Ennesimo film che mi ispirava molto e che, come al solito, ho perso al cinema, quando invece le minchiate sembro beccarmele sempre per tempo. Dopo eoni ho deciso di recuperarlo usufruendo della reperita filmografia della biblioteca della mia città e di schiaffarmelo una sera, con tutta calma. Devo ammettere che ci ho messo ben tre serate a vederlo, perché ultimamente la mia vita è diventata peggio di una commedia degli assurdi (scritta male) e ci sono stati dei casini che mi hanno impedito di fare una visione serena. Alla fine però sono riuscito nel mio intento, anche se l'umore non era dei migliori e mi sono venute mano a mano delle imprecazioni che hanno unito degli elementi appartenenti a due sfere ben distinte. Quindi vi spoilererò subito il fatto che il film non mi ha convinto del tutto, anche se forse è meglio sottolineare l'umore che mi ha accompagnato dopo un quarto della visione e dei ricordi non proprio piacevolissimi a cui lo ricollego. Lo so, forse dovrei rivederlo un'altra volta (anche se comincio a pensare che sia proprio questo film a portare sfiga e che l'essermelo perso fino ad ora sia stata solo una questione d'istinto) e fare un'analisi più lucida, ma la recensione è in cantiere da diverso tempo e penso di averlo metabolizzato quanto basta. Scusate la filippica, ma questo primo paragrafo va pur riempito con qualcosa.
Guido lavora come portiere notturno in un hotel, è coltissimo ed appassionato di letteratura antica; Antonia invece è più rozza e ignorantella, lavora in un aeroporto e sogna una carriera musicale. Guido e Antonia si amano molto profondamente, ma vorrebbero un figlio che non arriva mai. E per averlo ne proveranno di tutte, per tutti i santi giorni della loro unione, fino a che...
Per quanto a molti sembri stare pesantemente sulle scatole, ammetto che a me i film di Paolo Virzì piacciono. Non stravedo né per lui né per la sua poetica, anche se Caterina va in città ha un piccolo posto speciale nel mio cuore, ma gli riconosco un'umanità di base che a me riesce quasi sempre a colpire, quando è spoglia da certe zuccheronate eccessive. Storie semplici e che, nella loro semplicità, riescono a lasciarmi qualcosa, proprio perché toccano sensazioni e situazioni che tutti abbiamo passato o che ci riguardano - per alcuni questo è lo stesso barare che fa Max Pezzali, poiché puntare sulla nostalgia è una mossa abbastanza sporca, per certi versi - e che vengono portate avanti con un'ironia non pecoreccia e raramente fuori luogo, altro fattore positivo per me poiché odio le persone che si prendono troppo sul serio. Davo comunque per scontato che questo film non mi sarebbe piaciuto ancora prima delle varie tribolazioni che hanno infestato la visione per un semplice motivo: quello del tema trattato. Più che altro, diciamo che non lo avrei capito fino in fondo, poiché in questo periodo della mia vita (ma manco prima) non sono intenzionato ad avere un figlio e, anzi, credo che mia madre dovrà attendere ancora molto se vuole diventare nonna - intanto, quasi tutti i miei ex compagni di classe o hanno messo su famiglia o si sono sgradevolmente ritrovati 'incidentati'. Può sembrare una minchiata da poco, ma credo che aspetti simili siano di rilevante importanza nel capire un'opera, qualunque essa sia (per esempio, Amour forse non l'avrei trovato così bello se non mi fosse tristemente capitato di vivere un'esperienza simile, mentre Io e Annie ho imparato ad apprezzarlo solo dopo aver fatto le prime - deludenti - esperienze amorose), altrimenti è troppo facile giudicare in negativo un qualcosa che non possiamo capire perché il suo vero senso ci sfugge da sotto gli occhi. Per questo ho cercato di vedere il film non tanto quanto una ricerca della maternità, quanto una ricerca di una qualsiasi cosa che la vita ti impedisce di avere e su come la cosa si rifletta sulla coppia. Ed è una coppia davvero strana, questa. Lui così timido e amante delle parole forbite, ma amante anche della propria dolce metà, tanto da rifiutare un lavoro prestigioso per starle vicino, lei invece più spigliata e mediterraneamente sboccata, cosa che li mette spesso nei guai. Sono una coppia così strana che in più di un momento sembrano finti, dei cartoni animati fuori posto e che si muovono in spezzoni di tempo quasi casuale, anche se molto buffi, come la scena del 'ginecologo del papa'. Ho provato ad avere empatia per entrambi, ma lui l'ho trovato uno senza spina dorsale, mentre lei una povera egoista che, ossessionata dal suo desiderio di maternità, metterà nei guai il proprio compagno col suo comportamento. Le storie di amori autodistruttivi mi piacciono, ne ho vissuto anche uno e posso ben capire (in minima parte) tutte le implicazioni che lo compongono, ma qui vengono analizzate solo in superficie e la cosa alla lunga diventa irritante, non si capisce dove il film voglia andare a parare e il ritratto che ne viene alla fine è quello di una coppia di poveri sfigati che però, nonostante tutto, si amano ancora, forse meglio e in maniera più forte delle tante coppie convenzionali che li circondano. Alcuni potranno dire che è troppo poco per farci un film sopra, ma io penso che parlare d'amore sia l'ultima cosa che ci rimane da fare in un mondo che va a pezzi. Al massimo è troppo poco quello che sta intorno a questa storia d'amore, l'analisi che se ne fa e quello che vuole essere la scena finale, prevedibile e totalmente fuori luogo, per certi versi. Non credo che Virzì mi abbia deluso, a questo giro, ma diciamo che dopo le belle risate iniziali il film punta su una svolta melodrammatica che lascia a metà tutte le belle cose che poteva dire, l'ennesimo discorso interrotto del viavai dell'esistenza, Come mi succede tutti i santi giorni con un sacco di persone.
Decisamente degna di note la ragazza che interpreta Antonia, la Thony pescata su youtube e diventata una musicista underground piuttosto apprezzata in certi gironi.
Voto: ★★ ½