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Tutti i nostri desideri

Creato il 07 maggio 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Tutti i nostri desideri

Anno: 2011

Distribuzione: PARTHÉNOS

Durata: 120′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Francia

Regia:  Philippe Lioret

«Mi piacciono molto le parole “voglia” e “desiderio”, sono alla base di ogni decisione. Ognuno di noi è capace di qualunque cosa a causa della forza che contengono e qualche volta arrivano persino a ridefinire le nostre vite ».

Il titolo italiano di Toutes nos envies, pur essendo, senza dubbio, il più prossimo ad una corretta traduzione letterale non  rende, forse, il duplice senso della parola “desiderio” indicato invece dal regista Philippe Lioret rilasciando dichiarazioni in merito ai differenti  percorsi di vita presenti nella sua ultima pellicola ed accomunati, appunto, da un  unico motore… che  si chiama “desiderio”.

Inoltre benché il film sia liberamente ispirato al romanzo di Emmanuel Carrère D’autres vies que la mienne (Vite che non sono la mia, edito in Italia, da Einaudi), esso può considerarsi come un’opera autonoma  nella  sceneggiatura e nella configurazione schermica, debitrice semmai di un’atmosfera, di uno spirito còlto, apprezzato ed interiorizzato da Lioret fino a “tradirlo”, ovvero a trasporlo sul grande schermo.

Pertanto un confronto tra due opere,  ab origine estranee, risulterebbe alquanto sterile: complici le condizioni di  casualità, di confusione, di  incertezza, il susseguirsi degli eventi principali si palesa in un secondo momento rispetto ad anticipazioni dal significato figurale (in senso retorico) di quanto accadrà nell’intreccio eretto su una drammaturgia di ferro.

Tutti i nostri desideri

La protagonista di nome Claire (un’intensa Marie Gillain), magistrato ventisettenne presso il Tribunale di Lione è madre di due vivaci bambini e moglie dell’amorevole Christophe.

Generosa per natura, la donna consegna alla figlia dodici euro affinché una sua amichetta possa partecipare alla gita scolastica a cui dovrebbe rinunciare se non disponesse della pur esigua somma: ecco la prima  tessera per ricostruire il mosaico.

Céline, madre della bambina meno abbiente, provvede subito a restituire il denaro chiedendo  di  evitare forme di puro pietismo ed elemosine di vario genere.

Sembra che l’incontro/scontro delle due madri sia destinato ad avere un termine, ma la frequentazione tra le rispettive figlie ed il ritrovarsi l’una di fronte all’altra in qualità di giudice e di imputata per mancata restituzione di un prestito contratto con un istituto di credito (dalla sicurezza sibillina) le lega indissolubilmente… è il caso di dirlo, oltre la morte.

Infatti Claire, dopo la scoperta, in parallelo, di un tumore cerebrale che la condurrà nel giro di pochissime settimane a non avere più desideri, inizia prima inconsapevolmente, poi dietro un vero e proprio atto di volontà, a costruire un’altra se stessa, una sorta di sostituta che prenda il proprio posto accanto al marito (tenuto all’oscuro, fino all’ultimo, della  terribile malattia) ed ai figli.

Tutti i nostri desideri

Altri indizi possono dunque essere disseminati nella pellicola: Christophe coltiva nella nuova casa l’orto e pianta un ciliegio che tra due anni darà i primi gustosi frutti; Claire festeggia i suoi ventotto anni con tanto di torta e candeline, ma esita prima di soffiarvi sopra; il regalo donatole dal marito è un orologio (esso servirà ben poco a misurare il tempo al suo polso); da Stéphane (Vincent Lindon), un collega di lavoro impegnato ad aiutare Céline, riceve una statuetta tribale rappresentante la dea della giustizia.

Da questo momento in poi, consapevole di una scadenza della propria esistenza, Claire si prepara a morire: suo è l’abito rosso indossato da Céline per un colloquio di lavoro e suo il profumo che quest’ultima “dovrà” vaporizzare sul collo e, come d’abitudine per la protagonista, sui seni.

Si assiste così a piccoli gesti incomprensibili di generosità, pietas, amore per il prossimo, tali, però soltanto in un primo tempo: in seguito, essi saranno sempre più calcolati con dovizia, precisione estrema in ogni istante mentre il tempo fugge inesorabilmente ed in maniera ingiusta «[...] per una donna che ama la giustizia!».

Se in famiglia Céline prenderà, autorizzata, il posto di Claire, in tribunale la protagonista verrà degnamente rappresentata dal collega Stéphane, con l’aiuto del quale vincerà una difficile battaglia legale portata da Lione addirittura dinnanzi ai colleghi della Corte di Giustizia di Strasburgo e riuscirà a condurre, benché per poco, una vita normale tacendo la malattia fino all’inverosimile.

Tra i due nasce un rapporto non d’amore, bensì di fratellanza tra esseri umani: i sessi si annullano ed  insieme formano una coppia perfetta per combattere ogni forma di sopruso, perché credono nelle regole sia se scritte sui codici sia se da inventare, di volta in volta, sul terreno di gioco durante le partite di rugby.

Il feeling immediato che li unisce ha a che fare con il “desiderio”, la voglia (l’ envie ) di cambiare il Sistema, reimparando nel tempo (breve o lungo) che resta da vivere ad amare le piccole gioie quotidiane (il brano della cantante preferita da un figlio scaricato sull’ iPod), a modificare, progressivamente, le priorità non sulla base delle lusinghe di capziosi quanto capestri inviti  dell’istituto di credito di turno («Cedete a tutti i vostri desideri»), ma del sincero ascolto della voce del cuore e del corpo.

In tal modo Claire può riappropriarsi della sua infanzia (priva del padre e trascorsa esattamente nelle stesse condizioni precarie dei bambini di Céline), tuffandosi per l’ultima volta nell’acqua gelata di una zona costiera dove diede insieme alla sorella il primo bacio; sarà proprio nel tentativo di tornare alla riva che affonderà esausta anche metaforicamente.

Da quel gesto “da ragazzina” rimproveratole da Stéphane, intervenuto a soccorrerla, ha inizio il calvario ospedaliero di Claire che, orientando il suo sguardo verso  una  parete della  stanza in cui è ricoverata, leggerà la definitiva storia della propria esistenza: su un disegno ivi affisso colorato dai figli, sono visibili due – non tre – adulti insieme quattro bambini.

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Claire o Céline accanto alla figura maschile di Christophe? Né l’una né l’altra, o meglio Céline con sui seni il profumo di Claire, una donna che dunque non morirà, ma vivrà due volte ed anzi investirà del ruolo di futura compagna del proprio marito descrivendola come brava ragazza.

(Va ricordato inoltre che, in precedenza, Claire chiedeva a Céline di aiutare il marito a montare in giardino un’altalena: dalla cucina, immobile ed esausta per i dolori, poteva osservare comporsi il rinnovato quadretto familiare.)

«Scopro che nei miei film è presente in filigrana una stessa tematica: la forza di un incontro che ci aiuta a superare noi stessi. Questo film mostra degli individui che si uniscono contro l’assurdità del mondo e  che, nell’urgenza, fanno muovere le cose»

Il superamento di cui parla Lioret, come sopravvivenza, in forma di duplicazione, di tradimento della morte attraverso una sua traduzione in altra vita è la principale lezione del film che, malgrado l’incipit un po’ mieloso, decolla offrendo un risultato pregevole .

Unica nota dolente, a giudizio di chi scrive, consiste nell’esibizione, per evidenti ragioni di product placement, insistita quanto inutile, di Insolence, ossia la fragranza  preferita da Claire, inventata dalla maison  Guerlain.

Mariangela Imbrenda 

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Scritto da il mag 7 2012. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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