Tutto il dialetto di Giuseppe Samperi

Da Narcyso

Giuseppe Samperi, Dialettututtu, edizioni cofine 2014

“La poesia tutta è lingua della non comunicazione”: Giuseppe Samperi in una nota a “Dialettututtu”. E sembrerebbe affermazione sconcertante considerando il fatto che il dialetto è lingua diretta, senza orpelli, radicata nella parlata, consustanziale alle cose che si dicono e si pensano, quasi sempre senza possibilità di scampo. Tutta la polemica contro il cosiddetto minimalismo, la tendenza, cioè, ad abbassare il tono, quasi riducendosi alla nominazione pura, dimentica gli effetti concretissimi del dialetto, il legame indissolubile con le cose, col pensiero che si fa concretezza e altro non desidera, fuori dalla realtà bruta del mondo.

Eppure il concretissimo Samperi intuisce che le cose non sono la lingua ma è la lingua che le accoglie: “su chiovi na cirasa po spuntari / a paggina unnici”, “se piove una ciliegia può spuntare / a pagina undici”. Forse in questo senso è da intendersi anche il neologismo rafforzativo che contraddistingue questa raccolta vincitrice del premio Ischitella 2014, così come la tendenza a fornire, in traduzione, varianti dello stesso lemma, a sottolineare la presenza, nel dialetto, di sfumature non riducibili a una sola voce, tratto già messo in evidenza da Mario Grasso a proposito di “Sarmenti scattiati”, il libro di esordio di Samperi.
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