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Commedia che direi "anticata", sugli scenari composti di New York, Venezia e Parigi, Tutti dicono I love you è tutto fuorché un capolavoro, ma diverte per la sua costruzione. La consueta voce fuori campo del narratore è quella della peperina Skylar (Drew Barrymore), fidanzata con Holden (Edward Norton): per quanto fedele, la ragazza è tutto meno che irrequieta. Vive in casa con sua madre, il nuovo marito di lei, due sorellastre non proprio geniali, un fratellastro a cui ha dato di volta il cervello e porta avanti stranissime idee repubblicane, un nonno ormai anziano e legittimamente po' tocco, nonché una cameriera a essere gentili poco socievole.
Famiglia cinematografica quant'altre mai, quella di Skylar non può che essere allargata: il padre della ragazza, Joe Berlin (Woody Allen) è l'apolide per eccellenza. Come accade spesso per gli ebrei della diaspora porta il nome di una città, ma viaggia tra altre due. Abita a Parigi, ma fa la spola frequente fino a New York, dove va a trovare la ex moglie, portando con sé ogni volta una nuova disavventura amorosa. Instabile e recalcitrante alla felicità come l'Harry di Harry a pezzi, insomma Woody Allen, anela alla quiete, più che alla pace. Anche nell'incontro con Von Sidell (Julia Roberts), Joe è disorganico e inadatto e soprattutto è di troppo.
In questa sceneggiatura a episodi, che è una rinuncia a raccontare la vita nella sua continuità, si fanno apprezzare sketch e battute fulminanti (in particolare, il siparietto di spiriti nell'esilarante funerale "epicureo", simile all'invito alla gioia di Cole Porter in De Lovely, ma più leggero). D'altra parte - come Radio Days - Tutti dicono I love you non manca qua e là di stancare e di stirare appena la bocca in un sorriso. Non perché Woody Allen continui a raccontare sé stesso, ma perché si va avanti di divertissement per divertissement e si finisce col non divertirsi più.
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