“Tutti i santi giorni”, di Paolo Virzì.
Una commedia amara, mistura di delicata intensità e mesta ironia
La voce malinconica e avvolgente di Thony accompagna lo spettatore all’interno di una storia che assomiglia a quella voce e che ne assume i tratti facendosi carne, la carne di Guido (Luca Marinelli) e di Antonia (Federica Victoria Caiozzo), in arte Thony. Guido e Antonia sono due giovani trentenni. Tenero erudito d’altri tempi lui, irrequieta cantautrice dal passato punk lei. Guido è un latinista, profondo conoscitore di santi e martiri proto-cristiani, una brillante carriera da studioso in America rifiutata con serenità per stare accanto al suo grandissimo amore, Antonia. Fa il portiere di notte in un hotel e tutti i santi giorni sveglia la sua donna con caffé, biscotti e notizie sul santo del giorno, e lo fa con una tenerezza che quasi non par vera. S’incontrano solo per pochi minuti, ma fanno l’amore ogni mattina sognando di avere presto un bambino. Il loro stare insieme non è dettato dalla smania macchinosa di fare un figlio, si cercano e si desiderano come se fosse ogni volta la prima volta. Antonia è una donna irrisolta, vitale e inquieta. Lavora come impiegata presso un’agenzia di autonoleggio. Ogni giorno attraversa tutta la città in motorino per raggiungere il posto di lavoro. Toscano lui, siciliana lei, hanno scelto la periferia romana, un luogo pregno di un’umanità complessa e multisfaccettata, per creare la loro isola di vita di coppia. Guido e Antonia sono due esseri singolari e fragili, ma il loro stare insieme genera un’energia potente, quell’energia che l’amore, quello vero, è in grado di produrre.
Il romanticismo senza melodramma è un ingrediente fondamentale di Tutti i Santi Giorni, il nuovo racconto cinematografico di Paolo Virzì. Il regista ha sceneggiato assieme al fedele Massimiliano Bruno e al musicista Simone Lenzi, autore del romanzo Una Generazione dal quale il film è liberamente tratto, una commedia amara che ha la forza di raccontare un passaggio storico del nostro paese con delicata intensità e mesta ironia. Da Ovosodo a Caterina Va in Città, da Tutta la Vita Davanti a La Prima Cosa Bella, Virzì riesce sempre a mettere in scena personaggi che trasudano emozioni, paure e debolezze profondamente autentiche. Guido e Antonia sono anime collocate ai bordi del tessuto sociale, due esseri distanti eppure così vicini che vivono un’esistenza alla periferia della città, ma al centro incandescente della condizione di una generazione ne’ rassegnata ne’ furiosa, una generazione semplicemente consapevole del fatto che non è possibile vivere una vita di prospettive future. Guido e Antonia sono due talenti non espressi, utilizzati parecchio al di sotto delle loro possibilità, circostanza ormai divenuta consuetudine. Antonia è persa, incompresa, i genitori vorrebbero che lei fosse quello che non potrà mai essere. Sa cantare e sa scrivere molto bene, ma non ci pensa neanche a sfondare nel mondo dello spettacolo. La fecondazione assistita, il figlio tanto desiderato che non arriva (sarebbe almeno la prova che qualcosa la sa fare, pensa), il sentirsi inutile e ormai donna in scadenza la portano a perdere totalmente il contatto con la realtà.
Guido è disposto a tutto pur di tenerla accanto a sé, dolcissimo, comprensivo fino all’estremo limite, la perdona, crede profondamente in lei, è un uomo talmente speciale che viene da chiedersi: ma esiste davvero un uomo così? Un personaggio di cui innamorarsi. Luca Marinelli continua ad interpretare ruoli da numero primo e lo fa in maniera intensa e convincente. A Federica Victoria Caiazzo, al suo esordio sul grande schermo, il ruolo di Antonia sembra calzare a pennello, scovata in rete dallo stesso regista, nella vita è una cantautrice di indubbia bravura e di cui sentiremo ancora parlare.
La pellicola è immersa nel freddo gelido dell’inverno, un freddo che potrebbe paralizzare, ma il calore speciale e inossidabile che lega i due protagonisti, la calda voce di Antonia e lo sguardo attento e profondo di Guido non lo permetteranno. La storia della precaria venticinquenne di Tutta la Vita Davanti è proseguita, quell’instabilità profetica è diventata prassi. Questa volta, con meno sarcasmo, meno veleno e più tenerezza, l’autore sembra affidare alla consistenza dei sentimenti condivisi da due esseri umani che si completano e sostengono la chiave per affrontare tutti i santi giorni. Che ci sia una rivalutazione dell’amore? Che la risposta sia affermativa o negativa, tanto non ce n’è una sbagliata, la storia di Guido e Antonia merita di sicuro la visione.
di Alessandra Recchia
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