “governo minestrone” per traghettare il paese o ritorno alle urne il prima possibile, non ce ne sono altre, anche perché è praticamente certo, alla luce anche della lettera dei “frondisti”, che il governo non avrà i numeri per passare indenne ulteriori voti di fiducia e il primo appuntamento in Parlamento sarà verosimilmente di ritorno dal G20 in corso.
Il problema è che entrambe le soluzioni prospettate non assicurano una ripresa della fiducia, anzi potrebbero peggiorare le cose e, a mio parere, nel peggio meglio far scegliere agli italiani piuttosto che a chi in questi anni, tra maggioranza e opposizione, è incapace di discernere tra i propri interessi personali o di partito e il bene del Paese.
Chi evoca un governo tecnico, uno di salute pubblica, una grossa coalizione che faccia le riforme necessarie, cambi la legge elettorale e poi porti a nuove elezioni sta barando, imbroglia.
Le uniche personalità che potrebbero in qualche modo dare fiducia o che hanno avanzato qualche proposta credibile sono fuori dal teatrino della politica attuale e delle forze parlamentari (non mi direte che Renzi è da considerare del PD?) ed è bene che se vogliono entrarci si misurino con il responso delle urne e con questa legge, non ci si può infatti prendere il lusso di perdere tempo a sceglierne una diversa mentre in Europa si discute di cose ben più importanti.
Il ciclo politico di Silvio Berlusconi è finito, la storia ci dirà quanto sia stato fruttuoso o distruttivo per il nostro Paese, la netta impressione è che a differenza del Titanic dove il bel Di Caprio sprofondava assiderato nei freddi mari del nord, il Cavaliere farà il finto morto a galla in qualche spiaggia delle Bahamas.
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