Magazine Cultura
E il mio intervento, come lo spirito stesso del programma, è raccontare la scuola viva, il fare, le strategie per imparare dando ai contenuti il gusto delle cose buone. E l'ingrediente migliore rimane ancora oggi una buona dose di passione. Che dire? Sarò con tutta evidenza emozionata e quando si è emozionati la grammatica, ecco, se ne va un po' per i fatti suoi. Spero di riuscire a comunicare il senso del lavoro di tre anni in questo blog. Il senso di una didattica rigorosa, e oggi non può che essere così, ma che non intende trascurare il suo soggetto: la persona che apprende. Un blog che nelle ultime settimane ha conosciuto ulteriori e inaspettati successi. Mi sforzo di continuare a raccontare la scuola nei suoi aspetti positivi, di fare da controcanto alla catastrofe descritta altrove, non perchè essa non esista, o io voglia negarla, ma perchè la sola descrizione della catastrofe non solo annulla anni di lavoro, ma anche lo sforzo attuale di tanti docenti, alunni e famiglie che si sono imposti di continuare con ostinazione e caparbietà a sostenerla. Ed è alle grandi testate giornalistiche che va il mio rammarico, per i toni, non sempre certo, che raccontano prioritariamente l'agonia. E sempre più spesso mi ritrovo ad applaudire silenziosamente il racconto quotidiano che è secondo me lo spaccato di scuola del quale abbiamo maggiormente bisogno, il racconto che si trova nei blog meno noti, ad esempio qui e qui, che della scuola dicono il bello e il brutto, diffondendo e difendendo l'idea che la scuola ancora non è morta. L'ho già scritto. Naturalmente auguro buon anno a tutti: ai bambini e agli studenti a cui ribadisco di studiare, imparare e ancora studiare. Alle famiglie a cui mi sento di dire di vigilare col necessario distacco, saper guardare onestamente all'operato dei figli, al proprio e a quello dei docenti, senza preconcetto alcuno. Ai docenti e ai colleghi, in particolare a quelli che pensano che la scuola non è finita e non è neppure moribonda, a quelli che pensano che si può fare ancora la propria parte almeno dentro le aule, quel pezzo è la parte del tutto, di tutto ciò che ancora di buono funziona. E quello nessuno lo può cancellare.
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