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tutti i dischi di Bruce Springsteen

Creato il 14 gennaio 2014 da Zambo

tutti i dischi di Bruce Springsteen
Bruce Springsteen è l’uomo che ha reinventato il rock & roll. Nel 1972 rock & roll significava revival, Sha-na-na, Platters e oldies but goodies. Elvis, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Little Richard erano gli idoli dei padri, non dei figli. Quando il 5 agosto 1972 si tenne al Wembley Stadium a Londra, nella vecchia Inghilterra, uno show di vecchie stelle, a cui furono invitati Bo Diddley, Jerry Lee, Bill Haley, Little Richard e Berry, per molti giovani fans di Stones e Glam Rock (come me) quella fu la prima occasione di sdoganamento del R&R, assieme a cover di quegli anni come Sweet Sixteen di Ringo Starr e Stand By Me di John Lennon. Ma lo si considerava comunque sempre un divertissement di canzoncine di tre minuti. Poi arrivò Bruce Springsteen, che cantava il rock & roll ma cantava anche la nostra vita, le nostre situazioni, i nostri inni. Uno scatenato rocker in cui identificarsi totalmente. Springsteen arrivava dalla scena dei bar, delle cover band che suonavano gli hit per i turisti del Jersey Shore, soprattutto i 45 giri di quella seminale scena del rock & roll “minore” dei primi anni sessanta, dopo “the day that rock & roll died” (Elvis a militare, Jerry Lee in galera, Little Richard ritirato, Buddy Holly e Ritchie Valens muoiono in un incidente aereo) e prima della british invasion. La scena Soul di Memphis, la Philles, Roy Orbison, Dion & The Belmonts, Gary US Bonds, Jackie Del Shannon, Johnny Rivers, Mitch Ryder, Isley Brothers… Bruce Springsteen era un interprete indiavolato ed un leader nato, tanto da guadagnarsi il soprannome di “capo” (boss) e di coagulare attorno a sé il meglio della scena musicale del shore. Il suo progetto era di dirigere una grande R&B band con i fiati, come avrebbe poi fatto negli anni a venire un amico della stessa scena, Southside Johnny.
Greetings From Asbury Park, NJ (1973) ★ 
Tuttavia l’esordio discografico non suonava rock & roll, ma come il "nuovo Dylan". Springsteen era molto influenzato dall’idea di cantare la poesia urbana della nuova generazione, e il mezzo naturale per farlo sembrava seguire le orme del songwriter del Village, allora ancora all’apice della sua popolarità e portavoce ufficiale della scena rock americana. Le lunghe e liriche canzoni di Greetings hanno una base acustica, e vedono una partecipazione limitata della band. Per quanto acustiche le canzoni sono vivaci, visionarie, ricche di personaggi indimenticabili disegnati a colori vividi, come i protagonisti di Lost In The Flood ed il “Marlon Brando” di Saint In The City. In un ripensamento finale partecipano anche i membri della band nella registrazione di Spirits In The Night e For You.
Un album che negli anni è cresciuto fino a diventare fondamentale, ma che allora passò piuttosto inosservato se non per una cover di Blinded By The Light dello stesso Manfred Mann che aveva avuto successo con If You Gotta Go, Go Now e Just Like A Woman di Dylan, oltre a Pretty Flamingo.
The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle (1973) ★ 
Insoddisfatto della registrazione, Bruce rientrò immediatamente in studio con la E Street Band (ancora senza Miami Steve, e con il jazzista David Sancious al piano e Vini Lopez alla batteria), per creare un lirico, epico poema su New York City, una Mean Street in musica, una West Side Story in rock. Qualche brillante pezzo del repertorio come Sandy e Kitty’s Back sulla prima facciata, ed una seconda sinfonica fra Roy Orbison e Leonard Berstein, con le incredibili storie di Spanish Johnny, Rosalita e la NYC Serenade. Un mito.
Live At The Main Point (5 febbraio 1975) ☆ 
Uscito come bootleg questo disco racconta della leggenda “dell’uomo che volle farsi boss” (© Mauro Zambellini). La forza, la potenza, la visione, l’energia, la poesia del suo leggendario live show con i brani del repertorio e quelli che stava preparando per Born To Run. E le cover, di Chuck Berry (Back In The USA), Isley Brothers, Chiffons e Dylan.
Born To Run (1975) ★★
Il disco che voleva essere l’opus one, il capolavoro in cui coagulare il proprio talento, la scrittura finale della leggenda del rock & roll, fra Roy Orbison e Phil Spector. Registrato e riregistrato, arrangiato e sovraarrangiato, con la produzione un po’ lassa di John Landau (che di mestiere faceva il giornalista), è il capolavoro della canzone d’amore di Thunder Road, Born To Run (inno “non ufficiale” del New Jersey), il dramma cinematografico di Backstreets, il rock & roll alla Buddy Holly di She’s The One, la sinfonia di Jungleland, e l’autocelebrazione della band in 10th Avenue Freeze-Out (con Bad-scooter e Big Man).
Il disco che fece del rocker una leggenda.
Hammersmith Odeon, London ’75 (18 novembre 1975) ★ 
Il concerto con cui la E Street Band definitiva veniva a conquistare Londra e l’Europa. Non fu stampato fino agli anni duemila. Nei bis fanno la comparsa il Detroit Medley e Quarter To Three.
Glory Days.
The Promise (1976-2010) 
Al successo planetario di Born To Run fece seguito un periodo di silenzio, legato alla causa che Springsteen intentò al manager Mike Appel per liberarsi della sua figura. In quegli anni Bruce si rinchiuse in studio di registrazione e registrò una quantità difficilmente valutabile di canzoni. In un primo momento pensava di omaggiare le proprie radici rock & roll degli early sixties. I demo finirono molto tempo dopo in questa stampa.
Darkness On The Edge Of Town (1978) ★★
Se E Street Shuffle e Born To Run cantavano il rock urbano di NYC, Darkness è un crudo quanto entusiasmante road movie sul rock della periferia e della oscurità dell’animo. Essenziale negli arrangiamenti, irresistibile nella potenza, “antemico” nella scrittura, contiene tutti i temi del rock urbano e del rock rurale, tutti i temi della poetica di Springsteen. Badlands e The Promised Land sono imbattibili e non più raggiunte nella potenza dell’(oscuro eppur ottimista) inno generazionale, Adam Raised a Cain e Factory urlano la frustrazione, Something In The Night e Streets Of Fire cantano la voglia di vivere, Candy’s Room e Prove It All Night la passione di amare, Racing In The Street e Darkness sono immobili e drammatiche poesie notturne dell’anima.
Il capolavoro?
Southside Johnny and The Asbury Jukes: Heart Of Stone (1978) ☆
Le canzoni registrate nelle session di Darkness furono veramente tante. "Miami" Steve Van Zandt, il chitarrista e amico d'infanzia di Bruce, non aveva la stessa visione sull'album finale, ma era più portato a pensare ad un album da Jersey Store. Per questo portò una manciata di canzoni agli Asbury Jukes, la band di Southside Johnny di cui però era stato fino a quel momento una specie di leader ufficioso. Realizzarono un ottimo album, il migliore della band, una specie di Darkness con i fiati. Alcune canzoni sono di Steve, altre di Bruce (Hearts Of Stone, Talk To Me), altre scritte assieme (Trapped Again).
Winterland ’78 (15 dicembre 1978, bootleg) ★★★
 La registrazione (pirata) del miglior show della miglior E Street Band di sempre, con le versioni estese e recitate delle canzoni dell’epica del Boss. Ne esiste anche un film ufficiale (registrato la notte prima), lo Houston ’78 Bootleg.
No Nukes (1979) 
Triplo album e doppio CD che testimonia del concerto antinucleare del 23 settembre 1979 al Madison Square Garden di NYC (sull’onda dell’emozione suscitata dall’incidente di Three Mile Island (in Pennsylvania il 28 marzo di quell’anno). Bruce partecipa con una versione accorciata del Detroit Medley e con una incredibile versione di Stay con Jackson Browne, il brano con cui il cantautore di Los Angeles aveva raggiunto il successo mondiale. Per noi fan affamati di E Street band era una vera perla.
The River (1980) ★★
Registrato ai Power Station studios di NYC fra il 1979 ed il 1980 (l’anno raccontato in Summer Of S.A.M. di Spike Lee), è un doppio LP che canta il mito della E Street Band in canzoni che non hanno alcun arrangiamento di studio ma solo quelli che la band usa nei propri concerti dal vivo. Bruce racconta infinite storie metropolitane di amore, di vita e di morte, di gioia e di dolore, di speranza e di frustazione. Un disco da consumare di ascolti ed in cui identificarsi completamente. Contiene venti canzoni, mentre altre ed altrettanto belle rimaste fuori dal master finale si sono viste sui 45 giri e nella raccolta Tracks (Cindy, Be True, Loose Ends…).
Il tour raggiunse l’Europa e sfiorò l’Italia con la leggendaria (per noi) serata all’Hallenstadion di Zurigo l’11 aprile 1981.
Nebraska (1982) ★★ 
Disco solista per voce e chitarra acustica, registrato in casa su un registratore a cassette come demo per un disco con la band ma poi dato alle stampe in quella formula grezza. Un altro highlight assoluto della carriera del Boss, con dieci poesie asciutte e minimali, senza neppure una parola o una nota in più del necessario. Canzoni fatte di poche strofe e di poche parole assolutamente perfette nel peso del loro significato. Schegge più o meno impazzite di American Dream. Ne furono tratte diverse cover, fra cui due del grande Johnny Cash ed una dei Beat Farmers, oltre che quella di Springsteen stesso con la Seeger Session Band.
Murder Incorporated (the lost album)
Nei giorni successivi a Nebraska, nei concerti della band fecero la comparsa canzoni altrettanto crude e “rurali” sullo stesso stampo, ma con la differenza di essere elettriche anziché acustiche. Pezzi mitici come Murder Incorporated, Seeds, This Hard Land avevano lasciato credere a noi fan che sarebbe uscito un disco fratello gemello elettrico di Nebraska. Il disco non uscì, ma brani sullo stesso genere riempirono vari album a venire, come Spare Parts, Shut Out The Light, Living Proof, Leaving Train, Soul Of The Departed, fino alla registrazione di The Ghost Of Tom Joad. Inoltre Bruce apparve su un disco dedicat a Woody Guthrue (Folkaways: A Vision Shared) con I Ain’t Got No Home e Vigilante Man.
“hey there mister can you tell me
what happened to the seeds I’ve sown 
can you give me a reason, sir 
as to why they’ve never grown…” 
Born In The U.S.A. (1984) ★★
Bruce tornò in studio con Bob Clearmountain alla consolle, con l’ansia di produrre un disco che portasse il suo pubblico a ricordarsi di lui. La stessa ansia che aveva mosso Born To Run lo aiutò a registrare il più perfetto disco rock & roll (“we learned more from a three minutes record than we ever learned in school) della storia. Dodici canzoni di quattro minuti, sei per facciata, con tutta la danza e la comunicativa che una canzone può avere. Non a caso dal LP furono estratti sei 45 giri (ognuno però con un b-side inedito). Il perfetto revival del rock a la Creedence Clearwater Revival pressapoco dieci anni dopo. Il disco fu uno stimolo per lo stesso John Fogerty per uscirsene con il proprio Centerfield.
Fu l’album più venduto in U.S.A. e nel mondo nel 1985 ed il più venduto di sempre di Springsteen, quello che ne fece una star del mainstream, e, a memoria mia, il primo per cui registrò dei video su misura. In un tentativo di legarsi al sound degli anni ottanta realizzò anche delle versioni "dance mix" di alcuni dei pezzi dell'album, come Cover Me.
Live 1975 - 85 ★ 
Cinque LP condensati in 3 CD con brani in concerto nello spazio di dieci anni. Al momento dell'uscita deluse i fan perché invece di un solo concerto proponeva una sorta di greatest hits, ed anche perché mancavano molte delle cover che avevano reso leggendaria la E Street Band. Ma soprattutto perché non era paragonabile al popolare bootleg Winterland '78, e pareva strano che un disco ufficiale non fosse pari ad uno pirata. Riascoltato oggi è un ottimo live ed un ottimo documentario della band al suo meglio.
Tunnel Of Love (1987) ★
La vita sentimentale di Bruce era piuttosto intensa e burrascosa. La sua Suzanne Ruotolo fu Diane Lozito, che gli ispirò For You, Sandy, Rosalita, Terry e Crazy Janey. Poi fu la volta della relazione con la fotografa Lynn Glodsmith, con cui ebbe un diverbio sul palco di No Nukes. C’era una ragazza a cui era attribuita la canzone Be True, ma non ne ricordo il nome. Poi venne il turno dell’attrice Julianne Phillips, che divenne la sua prima moglie. Un tipo di ragazza diverso da quello di cui i fan erano abituati a sentirlo cantare, ed infatti il matrimonio non durò. Springsteen si fidanzò un po’ alla volta con la sua corista Patti Scialfa, che era stata anche corista con gli Asbury Jukes e che divenne la sua compagna definitiva e gli diede tre figli. Tunnel Of Love è una specie di album fotografico della vita amorosa, sua come di chiunque di noi. Cade proprio all’inizio della relazione con Patti e non è difficile leggerci del suo matrimonio, della crisi, della separazione e della rinascita nel nuovo amore. Da questo punto di vista TOL è sempre stato un riferimento importante anche per me, come immagino per molti di noi. Le canzoni dell’album sono molto belle, ma non sono suonate con la E Street Band, o almeno non nel modo tradizionale, e questo si avverte.
Human Touch (1992) ★
Nel 1989, dopo la conclusione del Tunnel Of Love tour, Bruce Springsteen prese la decisione coraggiosa di sciogliere la band che lo aveva reso famoso. Aveva compiuto i 40 anni, aveva messo su famiglia ed aveva raggiunto traguardi che non aveva neppure sognato. Decise per un cambiamento nella sua vita. Fece i bagagli e con la moglie si trasferì dalla East Coast di Asbury Park e NYC, alla West Coast della California, di Los Angeles, la casa dei divi. Si trasferì a Beverly Hills dove acquistò due ville una di fianco all'altra e si mise al lavoro sul proprio futuro. Il 31 marzo 1992, con una decisione altrettanto coraggiosa, fece uscire in contemporanea due nuovi LP. Non un disco doppio, ma due dischi con due titoli differenti e con alcune differenze concettuali.
Human Touch è l'album di Los Angeles. Se fino a quel momento aveva cantato NYC, oppure i road movies di un west immaginario, ora si trovava a cantare la Los Angeles enorme, estesa, piatta, dei film di Hollywood e dei telefilm di cops. HT ha un suono molto rock e molto moderno, con ottime canzoni, come il duetto di Human Touch con Patti Scialfa, la dura Soul Driver, il rap di 57 Channels, il dolce soul lento di I Wish You Were Blind, il rock'a'billy di All Or Nothing At All. Per qualsiasi rocker del west sarebbe stato un trionfo. I fan storsero invece il naso.
Lucky Town (1992) ★
Il secondo dei due dischi nuovi era Lucky Town, la città fortunata. Se HT era il disco di Los Angeles, Lucky Town si spostava nel deserto, verso il Nevada, e cantava il rock & roll rurale, con le epiche Better Days e Lucky Town, il R&R di Local Hero, le lente If I Should Fall Behind e My Beautiful Reward, e le "murder incorporated style" Souls Of The Departed e Living Proof. Due ottimi dischi, allora ed oggi, di un rock robusto fra i miei preferiti del Boss. Ma non facevano parte del suo cliché per un pubblico ormai troppo mainstream.
In Concert Plugged (1993) ☆
Andavano di gran moda in quell'inizio di anni novanta i concerti unplugged, registrati ad opera della neonata MTV. Springsteen registrò con il titolo Plugged un concerto con la nuova band. Non era la E Street band, ma era rock ruvido, del confine, roba da urban cowboy, e con il repertorio degli anni novanta.
The Ghost Of Tom Joad (1995) 
Il fantasma del lost album, Murder Incorporated, crebbe fino a diventare un album acustico nel 1995. Bruce si era dedicato a suonare con musicisti country realizzando brani mai diffusi a tutt'oggi. I pezzi furono fatti ascoltare a Lyle Lovett, che suggerì a Bruce di mettere assieme un disco con i brani acustici. Il nuovo disco comprendeva una canzone magica come The Ghost Of Tom Joad, un paio di splendidi pezzi come Youngstown e Across The Border ed una quantità di pezzi acustici ispirati dal lavoro di John Steinbeck, Furore. I brani acustici sono quanto di più lontano ci sia dal precedente Nebraska, perché quanto quelle canzoni erano a fuoco, affilate ed essenziali, così questi brani sono poco musicali e logorroici. Troppe parole non fanno una poesia. Fa la sua comparsa il violino di Suzy Tyrell, futuro membro della E Street band.
Blood Brothers (the lost album) ☆
Nel 1995 la Columbia Records gli propose di assemblare un Greatest Hits. Bruce colse l'occasione per una estemporanea reunion della band, per registrare un paio di pezzi nuovi, come una versione dal vivo di Murder Incorporated. Il Greatest Hits è un disco che funziona poco per la difficoltà di legare le singole canzoni indipendentemente dagli album, che fino a quel momento avevano avuto il carattere di opere unitarie dal carattere "letterario". Però un effetto collaterale fu la registrazione di parecchie canzoni con la band, canzoni sullo stile ruvidamente rock del west "lucky town" style, ma con una E Street Band ancora al pieno della propria potenza. Uscì un video dell'operazione, intitolato Blood Brothers, e purtroppo non un disco completo, che sarebbe stato ottimo, ma solo qualche registrazione a spizzichi e bocconi. I brani nuovi sono Blood Brothers in due versioni, lenta e veloce. Secret Garden, un bellissimo lento anch'esso in due versioni, una con la band ed una con un'orchestra di archi. La cover di High Hopes, un pezzo punkabilly degli Havalinas. Back In Your Arms Again, un bel lento con stipate troppe parole ed un grande assolo di sax di Big Man. E la registrazione dal vivo al Tramps di Murder Incorporated realizzata per il Greatest Hits.
Sarebbe bastato incidere qualche pezzo in più per avere l'ultimo grande disco della E Street band.
Tracks (1998) ★
Bruce Springsteen è sempre stato un autore estremamente creativo ed un musicista particolarmente prolifico. Ogni album dato alle stampe è la punta dell'iceberg di una quantità di registrazioni che raramente vedono la luce. Gran parte di queste furono dissepolte da un cofanetto di 4 CD con registrazioni che vanno dal 1972 al 1995. Grazie a Tracks ci si trovarono finalmente in mano pezzi mitici nella loro registrazione ufficiale, noti fino a quel momento solo per il titolo o per incisioni pirata. Interessanti i brani extra di The River, ma soprattutto tutti quelli del periodo solo, gli anni novanta, che rivelano vere gemme come Happy, Sad Eyes, Brothers Under The Bridge, e vecchi brani di mito come Man At The Top, Be True, Johnny Bye Bye, Shut Out The Light. 
18 Tracks (1999) 
Nelle 66 canzoni di Tracks mancavano inspiegabilmente alcune tracce particolarmente amate dai fan, come The Fever e The Promise. Bruce allora le propose, con una operazione commerciabile piuttosto discutibile, insieme ad altri 16 pezzi già presenti nel cofanetto. Ed ancora mancava The Way.
Live In New York City (2001) 
Si dice che Bruce abbia inciso cose di ogni genere nel periodo "solo", dal country & western al hip-hop (ma probabilmente ci si riferisce a Streets Of Philadelphia, Lucky Man e Missing), senza riuscire a trovare una propria strada. Anche per questo decise di "riunire la band", oltre che per entrare nella R&R Hall Of Fame. Alla fine fu un ritorno a casa completo perché, venduta la villa a Beverly Hills, Bruce tornò a vivere sulla East Coast dove il suo cuore era rimasto.
Il Reunion Tour ebbe per me un gusto agrodolce, perché se da un lato mi rendeva felice assistere di nuovo ad un concerto dei ragazzi, dall'altro mi pareva che fosse cambiato lo scopo, che la E Street Band stesse dando un party musicale piuttosto che inseguire quel sogno musicale di una volta. I fan comunque non sembravano accorgersene, ben felici di fare del karaoke cantando a squarciagola ogni brano dello show. La testimonianza di quel tour è rappresentata da questo doppio live, che infatti mi ha sempre lasciato indifferente, tranne che nella energica riproposizione di una sola canzone, Born To Run che, paradossalmente, è l'unica non riportata sulla copertina. Il disco comprende anche le nuove Land Of Hope And Dreams e American Skin (41 Shots).
The Rising (2002)
The Rising è il primo disco in studio pubblicato dalla E Street Band della reunion. È un disco cupo e sofferto, che Bruce ha dedicato alla tragedia americana dell'11 settembre 2001, e realizzato piuttosto in fretta anche con brani che aveva già pronti. Se i testi sono particolarmente vissuti, quello che da questo momento sarà a mano a mano più evidente è una ridotta capacità di tradurre le stesse emozioni in musica. C'è un solo grande brano, da questo punto di vista, lo straordinario rock & roll di Further On (Up The Road) (che non è il blues di Bobby Bland...), che infatti colpì particolarmente anche quel grande American singer che è Johnny Cash che ne realizzò un'ottima cover.
(Intanto Springsteen firma un contratto multimilionario con Sony).
The Essential (2005) 
Un'altra antologia, un doppio CD che nella edizione interessante diventa triplo, regalandoci (si fa per dire) una nuova infornata di 12 inediti, di cui il più interessante è la cover di Viva Las Vegas, con una band con Jeff Porcaro alla batteria. Ma anche From Small Things con la E Street Band, una canzone regalata a Dave Edmunds. Un paio di outtake da Nebraska ed un paio da Born In The USA, Code Of Silence dal vivo, la enorme Trapped (Jimmy Cliff) dal tour di The River e una versione acustica di Countin On A Miracle.
Devil & Dust (2005) 
Il disco dimenticato, almeno da me che non lo ricordo mai. E di certo è il disco che meno ho ascoltato del boss. Un ennesimo acustico che però mi sembra tanto sfuocato quanto Nebraska era affilato.
We Shall Overcome: The Seeger Sessions (2006) ★
Un grande e riuscito esperimento musicale, ed un atto di amore verso la musica folk americana. Una band radunata nella nuova casa rurale di Springsteen a Woodstock, dodici canzoni popolari del repertorio di Pete Seeger e strumenti come banjo, violino, trombone, contrabbasso, tuba. Un disco fenomenale, vivace, frizzante, allegro, ottimista, festoso...
Live Dublin (2007) ☆ 
...ed un tour altrettanto festoso, ottimista, allegro, frizzante, vivace. Ho visto la band in azione a Milano ed ho avuto brividi ad ogni canzone. A tutt'oggi il miglior show a cui ho assistito di Bruce assieme a quello di The River e quello di Born In The USA.
Magic (2007)
Un nuovo disco con la band, che il destino vorrà essere l'ultimo di Danny Federici. Un disco che vuole essere contemporaneamente moderno ma anche con un beat da disco degli anni sessanta, di quelle band che ispirarono il suono del Jersey Shore. Il difetto più grosso è la produzione, che prevede la registrazione separatamente dei musicisti. "I musicisti arrivano, suonano il proprio strumento e lasciano le chiavi al portiere" (© Graziano Romani). Anche il livello delle canzoni non è quello di una volta: non si può certo paragonare a The River. Però alla fine non è male, è divertente, specie nella "seconda facciata", Magic > Last To Die > Long Walk Home > Devil's Arcade. Testi cupi e pessimisti nella tradizione dello Springsteen del duemila.
Magic Tour Highlights (EP, 2008) 
Mah...
Working On A Dream (2009) 
Di WOAD mi piace il suono rurale, l'atmosfera malinconica e soffusa, il mood. "Come Born To Run era il canto dell'uomo all'alba che esplodeva verso la propria vita, così WOAD è il canto, bucolico, dello stesso uomo che oggi si sente più vicino al tramonto che all'alba, si siede nel portico della sua casa colonica a Woodstock, guarda le stagioni passare, ricorda gli amici che non ci sono più e canta la malinconica gioia del tramonto".
Però mentre alcune, poche, canzoni sono buone (Outlaw Pete, Tomorrow Never Knows, The Last carnival, The Wrestler, This Life), altre sono terribilmente deboli se non proprio atroci. La copertina non si può guardare.
Wrecking Ball (2011) 
Un disco di folk rock elettrico pieno di superlativi perché sono finite le idee. Dunque un disco noioso. Fra tutte una canzone sola è memorabile, Jack Of All Trades.
High Hopes (2014)
Un disco ancora rock militante non per un mercato di nostalgici ma anche di ventenni. Un disco contemporaneo per entrare nelle classifiche di un mondo divenuto ingrato. Con l'aiuto di Tom Morello riprende canzoni già scritte se non già registrate in passato e le suona per comunicare energia e ottimismo e per far danzare. Il disco di un rocker che non si è ancora congedato ed è ancora più che mai on the line of fire, che non ha nessuna intenzione di invecchiare e di stare a guardare il mondo da saggio c'era-una-volta.
tutti i dischi di Bruce Springsteen

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