Oramai è sulla bocca di tutta la stampa internazionale. L’Italia è uscita dai Mondiali di Calcio vergognosamente. I titoli parlano chiaro: “Bidoni del mondo”, “Arrivederci Italia”, “La Disfatta”, “Lippi vai a casa” e tanti altri anche di cattivo gusto.
I cavalieri della vergogna, come ha detto Ringhio Gattuso in un commento a caldo, ritorneranno in patria domani sera con l’umore sotto le scarpe; anzi gli scarpini. Per alcuni, in soli novanta minuti, questi calciatori si sono giocati la loro professionalità; per altri i prescelti da Lippi sono entrati in campo come nella famosa partita organizzata da Filini nella saga Fantozziana. Per chi non se la ricordasse (clicca quì).
A giochi oramai conclusi l’attacco mediatico e la pioggia di polemiche cade tutta sul mister Marcello Lippi. Lo stesso commissario tecnico che quattro anni fa veniva osannato e acclamato sul carro dei vincitori. Ricordiamoci però che questa è l’Italia, un paese di poeti, santi, navigatori ma anche di gente che ha la parola come la sua bandiera. La stessa che gira a destra e a sinistra, anche politicamente parlando, proprio come va il vento.
E allora non stupiamoci se a conti fatti è tutta colpa di Marcello Lippi. In ogni disfatta occorre definire un capro espiatorio! E con chi ce l’andiamo a prendere? Con la punta dell’iceberg, ovviamente. Senza contare che dietro una squadra di calcio, e soprattutto una nazionale, c’è uno staff tecnico e amministrativo che compie scelte strategiche; proprio le stesse che hanno rivoluto sulla panchina dell’Italia Marcello Lippi dopo l’era Donadoni. Eppure ce la prendiamo ancora con Lippi, mi sembra ovvio.
E allora ragioniamo e usiamo un pò di buon senso. Non cadiamo nella solita buffonata all’italiana con reazioni più vergognose della stessa prestazione di ieri pomeriggio. Cerchiamo di ritrovare il lume della ragione: in un team quando le cose vanno male non è solo colpa del coach ma di tutti i membri del gruppo. Quando si fallisce la responsabilità è da imputare ad ogni singolo giocatore, compreso il preparatore ovviamente.
Voglio definire Lippi come un cuoco un pò sbadato. Uno chef che quattro anni fa ha saputo selezionare gli ingredienti, mescolarli e mantecarli con successo e maestria fino alla portata finale; e che finale! Oggi invece ha bruciato il suo piatto migliore e l’ha reso indigesto per tutti. Una indigestione che ricorderemo per sempre. Per rimanere nell’ambito culinario, ora la patata bollente passerà nelle mani di Prandelli, non resta che augurargli un grande in bocca al lupo con la speranza di ricostruire e far rinascere una nazionale che è più forata di un colabrodo.