Tutti contro tutti

Creato il 05 maggio 2011 da Lucia Navone @lucia_navone

Le rinnovabili termiche chiedono di fare efficienza e lo scontro non si placa

In Italia c’è un’industria quasi silenziosa, quella delle energie rinnovabili termiche che ieri si è fatta sentire sui principali quotidiani nazionali con un appello firmato da Anima, la Federazione che in seno a Confindustria raggruppa le aziende dell’Industria Meccanica Varia ed Affini.

E’ l’industria italiana delle rinnovabili termiche che, come pubblicato nelle pagine pubblicitarie, vuole fare efficienza energetica ma non ha il sostegno economico per farlo. L’appello, rivolto ancora una volta alle Istituzioni, è di chiederlo subito e di chiederlo tutti insieme

Le rinnovabili termiche, secondo il Presidente di Anima, Sandro Bonomi, sono la “più efficiente soluzione tecnologica per produrre energia per le case. I consumi domestici rappresentano il 30% del fabbisogno nazionale complessivo di energia e, secondo il Presidente di Anima, scegliere di implementare le tecnologie che meglio soddisfano queste esigenze vuol dire ridurre i consumi energetici delle nostre case”.  “Stiamo parlando di tecnologie made in Italy in cui -  secondo Bonomi -  il nostro paese è leader, prodotte in stabilimenti radicati nel nostro territorio, con una forza lavoro dal grande know how, invidiata da tutti i nostri competitor, tedeschi in prima linea. Sono un esempio di capacità produttiva diffusa lungo l’intera filiera meccanica”.

Secondo i dati pubblicati da Solarexpo le rinnovabili termiche avranno un peso fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi nazionali al 2020: nel Piano di Azione Nazionale dovranno triplicare il loro contributo sui consumi finali di energia.

Il problema però, a costo di ripetermi all’infinito, al di là del ruolo di ogni fonte su cui non c’è il minimo dubbio, restano le regole:chi le deve proporre e, chi deve farle rispettare.

Fino ad oggi è mancata una strategia chiara e definita su come doveva svilupparsi il dialogo con gli operatori e su come gestire il conflitto, spesso anche aspro. Al di là degli incentivi proposti manca, sia da parte del Governo, sia da parte del mondo delle rinnovabili, una politica di lungo periodo da costruirsi con il dialogo e il confronto. Una frattura così drammatica all’interno di un settore, peraltro nato solo da qualche anno, è un segnale d’allarme che non si può sottovalutare. Politicamente, qualcosa non ha funzionato.

Il IV conto energia è stato definito ma manca all’appello tutta la parte destinata alle rinnovabili termiche che, secondo gli Amici della Terra, si stima abbiano un  potenziale sviluppabile al 2020 di 19,6 milioni di tep, il doppio dei 10,5 milioni previsti dal Pan e pari al 91% dell’obiettivo nazionale di produzione interna da fonti verdi (21,5 milioni).

Secondo il Presidente degli Amici della Terra, Rosa Filippini, così come per le stesse aziende del settore che ieri hanno fatto sentire la propria voce sui quotidiani:“il Governo deve porsi il problema della regia, a partire dagli incentivi, perché nell’attuale quadro di crisi economica ed energetica non è possibile accontentare tutti”.


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